Inaugurando il clima culturale in cui ancora oggi ci muoviamo quando parliamo di sentimenti, Jean-Jacques Rousseau ha scritto che l'immagine dell'amore spento spaventa più di quella dell'amore infelice, e che il disgusto di quanto si possiede è cento volte peggiore del rimpianto di quanto s'è perduto. Meglio dunque la sofferenza di un amore mai appagato - ma proprio per questo vivo e bruciante - che la pacata routine di un possesso soddisfatto. Insomma, come insegna l'eterna vicenda di Romeo e Giulietta, meglio morti che sposati. Ma è davvero così? Quale inganno si nasconde dietro l'idea che il matrimonio sia solo un inganno? E se il matrimonio, più che la tomba dell'amore, fosse la sua culla? Un elogio dell'amore per sempre, che non si nasconde i suoi drammi e le sue fatiche, misterioso contraltare delle sue più esaltanti gioie.
Se ci si lega per tutta la vita a una sola persona, si potranno ancora gustare le più intense gioie dell'amore? Il vero amore non è forse per definizione "extraconiugale"? Queste domande, che potremmo attribuire a un libertino impertinente o a una lettrice di romanzi rosa, esprimono una perplessità originariamente cristiana. A vedere nell'amore matrimoniale un ripiego che sarebbe preferibile evitare è infatti non solo chi si abbandona ai piaceri di Venere nella promiscuità sessuale, ma anche chi si dedica esclusivamente a Dio nel celibato e nella verginità. Nella convinzione che l'amore casto per Dio sia la forma più elevata di amore, il primo teologo del cristianesimo, Paolo di Tarso, raccomanda non a caso di "non sposarsi", rivelando le insospettabili radici cristiane della concezione romantica del matrimonio inteso come "tomba dell'amore". Si spiega così come mai la tradizione cristiana abbia sempre considerato l'eros una forma doppiamente "pericolosa" di amore, che minaccia non solo la castità abbracciata da celibi e vergini, ma anche la fedeltà richiesta agli sposi. Proponendo un ripensamento di questo assunto, l'Autore restituisce all'amore umano la centralità che tutti spontaneamente gli riconosciamo, liberando la sua componente erotica da quell'evidente svalutazione che, nella storia della Chiesa, ha indotto a presentare la decisione di rinunciarvi come più meritoria di quella di sposarsi.
'L’annuncio di un Sinodo a due tappe sulla famiglia ha spiazzato un po’ tutti, ma ancor di più la volontà esplicita e fattiva di Papa Francesco di consultare cristiani e comunità ecclesiali di tutta la Chiesa cattolica per avere chiarezza di quello che pensano i fedeli su questa realtà estremamente delicata e complessa. In questo Francesco, nella sua precisa funzione di Vescovo di Roma che presiede alla carità di tutte le Chiese, non sta tanto praticando un sondaggio, ma sta cercando di fare emergere il sensus fidei del Popolo di Dio sparso per tutto il mondo. L’operazione è allora altamente teologica e sinodale. In questo contesto la comunità Kairòs si è sentita fortemente interrogata. Questo libro, scritto a più mani dai membri della comunità, vuole essere il modesto contributo che si vuole dare alla Chiesa in questo particolare tempo di discernimento ecclesiale. Questo libro manifesta così il vissuto ormai ventennale della comunità che ha incrociato tante situazioni di vita: i divorziati risposati, una comunità cristiana di omosessuali, l’affido di bambini ad una famiglia, la trasmissione della fede ai bambini in preparazione alla prima comunione secondo un catechismo biblico'.
Quali sono oggi in Italia le principali trasformazioni in atto nella "prima agenzia educativa"? Come sta cambiando la morfologia della famiglia? Quali significati hanno tali cambiamenti per le esistenze dei singoli e delle comunità? Come stanno modificando il modo di intendere il cammino di ciascuno verso il proprio compimento personale e, quindi l'educazione? Il volume cerca di rispondere a domande come queste, delineando diversi possibili itinerari di vita "familiare", quindi osservando quali nodi pedagogici in essi si condensano e quali traiettorie per la prassi educativa possono dischiudersi. Questo studio offre così un'analisi critica delle cosiddette "nuove forme familiari", ma è anche il tentativo di scorgere altri aspetti inediti della famiglia contemporanea che possono farne, ancora ma in modo nuovo, il primo e originario luogo di fioritura della vita personale.
Nell'attuale momento storico le difficoltà della famiglia appaiono percezione comune, legate tra l'altro alla liquefazione dei legami intra ed extra familiari in un rapporto di reciproca causazione. È convinzione condivisa dagli autori di questo testo che tale crisi non deve esser vista solo negli aspetti negativi. È lecito interpretare infatti l’emergenza contemporanea in un’ottica ‘positiva’: è proprio nella crisi che si vedono «emergere» possibilità inedite. Diviene dunque sempre più urgente offrire un sostegno qualificato ai coniugi e ai genitori, creare delle vere e proprie scuole e luoghi di educazione dove promuovere una nuova cultura che aiuti a trovare le ragioni delle proprie scelte di vita formando una coniugalità consapevole e una genitorialità condivisa.