Attraverso questo prezioso contributo, P. Antuan Ilgit, S.I. mostra di essere un maestro costruttore di ponti. Fondando una solida base che connette il cristianesimo e l’islam, attingendo al ricco patrimonio di entrambi, fornisce una specie di «planimetria» straordinariamente completa mediante il dialogo interreligioso e il discorso etico. Partendo dalle nozioni di «disabilità» già in possesso delle due grandi religioni, passa poi a considerare come questa planimetria etico-interreligiosa possa essere applicata ai contesti pluri-culturali in generale e alla questione della disabilità in particolare. Oltre a una ricognizione dei principali testi sacri di cristianesimo e islam sull’argomento, P. Ilgit riporta un’incredibile varietà di letteratura in varie lingue. A questo progetto concorrono le sue notevoli capacità analitiche di teologo morale e il suo personale background di gesuita turco formatisi in Europa e Stati Uniti d’America, e con una diretta esperienza di vita in entrambe le tradizioni religiose. Il suo lavoro si rivela inestimabile non solo per coloro che sono interessati a una o più aree di studi sulla disabilità, al dialogo interreligioso tra islam e cristianesimo – specialmente in riferimento alla Turchia moderna –, ma anche all’area critica, volta a portare la teologia morale fondamentale e la Scrittura nell’etica applicata.
La parola dialogo nel confronto tra religioni e in particolare con l'Islam attende di essere liberata. Troppi condizionamenti inespressi o latenti incrostano oggi il tema del "dialogo" tra culture e religioni diverse, cos' da renderlo talmente ambiguo da doverlo sostituire o precisare ogni volta nelle modalità e nei contenuti. E' la tesi, quanto mai drammatica e attuale, del libro che offre una riflessione densa di contenuti e preziosa di indicazioni che non fa concessioni ai luoghi comuni dell'editoria religiosa e a quelli più gridati del giornalismo d'assalto. Il lettore che vorrà misurarsi con l'effettiva situazione del "dialogo interreligioso" potrà restarne sorpreso e disorientato, ma sarebbe una crisi salutare che spingerà verso una visione più realistica e matura. Si può cominciare a dialogare solo quando sono chiari i presupposti e definite le inconciliabilità delle rispettive posizioni, così che la comunicazione degli interlocutori è sollecitata a cercare con determinazione e ponderatezza uno scambio di idee leale, disposto a rivedere ciò che è stato equivocato o dimenticato e che può diventare terreno di costruzione per un confronto equo, informato e aperto al dialogo.
Ha cercato di vivere nascosto perché emergesse sempre di più e soltanto Gesù Cristo. Il fallimento delle illusioni della sua epoca e quello dei suoi progetti di missionario nel deserto del Sahara fu chiaro anche ai suoi occhi, ma il Signore lo ha trasformato in profeta per il nostro tempo. Eremita e missionario tra i tuareg musulmani dell'Algeria, senza enfatizzare il dialogo teologico e culturale con l'islam, ha accettato di perdersi senza contropartita. Ricordato da Paolo VI nella Populorum progressio, proclamato beato da Benedetto XVI, Charles de Foucauld è stato un punto di riferimento per la missione e per i martiri del nostro tempo. Come il profeta Elia, riscoprendo il suo Dio come brezza, aiutò i credenti del suo tempo a sperare, così il mormorio leggero dello Spirito sperimentato da fr. Carlo aiuterà oggi i cristiani a riscoprire il Signore Gesù. Il volume contiene anche un primo commento sistematico sulla Lettera dei 138 saggi musulmani a Benedetto XVI e alle guide delle comunità cristiane e si pone nel solco del discernimento conciliare sui credenti musulmani.