Credere o non credere in Dio? La fede dell'uomo si scontra con numerose e angoscianti "ragioni per non credere": lo scandalo del male, la schiacciante trascendenza di Dio, la natura illusoria di ogni verità, gli sviluppi della scienza, la storia della Chiesa. In Silenzio di Dio, pubblicato per la prima volta nel 1982, Sergio Quinzio cerca risposte al terribile enigma. E gli stessi dubbi che intaccano la fede diventano altrettante ragioni per credere. Paradossale profeta - troppo laico per i cattolici e troppo cattolico per i laici -, Quinzio rifugge le analisi lunghe e tortuose procedendo per intuizioni, sintesi, frammenti. Coinvolge il lettore in una singolare e attualissima apologia del cristianesimo travestita da antiapologia, che è stata oggetto delle feroci critiche dei teologi più istituzionali, e insiste in un dialogo sempre diretto e serrato con Dio; mai nega la sua esistenza, e rileva piuttosto la miseria dell'uomo nei suoi confronti. In queste pagine il lettore non scoprirà un autore, ma un uomo: un novecentesco Pascal, in cui le riflessioni teologiche si intrecciano inevitabilmente ai motivi di un disagio autobiografico. Dal dubbio trarrà una consapevolezza: il nostro travaglio contemporaneo deriva dal fallimento di quella speranza di perfetta redenzione dal male e dal dolore promessa da Gesù Cristo. Per questo "la disperazione del mondo è pensabile solo all'interno della fede". E se per il cristiano c'è ancora una speranza, questa non può che risiedere in Dio.
Le dimissioni di Benedetto XVI sono uno dei gesti più sconvolgenti della storia del cristianesimo e dell'epoca contemporanea: un atto che vuole ricondurre una religione alla sua vera essenza, allo svuotamento dell'io, al nunc dimittis. A coglierne pienamente la potenza è Marco Vannini, tra i massimi esperti europei di mistica cristiana, da mezzo secolo impegnato a scandagliarne i protagonisti, da Meister Eckhart a Sebastian Franck. Nelle dimissioni di Benedetto XVI Vannini riconosce un fatto indipendente da eventi contingenti e causato invece dalla crisi di un'intera religione, che mostra lo sgretolarsi dei fondamenti delle Scritture sotto i colpi della storia. Nel tentativo estremo di conciliare credenza religiosa e verità oggettiva, il professor Ratzinger ha steso una vita di Gesù, ma la sua fatica è destinata al fallimento: la Chiesa sta percorrendo una strada diversa da quella "religione del Logos" che Benedetto XVI aveva appassionatamente difeso nel discorso a Ratisbona del settembre 2006. La straordinaria figura di Benedetto XVI è un'occasione, una cifra della storia occidentale, che mostra all'opera "l'ultimo papa" prefigurato nello "Zarathustra" di Friedrich Nietzsche, che lo ritrae a riposo, anziano ma non sfibrato. Filosofica e appassionante nella sua radicalità, la riflessione di Vannini appare vertiginosa, incardinando il sentimento della fede in un movimento che fa trasalire per intimità e precisione.