Il sacrificio (o "legatura") di Isacco in Genesi 22 è un racconto intenso nella sua violenta solennità, che nel tempo, anche per neutralizzarne i picchi tragici, è stata compreso e spiegato come prova di obbedienza e/o di fede da parte dell'uomo e di autorità da parte di Dio. Diversamente da altri sacrifici umani testimoniati da storia, mito, letteratura, l'azione richiesta ad Abramo è un unicum. Non solo non "serve" a un obiettivo politico, sociale o religioso, ma sembra contraddire la garanzia divina della discendenza promessa al patriarca. Attraverso l'analisi di fonti testuali e iconografiche, il libro ricostruisce la storia della ricezione di Genesi 22, esplorando le radici del racconto e quindi la sua esegesi fra giudaismo del Secondo Tempio, giudaismo rabbinico e cristianesimo antico. Si ripercorrono altresì le fasi della identificazione dell'altare del sacrificio come luogo di culto e di pellegrinaggio, nonché il senso del suo radicamento nello spazio sacro di Gerusalemme.
Quando Cleopa e compagno riconoscono nel pellegrino, che a loro si accompagna, Gesù risorto? Se è vero che "i loro occhi si aprirono" in casa al momento della frazione del pane, è altrettanto innegabile che il loro cuore, la loro capacità intellettiva, si era già attivata durante il colloquio con lui, lungo la strada. Già nel dialogo col maestro, alla luce delle Scritture da lui interpretate, essi comprendono che i tragici eventi occorsigli a Gerusalemme hanno un posto nel piano salvifico di Dio. In fondo il segno, il gesto della fractio panis ri-svelerà quello che il Risorto aveva già rivelato loro lungo la via per Emmaus. Alla luce di quest'intuizione, il testo si prefigge di mostrare che il processo d'identificazione dei due discepoli di Emmaus è stato anzitutto di tipo ermeneutico-biblico. I loro occhi erano impediti a riconoscere il Risorto per la loro incapacità a interpretare la storia del loro maestro come compimento di "Mosè e dei Profeti" (Lc 13,25-27). In questo senso è interessante cogliere il rapporto tra il momento orale-ermeneutico dei vv. 25-27 e quello gestuale del pane spezzato al v. 30. Grazie all'analisi letteraria ed esegetica e al conseguente commento teologico-spirituale, l'autore invita il lettore a partecipare al "viaggio del cuore" dei due discepoli per riconoscere il Risorto nelle Scritture e nella frazione ecclesiale del pane.
Come leggere oggi le Scritture da credenti? Quale modalità interpretativa è veramente adeguata al mistero dell'incarnazione del Verbo eterno nel Libro, intessuto di parole umane? Quale atto ermeneutico è realmente fedele alla lettera delle parole umane, e del loro radicamento storico-culturale, e insieme autenticamente corrispondente all'intenzionalità scrivente, segnata dall'esperienza dello Spirito, nell'incontro con la persona del Verbo incarnato? Questi gli interrogativi che ispirano l'elaborazione di questo testo, che entra nell'attualità del dibattito sull'interpretazione delle Scritture, in continuità con una precedente pubblicazione, dedicata alla storia dell'ermeneutica biblica cristiana, apparsa in questa stessa collana: La lettera e lo spirito. Storia dell'ermeneutica cristiana delle Scritture (2016). Lo snodo epistemologico e metodologico della questione ermeneutica tocca il cuore della relazione tra antropologia e teologia, che ha la sua corretta impostazione nel paradigma ontologico ed epistemologico dell'ossimoro, correlazione tra opposti in grado di riconoscersi l'un l'altro, di contenere ciascuno una qualità dell'altro, senza elidersi vicendevolmente. Una panoramica della teologia contemporanea sul rapporto tra dimensione antropologica e teologica e uno sguardo d'insieme sulla riflessione filosofico-ermeneutica recente, nel suo tentativo di conciliare gli opposti poli della spiegazione oggettiva e della comprensione soggettiva, ha orientato la ricerca all'individuazione di percorsi di lettura normati dall'oggettività della forma canonica, nella sua corrispondenza all'esperienza soggettiva della conversione. L'evento della conversione personale, nelle sue conseguenze etiche e gnoseologiche, morali e intellettuali, fonda l'adeguazione dell'articolazione della coscienza credente alla struttura della res textus rivelata. Il dibattito pluridecennale sulla relazione tra esegesi critica e lettura spirituale, spesso condotto in modo frammentario e improvvisato, si arricchisce così di elementi epistemologici decisivi, che permettono di tracciare l'identità e la mutua correlazione tra le stesse discipline ermeneutiche dell'esegesi critica e dell'interpretazione teologica, della teologia biblica e della lettura spirituale.
