Un classico dell'ermeneutica contemporanea. Ebraismo e grecità. Antico e moderno. Le fonti di una spaienza millenaria a contatto con una delle massime espressioni della filosofia del nostro tempo. Si tratta di quattro lezioni talmudiche che rappresentano il testo di conferenze pronunciate dal 1963 al 1966 ai Colloqui tra intellettuale ebrei che si tengono annualmente a Parigi dal 1957. La riproduzione di ciascuna lezione è preceduta dalla traduzione del testo talmudico di cui essa fornisce il commento.
La storia umana del tempo non ha mai ruotato esclusivamente intorno al momento e alla quantità ma anche intorno alla durata e alla qualità. Borst racconta i secoli, dai greci ai romani fino al nostro e racconta come nel loro corso siano andati modificandosi il concetto e la misurazione del tempo. Si interroga all'esordio su quale sia il rapporto reale fra i termini "computus", "conto" e "computer"? E nel finale trae la conclusione che i computer, pur capaci di calcoli sofisticatissimi e velocità prodigiosa, sono tuttavia incapaci di autocoscienza e di autonoma volontà.