Se chiediamo a Washington, diranno che il Muro è caduto per merito di Reagan. Se a Mosca, per Gorbacev. Se in Vaticano, per merito di Karol Wojtyla. Se a Berlino, per merito di Kohl. Se a Varsavia, diranno che è stato merito nostro. Per me ha cominciato a cadere a Danzica, quando la protesta degli operai di Solidarnosc sancì la fine del comunismo: erano dei proletari che protestavano contro la dittatura del proletariato.
(Adam Michnik)
Il numero 3/18 di Limes, intitolato La Francia mondiale (qui il sommario), è dedicato a un paese che troppo spesso pensiamo di conoscere a fondo. “Cugini francesi” è infatti espressione abusata e fuorviante.
La Francia, cerniera tra mondo latino e anglosassone, è tra le realtà più stereotipate ma forse meno conosciute in Italia. Tale visione ingannevole ci impedisce di cogliere aspetti fondamentali di un paese chiave, la cui interazione con la Germania orienta ancora oggi il cammino dell’Europa.
Le analisi proposte da questo numero di Limes tentano di andare oltre la comoda e rassicurante visione di una Francia a noi sostanzialmente affine, indagando gli aspetti culturali, economici, strategici e storici alla base della specificità nazionale francese e dell’orientamento geopolitico della nazione transalpina.
La Francia mondiale sarà disponibile in edicola e libreria da giovedì 12 aprile, mentre la versione online sarà già disponibile per gli abbonati qualche giorno prima
Il numero verrà presentato all’Ispi di Milano e al Mercato Centrale di Roma.
Introduce il numero l’editoriale, Giove all’Eliseo.
La prima parte – La potenza necessaria – tenta di decostruire il cuore e la struttura del potere di Parigi, provando a toccare gli elementi primi della sua strategia. Si segnalano qui i contributi di Pascal Gauchon (“Non c’è Francia senza grandeur“), Alessandro Aresu (“Sovranismo e macronia: come lo Stato profondo governa la Francia“), Alberto de Sanctis (“La Marina non vince quasi mai ma proietta la potenza francese“) e Olivier Kempf (“Giù le mani dalla force de frappe“).
La seconda parte – Con chi, contro chi (e noi?) – è imperniata sul ruolo francese nello scacchiere mondiale ed europeo, sui movimenti in aree e regioni a Parigi più affini (e non), con uno sguardo anche all’Italia. Qui si sottolineano le analisi di Fabrizio Maronta (“L’Europa sovrana senza Macron“), Pierre-Emmanuel Thomann (“La coppia franco-tedesca è una comoda illusione“), Jean Dufourcq (“L’Africa francese è sempre più stretta“) e Carlo Pelanda (“L’inutilità dello sforzo francese di dominare l’Italia“).
La terza parte – Alla riconquista della Repubblica – è infine dedicata alla condizione in cui si trova oggi uno degli emblemi distintivi della cultura d’Oltralpe: lo Stato. Si richiamano i contributi di Dario Fabbri (“La Sesta Repubblica può attendere“), Francesco Maselli (“Parigi, lo Stato città“), Patrizio Rigobon (“La Catalogna Nord sogna una sua autonomia“) e un’intervista al presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni (“‘La Francia non deve temere l’autonomia della Corsica e nemmeno di altre regioni‘”).
In conclusione la consueta rubrica curata da Edoardo Boria, La storia in carte.
Il numero di Limes 2/18 è dedicato a un paese grande e geopoliticamente cruciale, ma soprattutto ermetico ai più: il Giappone.Dalla struttura amministrativa alla figura dell’imperatore, passando per la politica estera, l’economia, la cultura, le alleanze internazionali e l’apparato militare, Limes si addentra nella realtà giapponese per spiegarne il funzionamento e il forte impatto strategico negli equilibri asiatici (e non solo).All’interno di uno scacchiere ingolfato dall’incontro-scontro tra alcuni dei principali attori geopolitici mondiali, il paese del Sol Levante sembra mostrare i segni di un incalzante ritorno sulla scena, determinante per il futuro dell’intera regione dell’Asia-Pacifico.Limes, rivista italiana di geopolitica, diretta da Lucio Caracciolo, è stata fondata nel 1993 e si è ormai affermata come uno dei più influenti e autorevoli luoghi di riflessione geopolitica in Europa.
Questo numero di Limes si concentra, come suggerisce il titolo, sulla presenza islamica in Europa. Un universo estremamente variegato di cui vengono analizzati casi nazionali e locali specifici, per evidenziarne caratteristiche, risorse e problematicità in una fase di profondo ripensamento del multiculturalismo e dei modelli d'integrazione e convivenza storicamente perseguiti nel Vecchio Continente. Germania, Francia, Inghilterra, Polonia e, ovviamente, Italia sono alcuni dei contesti presi in esame in questa panoramica dell'islam continentale. La prima parte - "Migrazioni, terrorismo, identità: le (non) strategie europee" - si focalizza sui metodi, più o meno vaghi, adottati dai paesi europei per affrontare un insieme di fenomeni complessi, come quelli migratorio e terroristico appunto, e le loro conseguenze strutturali. La seconda parte - "Come (non) conviviamo con i musulmani nelle città europee" - analizza invece nel dettaglio alcuni casi locali, italiani ed europei, per carpire la natura del rapporto tra comunità islamiche e realtà urbane in cui dimorano. Nella terza parte - "Strategie degli Stati musulmani e dei jihadisti" - vi è un capovolgimento di prospettiva, incentrato su alcuni esempi tra i paesi di provenienza delle comunità musulmane del continente europeo e sulle componenti più radicali dell'islam politico.
La rivista Limes nasce nel 1993 e si impone rapidamente come prodotto di alto valore culturale. Frutto di varie e trasversali componenti intellettuali, e impreziosita da ricche cartine tematiche, Limes è un punto di riferimento imprescindibile per chi ha interesse per la geopolitica nazionale ed internazionale.