Milioni di bimbi piccoli - sotto i due anni - sono al giorno d'oggi privati del necessario e sano accudimento, a motivo dell'impegno lavorativo di entrambi i genitori e della frequente sostituzione delle principali figure di riferimento. Questo problema ha raggiunto proporzioni epidemiche in tutto il mondo occidentale a partire dagli anni Novanta, tanto che attualmente quando si parla di politiche per la famiglia è consuetudine fare riferimento quasi soltanto alla creazione di un numero sempre maggiore di asili-nido, o strutture affini.
Questo libro importante approfondisce con il cuore questo fenomeno sociale e offre numerosi spunti di riflessione e concetti di vitale importanza per il benessere psicologico dei bambini, ma è altresì particolarmente ricco di soluzioni e suggerimenti pratici per poter offrire sempre a nostro figlio - a seconda dei vincoli famigliari e degli impegni lavorativi - la migliore possibilità di sentirsi accudito, compreso e amato.
Il cibo occupa un posto importante nell'opera di Colette, nata Gabrielle Simonie, diventata madame Willy, poi baronessa di Juvenel des Ursins, e infine semplicemente Colette. Gli alimenti, il modo di cucinarli, il piacere provato nel gustarli sono una fonte d'ispirazione importante nella scrittura di questa donna gaudente e golosa, che ha saputo elevare la propria ghiottoneria trasformandola in una componente essenziale del suo genio creativo. Danzatrice, attrice di mimo, giornalista, oltre che scrittrice, Colette è una donna ambigua dalla personalità ricca e controversa, dotata di un'energia infaticabile, il cui merito lei attribuisce al cioccolato, consumato in grande quantità e considerato "un filtro che abolisce gli anni". Appassionata della natura e degli animali, lo è ancora di più della buona tavola e il suo potere verbale nel comunicare gli aromi e i piaceri del cibo, insieme a quello di risvegliare l'immaginario dei sensi del lettore, sono fuori del comune.
978886153105
Saperne di più per una scelta responsabile
Da quasi trenta anni visito bambini, e cerco di curarli "in scienza e coscienza". Durante gli studi universitari ho appreso la pratica vaccinale. E per molti anni ho vaccinato i bimbi affidati alle mia cure con ogni vaccino disponibile, convinto dell'utilità dell'immunizzazione di massa. Ho dedicato buona parte del mio tempo ai bambini, ai miei pazienti, spinto dalla voglia di andare al fondo dei problemi, senza fermarmi alla superficie, mantenendo uno spirito critico. Nel corso della mia attività ho avuto modo di incontrare bimbi non vaccinati, e ho iniziato a rendermi conto che avevo accettato senza riserve e riflessioni il concetto secondo cui i vaccini sono sempre efficaci e sicuri. Ho cominciato a constatare che la frequenza delle malattie pediatriche più comuni erano ridotte nei bimbi non vaccinati rispetto a quelli sottoposti alle vaccinazioni. Ho conosciuto genitori i cui figli si erano ammalati gravemente, o che addirittura erano morti a causa della somministrazione di un vaccino. Ho iniziato a vedere questa pratica con occhi diversi, ho dato altre interpretazioni alle malattie che avevo visto insorgere dopo la vaccinazione, provocate a volte anche da me, e che non avevo messo in relazione al vaccino. Ho cominciato a pormi altre domande, a cercare risposte non conformiste o obbedienti a logiche di routine, studiando quanto disponibile nella letteratura scientifica internazionale, mettendo a confronto dati e ricerche cliniche...
Un'indagine sull'universo gastronomico di Andrea Camilleri, espresso attraverso il suo illustre personaggio: il commissario Montalbano, goloso e continuamente affetto da un "pititto" smisurato. Ne viene fuori un'antologia gustosa come una tavolata ben imbandita, con rievocazioni di alimenti e pietanze tratte dai suoi ricordi dell'infanzia in Sicilia. Il cibo diventa protagonista trasversale di tutte le storie, e acquista una valenza affettiva molto forte, sinonimo di materializzazione dell'amore materno. Da qui si deduce l'importanza che questa passione ha per il commissario, così prepotente da prevaricare anche la passione amorosa. Per lui, il cibo è l'oggetto del desiderio, più importante degli altri piaceri e deve essere conquistato a tutti i costi; ma i segreti delle gustose pietanze sono custoditi da altri, la "cammarera" Adelina, Calogero, Enzo. Le ricette sono svelate in queste gustose pagine da assaporare in silenzio e solitudine, con animo lieto e mente sgombra, una per volta, come quando Montalbano si siede a degustare i suoi piatti preferiti.
Questo saggio offre una occasione per tornare a essere genitori che amano e si prendono cura dei propri figli con un metodo naturale da sempre esistito nell'arco della storia dell'umanità. Con questa guida illuminante e profonda la psicoioga Jan Hunt, specializzata nel rapporto genitori e figli, unisce i principi dell'attaccamento ai diritti dell'infanzia e propone un metodo coerente per allevare un bambino affettuoso, aperto e sicuro di sé.
Questo libro è pensato e scritto per aiutare i genitori ad acquisire fiducia e sicurezza nelle proprie capacità di accudire il bambino nel suo percorso di crescita. Purtroppo in ambito pediatrico si assiste alla tendenza a delegare sempre più al medico non solo le scelte che riguardano semplici problemi di salute, ma anche decisioni da prendere nel corso della crescita e dello sviluppo dei bambini. Il medico dovrebbe aiutare il bambino e i suoi genitori ad esercitare un maggior controllo sulla salute e a migliorarla, invece molto spesso le risposte che offre sono di tipo farmacologico ed inappropriate. Franco De Luca vuole offrire ai genitori degli spunti critici per valutare con maggiore consapevolezza i consigli pediatrici. Il libro è completato da semplici ricette di preparati casalinghi e di cibi che, utilizzati al momento giusto e nella gran parte dei casi, possono evitare di fare ricorso, nelle piccole patologie dell'infanzia, a farmaci chimici i cui effetti collaterali superano spesso i loro effetti terapeutici.
A cena con Annie in un diner di Manhattan oppure a pranzo da Hannah e le sue sorelle il Giorno del Ringraziamento, e ancora in un bistrot di Parigi, al Gritti di Venezia o in un pub londinese. Woody Allen sorprende anche per come utilizza nei suoi film il cibo e le bevande. Che sia per far pensare e sentirsi "più intelligenti", per sognare gli amori più dolci e frustranti, per parlare e parlare con gli amici, per descrivere nevrosi da raccontare sul lettino dello psicanalista, in ogni caso il cibo è spesso il "contorno" giusto della narrazione del grande regista americano. Da Ciao Pussycat a Vicky Cristina Barcelona il percorso è lungo, ricco di sorprese e di riferimenti culinari inaspettati.