Una cultura e una teologia dell'ospitalità nella Bibbia trovano un punto di partenza promettente e un fondamento privilegiato nel racconto di Genesi 18,1-16, che narra l'incontro vissuto da Abramo con tre enigmatici personaggi alle Querce di Mamre. Ma anche il comandamento inciso in Levitico 19,18b: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», e la sua seconda promulgazione: «Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi, tu lo amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (19,34) si offrono da millenni all'ascolto di credenti e non credenti. Questi testi veicolano un messaggio ricco di spunti per il nostro tempo, che avverte intensi movimenti migratori, confronti interetnici, emergenze provocate dall'intrecciarsi delle diversità culturali.
Il testo biblico non affronta il problema del male come una realtà in sé per la quale individuare una soluzione, almeno in modo chiaro e distinto, come si vorrebbe talvolta; ma neanche si limita adefinire il male come un mistero per rinchiuderlo in qualche angolo del conoscibile umano il cui accesso è riservato a pochi eletti. Più che presentare una soluzione alla questione del male la Bibbia offre un itinerario che aiuti l'essere umano a rapportarsi con tale realtà che, se pur anch'essa finita e limitata, è costantemente presente nell'esperienza umana. Questo libro aiuta a percorrere le strade del male mostrandone i limiti e l'appartenenza al mondo creaturale. Ma anche come il male e il bene si riconducono alla libertà, arma potente nelle mani dell'umanità.
Come leggere il racconto della passione nel vangelo di Marco (Mc 14,1-16,8)? Perche? il racconto della Passione e morte di Gesu? nel secondo vangelo si differenzia nettamente dal resto della narrazione? È opera dell'evangelista Marco o si puo? ipotizzare una fonte pre-marciana a cui l'evangelista avrebbe attinto? Cosa dire dei personaggi, di Gesu? e dei discepoli, come si muovono nella trama del racconto?
Questi sono alcuni degli interrogativi che Emilio Salvatore affronta nello studio sincronico e diacronico del racconto della passione nel vangelo di Marco (Mc 14,1-16). Dopo averne indagato le principali chiavi interpretative offerte dall'esegesi contemporanea, l'Autore ne offre una ricostruzione dal punto di vista della tradizione, dando consistenza all'ipotesi di una fonte pre-marciana e mostrandone i trend di sviluppo secondo vari stadi collocabili in diversi contesti di rielaborazione.
Decisiva e? la lettura del testo nell'attuale configurazione narrativa, che ne individua la duplice trama di risoluzione/rivelazione intorno alla quale i personaggi si dispongono in un sistema chiaramente intellegibile secondo due assi tematici: quello del riconoscimento e quello della corresponsabilita? circa la morte di Gesu? di Nazaret. Il narratore, attraverso molteplici segnali, spinge il lettore ad esercitare una corretta epistemologia, in modo tale che, costituito spettatore, questi possa essere in grado di riconoscere in Gesu? l'identita? messianica; il lettore deve riconoscere la fedelta? di Dio, nella risurrezione del Figlio e verificare/trasformare la sua fedeltà discepolare. L'analisi si conclude individuando le istanze teologiche del racconto (alla luce dell'influsso paolino e petrino), che ne permettono la collocazione nella traiettoria tra kerygma e vangelo e la valorizzazione in quanto gia? effettivo ???????????, ossia vangelo del Nazareno, crocifisso e risorto.
Il presente volume riporta alla luce materiale documentario in parte inedito sull'interpretazione del testo sacro attuata dalle donne nel corso del XIX secolo. Cattoliche, protestanti, ebree ed ortodosse provenienti dall'Europa e dal Nord America, dunque da diversi contesti linguistici e religiosi, si rapportano al testo sacro con diversità di approcci, ma con la stessa passione e inventiva. Si va dall'assunzione di personaggi biblici, come modelli per impostare la propria vita, fino alla partecipazione alla nascente esegesi storico-critica.
Come leggere da credenti nel Signore Gesù le nostre Scritture Sante? Come interpretare secondo lo spirito della loro attestazione cristologica, i testi che la Chiesa ha assunto da Israele e incorporato ai suoi scritti testimoniali al Crocifisso-Risorto, in un’unica realtà canonica?
