Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, gli strilli di un bambino, le sfuriate del capo, le bizze di una bisbetica: molte sono le immagini della rabbia. Ci si arrabbia per un'ingiustizia, per un fastidio senza motivo, per un ostacolo che si frappone alla realizzazione di un progetto. A seconda delle situazioni, delle persone, dei motivi, si è più o meno disposti a giustificare se stessi e gli altri per aver agito sotto l'impeto della rabbia. Ma arrabbiarsi serve? Questo libro parte dalle immagini della rabbia presenti nella nostra cultura e nel linguaggio comune, per arrivare a mostrare come alcune arrabbiature siano in grado di suscitare energie positive e possano essere molto importanti per il gioco sociale.
Alberto Casadei ha l'obiettivo di tracciare in poche pagine, ordinate secondo una griglia interpretativa essenziale, le grandi direzioni, le coordinate generali della critica letteraria novecentesca, fornendo una guida che consente di valutare il movimento complessivo della scienza letteraria contemporanea e di contestualizzarne i singoli contributi. Casadei distingue gli approcci alla letteratura elaborati nel corso del Novecento in tre grandi categorie: gli approcci centrati sull'autore, quelli centrati sul testo e quelli che mettono in campo il lettore. Dopo averle così raggruppate egli passa in rassegna le correnti maggiori e gli studi più importanti sulle singole opere. L'ultimo capitolo fa il punto della situazione attuale.
L'autrice sostiene che per arrivare ad una soglia minima di rispetto della dignità umana nelle costituzioni come nelle attività di governo i diritti vadano sostituiti con la garanzia di "capacità", con il dispiegarsi cioè di quelle condizioni che rendono un uomo realizzato. La posizione dell'autrice si forma attraverso un confronto con altre filosofie politiche e morali contemporanee (da Rawls a Harsany, da Sen a Scanlon) e si intreccia con altre culture, in particolare con quella dell'India, dove Martha Nussbaum ha trascorso molti anni impegnata in missioni scientifiche Onu.
Tema di questo libro è la nuova strada che da mezzo secolo l'Europa ha imboccato per darsi unità e pace: ha limitato i poteri sovrani degli Stati, opponendo alla forza rozza delle armi e dell'istinto quella gentile del diritto e della civiltà da essa stessa creata, proprio come nel mito d'Europa e il toro, dove è la fragile ninfa che doma la violenza dell'animale. L'insegnamento che ci deriva da quest'esperienza è il rapporto tra Stato, nazione e farsi dell'Europa; il nesso tra storia d'Italia e grande contributo italiano all'unificazione europea; l'intreccio tra economia, moneta e istituzioni; la posizione dell'Unione nel sistema mondiale. Anche se molto è stato edificato c'è ancora da fare ma, per l'autore, si è già a buon punto.
Insieme a Montesquieu, Hume, Smith e Kant, suoi contemporanei, Jean-Jacques Rousseau ha esercitato sulla storia intellettuale dell'Europa moderna un'influenza profondissima. Figura centrale dell'Illuminismo francese, fu anche un formidabile critico e censore dei costumi del suo tempo. Il "Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza tra gli uomini", "Emilio, o dell'educazione", il "Contratto sociale", "Le confessioni" sono solo alcuni dei frutti del suo poliedrico ingegno. Nel ripercorrere la vita e le opere di Rousseau questo volume ne riconduce la filosofia la storia, le teorie poltiche, gli scritti pedagogici e la produzione narrativa ad un unico principio ispiratore.
La psicolinguistica si è ormai solidamente affermata come settore di punta della psicologia. Questo volume illustra le teorie che negli ultimi decenni hanno spiegato il ruolo il ruolo del linguaggio all'interno dei sistemi di comunicazione, il modo in cui esso viene compreso e utilizzato tanto nei discorsi quotidiani quanto nella lettura e nella scrittura, le principali patologie che ne possono alterare l'elaborazione, il confine fra ciò che rende il linguaggio attributo specifico degli esseri umani e ciò che invece lo accomuna agli strumenti di comunicazione usati da altri sistemi o specie viventi. Il testo si rivolge a studenti di Psicologia, Lettere e filosofia, Scienze della Formazione, Scienze della Comunicazione e ai professionisti.
In questo libro l'autore si rifà a una tradizione del pensiero cattolico, poco appariscente ma costante, che privilegia l'esperienza sull'osservanza, l'attenzione nei confronti dell'affettività e della sensibilità, per trovare una dimensione religiosa che risulti meno incompatibile con il mondo attuale, con meno ortodossia e più ecumenismo. Giova forse ripartire dal tardo Cinquecento, da un clima culturale che per certi versi ricorda quello attuale quanto a incredulità verso la trascendenza, tramonto dei valori, espressioni nichiliste, da due pensatori come Guicciardini e Ignazio di Loyola che, pur essendo ignoti l'un l'altro, ebbero intuizioni spesso molto affini.