«L’uomo è una porta a cui Cristo bussa. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
L’uomo può spalancare la porta a Dio e permettergli di agire in sé e attraverso di sé, oppure può dirgli: “Tu hai fatto tutto in modo sbagliato, io farò a modo mio”, e sbattere la porta. L’uomo può accettare l’eredità di Dio o scegliere di darla in pegno. Ma Dio non se ne va. Perché Cristo è in ognuno di noi. Non può non esserci. In noi Cristo può vivere o morire – perché quando noi cerchiamo di ucciderlo Lui patisce in noi lo strazio della morte –, ma è immortale… non può morire. Antonio Martinotti raffigura Cristo imprigionato dentro di noi, perché Cristo non bussa dall’esterno, bussa dal didentro di noi».
Tat’jana Kasatkina
Prefazione di Julián Carrón
Catalogo della mostra realizzata e organizzata per la XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
«Che gratitudine immensa, sconfinata, invade la vita quando qualcuno ti introduce nella realtà, nel suo mistero, nell’“altro mondo in questo mondo”! (…) Per scoprirlo basta visitare la mostra su Dostoevskij, accompagnati per mano da Tat’jana Kasatkina, che l’ha ideata e realizzata per il Meeting. Vedrete perché ci diventa amica e ci rende amico, all’improvviso, il grande scrittore russo. Tanti hanno letto Dostoevskij, ma Tat’jana ci conduce a scoprirlo a un livello di profondità che prima ci sfuggiva. Era tutto lì, nei suoi testi, ma occorrevano degli occhi, uno sguardo in grado di riconoscerlo, di sorprenderlo».
dalla prefazione di Julián Carrón
Esiste, nell'opera di Dostoevskij, un filo conduttore che lega indissolubilmente il grande autore russo al cristianesimo: seguire questo percorso attraverso i suoi romanzi consente di chiarirne, come mai prima, il complesso rapporto con la spiritualità, la ricerca morale, la storia. Dostoevskij intesseva la propria scrittura di puntuali riferimenti a passaggi della Bibbia e costruzioni di scene che riproducevano, nell'impostazione, alcuni grandi capolavori della pittura sacra. Per lo scrittore si trattava di aperte citazioni, che i suoi contemporanei potevano cogliere in modo immediato. Ma le mille interpretazioni dei suoi testi, così come la rimozione della cultura cristiana dalla vita politica russa, hanno sepolto negli anni elementi che Tat'jana Kasatkina, una delle più importanti studiose di Dostoevskij, ha ritrovato e messo in luce in modo inequivocabile. IL risultato è un ritratto inedito e illuminante di opere fondamentali della letteratura di tutti i tempi, che rivela una delle più tormentate e affascinanti ricerche spirituali della modernità. Prefazione di Uberto Motta.
Perché i testi di Dostoevskij, che raccontano un mondo così diverso dal nostro, riescono sempre a sfidarci e a parlarci di noi? Perché le sue opere rimangono attuali e capaci di affascinare anche le nuove generazioni? L'autrice ci inoltra e ci guida nel mondo di Dostoevskij, nelle cui opere emerge il mistero insondabile dell'uomo, il suo essere una creatura aperta al bene e al male con un'ampiezza che va dal paradiso all'inferno. Un libro unico nel suo genere per la compresenza di scientificità e implicazione personale con cui l'autrice sfida apertamente i lettori a non sottrarsi alla responsabilità della vita che "tra mille tormenti" conduce l'uomo al destino. La seconda parte del volume presenta due dialoghi tra la Compagnia teatrale La Traccia e Tat'jana Kasatkina a proposito dell'avventura di "Delitto e castigo" e un dialogo sul cristianesimo tra Julián Carrón, Tat'jana Kasatkina, Aleksandr Filonenko.