"Le nostre chiese hanno bisogno di riscoprire la radicalità della missione. Per farlo non è sufficiente una raccolta. Così come non basta l'intensificarsi della preghiera e neppure l'invio di un fratello in terre lontane. Occorrono, eccome, ma non bastano! Dentro e oltre l"ottobre missionario", ciò che più serve è recuperare lo stile di Chiesa missionaria, inviata a proclamare al mondo Cristo morto e risorto. È snidare dalle nostre abitudini concettuali l'idea di Chiesa sedentaria, pacifica, autosufficiente. È entrare nella convinzione che sia la nostra famiglia è terra di missione. È tendere l'orecchio al concerto universale di tutta la terra: favorire l'iniziazione alla coscienza planetaria". Don Tonino ha le idee chiare in fatto di missione. Lo testimonia con trentuno riflessioni, una per ogni giorno del "mese".
Muovendo dalla constatazione che l'esistenza umana accusa spesso un calo d'intensità, don Tonino ci esorta a danzare la vita con il cuore giovane. Ma come fare? Invoca il Signore: "Accendi nel nostro cuore il fuoco della festa". Indica alcuni testimoni di Cristo nel mondo contemporaneo e sintetizza il loro messaggio: "Se nella vita entra la dimensione del dono e dell'impegno, l'esistenza diventa una gioia". Propone la metafora della valigia: "La vita è all'opposto: se la riempi, diventa leggera; se la lasci vuota, diventa pesante. E porge l'augurio: "Amiamo la gente, facciamoci carico delle sofferenze altrui, contempliamo il volto degli altri". Una ricetta di felicità per i giovani di ogni età.
La necessità di riproporre all'uomo d'oggi la "novitas christiana", presuppone la disponibilità a ripartire per le strade del mondo con un equipaggiamento essenziale, limitato al bastone del pellegrino, segno di transumanza, e alla bisaccia del cercatore, scrigno pronto ad accogliere i valori altrui. Nella bisaccia, il carico leggero di cinque simboli quasi senza peso: un ciottolo del lago, un ciuffo d'erba del monte, un frustolo di pane, una scheggia della croce, un calcinaccio del sepolcro vuoto. Allegorie dell'accoglienza nel quotidiano, dell'altezza utopica delle beatitudini, dell'impegno concreto nell'affrontare le grandi sfide contemporanee, della disponibilità a perdersi per la vita del mondo, della speranza teologale che rende indomiti e presenti. Una chiamata per i giovani e per chi intende testimoniare la fede giovane.
Il libro contiene le certezze di fondo che don Tonino Bello ha non solo proclamato ma anche testimoniato nei momenti difficili del ministero episcopale, al confronto con ogni forma di disagio e di povertà, e nel momento supremo in cui della Croce ha fatto personalmente esperienza, torchiato nel corpo e nello spirito seppure costantemente sostenuto dal materno accompagnamento di Maria. C'è un abbraccio profondo fra Cristo Eucaristia, Signore del tabernacolo, e l'uomo vivente, Tabernacolo del Signore.
Dopo l'avvio della causa di beatificazione, proliferano le testimonianze sulla figura di don Tonino Bello. Anche mons. Vincenzo Pellegrini, primo fra i parroci nominati da don Tonino in diocesi di Molfetta, spigola tra i ricordi: dal primo incontro con il vescovo salentino, alla sua ansia di rinnovamento pastorale; dall'amore per l'Eucaristia, alla profetica destinazione dei beni diocesani. In poche pagine, un'immagine efficace del vescovo santo, corredata da fotografie inedite e da una preziosa appendice documentaria.
La testimonianza di Anna è simile a quella di tanti adolescenti che hanno vissuto il "miracolo don Tonino". Il vescovo ha saputo aprire una breccia profonda nel loro animo, orientandone le scelte e lo stile di vita. Oggi quei giovani sono uomini e donne che custodiscono l'eredità attinta dall'esperienza umana e di fede del grande formatore. Il segreto della sua capacità d'incidere nella sensibilità adolescenziale è nel racconto di Anna, scaturito dalle pagine del diario personale in cui, a suo tempo, ha annotato con scrupolo ogni situazione ed emozione vissuta nell'incontro con il suo "migliore amico".
Don Tonino Bello è un campione di speranza. La testimonia e ce ne svela il segreto. Ne ricapitola il percorso: dalle umanissime speranze primordiali, all'ulteriorità, passando per la croce. Una traiettoria in ascesa, che segna con la sua stessa vita.