Una questione antica che si pone oggi in modo inedito. Dall’epoca moderna, infatti, ciò che era distinto si è separato e le operazioni sulla lettera hanno perduto la loro intenzionalità all’intelligenza dello spirito in modo apparentemente irrimediabile.
Si è cercato così di ripercorrere la lezione degli antichi, sino alla sintesi del recente magistero biblico, studiando le variazioni assunte nei secoli dalla correlazione tra lettera e spirito, chiedendosi come possa, ancora ogg,i riflettersi su una lettura al passo con i moderni strumenti dell’esegesi, ma capace al tempo stesso di relazionarsi al mistero secondo la sapienza degli antichi.
In definitiva, bisognava studiare le variazioni del rapporto interno al binomio lettera-spirito nella storia dell’interpretazione cristiana, per rispondere, anche in campo ermeneutico, al celebre invito programmatico: «vetera novis augere et perficere». Il presente lavoro ha cercato soprattutto di precisare la portata dei vetera, aprendo alcune prospettive in direzione dei nova.
I saggi di questo volume sono come tessere di un mosaico, come erano le rappresentazioni del Tempio futuro all'epoca di Gesù. Come tessere di un mosaico è stato profetizzato il Tempio nuovo e la novità del Tempio. Come tessere di un mosaico e riconoscibile il compimento delle profezie del Tempio escatologico nella vita di Gesù, nelle sue opere e nelle sue parole, come sono state comprese e spiegate nelle prime comunità dei suoi discepoli, e come sono vissute ed attualizzate nel corso delle vicende della storia. Nei saggi raccolti nella prima parte sono trattate questioni relative all'atteggiamento di Gesù nei riguardi del Tempio di Gerusalemme, e questioni relative al significato escatologico del Tempio di Gerusalemme, soprattutto all'epoca di Gesù. Nei saggi raccolti nella seconda parte sono trattate ulteriori questioni relative ai significato del Tempio futuro ed escatologico, e sono presentate spiegazioni ed attualizzazionl di tali significati in alcune tradizioni del Nuovo Testamento. In tutte e due le parti sono presentati aspetti dell'identità messianica di Gesù. come essa puo essere capita nel contesto delle attese di un Tempio futuro ed escatologico Ira i gruppi religiosi giudaici del I secolo d.C.
Nella prospettiva del Convegno ecclesiale di Firenze In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, gli studi raccolti in questo volume partono da un punto di vista comune: l'esistenza marginale di Israele, e in esso delle prime comunità di credenti in Gesù, rispetto ai popoli e alle culture con cui si e dovuto confrontare per consolidare e vivere la propria identità. Interrogano perciò la Bibbia e altri scritti della tradizione giudaica e cristiana sui diversi momenti del dibattito sull'umano al confine tra culture e prospettive differenti. Affrontano dunque il tema della frontiera, della sua funzione e del suo attraversamento come spazio di incontro e coabitazione e come apporto peculiare a una definizione dell'"umano" e del suo rapporto con il divino. Sono inquadrati da un intervento storico introduttivo, che traccia le coordinate su cui collocare le varie interpretazioni bibliche, e da uno studio ermeneutico conclusivo, che rilancia la ricerca nella prospettiva del conflitto delle interpretazioni. In particolare mettono a fuoco le tendenze esclusive e inclusive che caratterizzano l'agire umano nell'incontro, e molte volte nello scontro, alla ricerca o affermazione di un'identità etnica, culturale e religiosa. Abitando un mondo in cui spesso siamo più preoccupati a difendere i confini e poco attenti ad abitare le frontiere, siamo condotti all'interno di un dibattito o confronto dialettico tra interpretazioni diverse che attraversano l'uno e l'altro Testamento.
La preghiera del credente implica la sua libera e consapevole responsabilità. Come comprendere questa dimensione morale dell'incontro con Dio? Il volume considera alcune figure "riuscite" di incontro con Dio, cioè quelle in cui il dono di Dio è accolto. L'attenzione è posta sul dinamismo della coscienza, sulla relazione tra la familiarità con il Signore e la globalità della vita di una persona. La scelta dei testi biblici è solo esemplificativa. La diversità delle condizioni interiori ed esteriori evocate vorrebbe anche suggerire al lettore di riconoscere i tratti per lui paradigmatici, al fine di aver cura per la sua propria storia di relazione con Dio.