Durante la sua permanenza a Ravenna il Sommo Poeta visitò certamente le splendide basiliche bizantine traendo ispirazione dai loro mosaici.
Fu Giovanni Pascoli a suggerire la rilevanza dell’arte di Ravenna come fonte ispiratrice dell’ultima cantica della Commedia.
Dante è un attento osservatore di ogni forma d’arte, disegnatore lui stesso e necessariamente sensibile rispetto a quel ricco repertorio di immagini fortemente evocative, che per lui ebbero la medesima influenza di una fonte scritta. A Ravenna il poeta esule non trovò soltanto un rifugio tranquillo. Nelle basiliche del V e VI secolo, che si elevavano ancora nobili e preziose, splendevano mosaici dal forte contenuto simbolico. Erano immagini concise e luminose, smaterializzate e prive di tutti quegli elementi sensuali che potevano in qualche maniera ostacolare l’espressione della trascendenza e della spiritualità.
Questa mostra aiuta a comprendere come quell’universo di simboli e trionfi, occultato dall’umile mattone dei monumenti di Ravenna, occupi un ruolo non episodico ma sostanziale nella Commedia come fonte ispiratrice di immagini sublimi dal Paradiso terrestre sino all’Empireo.
«L’uomo è una porta a cui Cristo bussa. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
L’uomo può spalancare la porta a Dio e permettergli di agire in sé e attraverso di sé, oppure può dirgli: “Tu hai fatto tutto in modo sbagliato, io farò a modo mio”, e sbattere la porta. L’uomo può accettare l’eredità di Dio o scegliere di darla in pegno. Ma Dio non se ne va. Perché Cristo è in ognuno di noi. Non può non esserci. In noi Cristo può vivere o morire – perché quando noi cerchiamo di ucciderlo Lui patisce in noi lo strazio della morte –, ma è immortale… non può morire. Antonio Martinotti raffigura Cristo imprigionato dentro di noi, perché Cristo non bussa dall’esterno, bussa dal didentro di noi».
Tat’jana Kasatkina
Prefazione di Julián Carrón
Catalogo della mostra realizzata e organizzata per la XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
«Che gratitudine immensa, sconfinata, invade la vita quando qualcuno ti introduce nella realtà, nel suo mistero, nell’“altro mondo in questo mondo”! (…) Per scoprirlo basta visitare la mostra su Dostoevskij, accompagnati per mano da Tat’jana Kasatkina, che l’ha ideata e realizzata per il Meeting. Vedrete perché ci diventa amica e ci rende amico, all’improvviso, il grande scrittore russo. Tanti hanno letto Dostoevskij, ma Tat’jana ci conduce a scoprirlo a un livello di profondità che prima ci sfuggiva. Era tutto lì, nei suoi testi, ma occorrevano degli occhi, uno sguardo in grado di riconoscerlo, di sorprenderlo».
dalla prefazione di Julián Carrón