Noi siamo letteralmente in e allo stesso tempo la relazione con noi stessi, gli altri e il mondo: se io sono capace di relazionarmi con rispetto e comprensione e autenticità con le varie parti di me, sarò altrettanto capace di relazionarmi con le molteplici componenti della società, sempre più costituita da persone di varie etnie, religioni, credenze, orientamenti. Purtroppo anche l'opposto è vero: se mi sentirò minacciato da alcune parti di me (dai miei diversi sé che altro non sono che le configurazioni delle diverse relazioni significative della mia vita emozionale relazionale) vivrò in forma di minaccia tutto ciò che percepirò diverso dalla parte "rigida e scarnificata" che chiamo me stesso e rischierò di contribuire ai fenomeni di alienazione di parti significative di me; negherò alcuni bisogni fondamentali e mi precluderò la loro soddisfazione, farò violenza a me stesso e così facendo potrò farne ad altri. Questo processo di perdita di contatto, di dissociazione da alcune importanti parti del mio sé non solo creerà una grave reificazione di me stesso ma contribuirà ad aumentare nella società quel livello di paura, pregiudizio, razzismo che quotidianamente vediamo produrre notevole sofferenza a noi stessi e gli altri generando disfunzionali modelli di sé che influenzeranno le nuove generazioni. Barrett-Lennard nel suo libro ci aiuta a capire tutto questo e soprattutto a comprendere la portata bio-psico-sociale di una relazione psicoterapeutica.
Il movimento del corpo e il movimento delle corde vocali generano tracce. Come il corpo ha una forma e un aspetto, così la voce ha un'estensione e un timbro, si può modulare fino a produrre molte forme espressive. Il lavoro con i bambini offre numerose conferme di questa analogia. Le vibrazioni del corpo intese come rapporto tra movimento e suono, sono la via più naturale per indagare queste possibilità espressive. Si scopre, così, che la voce è un mezzo per esprimersi ancor prima di dire, attraverso le risa, il pianto, il grido, le imitazioni vocali e i rumori del corpo. Il lavoro educativo che intraprende questi percorsi contribuisce a stimolare l'armonia e il benessere globale della persona. Lasciare traccia di sé significa, infatti, espandersi, esprimere, rischiare e comunque scegliere una via di comunicazione. Iniziare fin dalla scuola d'infanzia a lasciare traccia di sé nelle molteplici attività, significa, poi, edificare una base sicura per gli apprendimenti futuri. Questo libro contiene la proposta di un laboratorio scolastico, solido e collaudato, che, tappa dopo tappa, conduce sulle tracce del corpo coinvolgendo, oltre ai bambini anche insegnanti e genitori. Attraverso questa esperienza, ai bambini viene data la possibilità di fermarsi e riconoscere le posizioni del corpo con i diversi suoni che produce in un'atmosfera di ascolto di sé e dell'altro. Stimolando la possibilità di lasciare traccia di sé i bambini crescono più consapevolmente.
I bambini colpiti dal mutismo selettivo normalmente si esprimono ad alta voce solo in un ambiente familiare e, appena escono di casa, si chiudono in un silenzio d'inquietudine. La caratteristica fondamentale di questo disturbo è la persistente incapacità - nonostante lo sviluppo del linguaggio sia adeguato all'età - di parlare in situazioni sociali specifiche come a scuola. Questo libro è il primo in lingua italiana interamente dedicato al mutismo selettivo e alle pratiche di comportamento da adottare. Un genitore, per quanto possa amare suo figlio, non sa e non capisce l'ansia profonda e il turbamento che tormentano il suo bambino, perché il bambino stesso non ne è consapevole, non riesce a percepirli, ad analizzarli e ad esprimerli a parole. Molti dubbi e incertezze che spesso ostacolano la corretta interpretazione dei comportamenti dei bambini, verranno chiariti in queste pagine con un linguaggio semplice e con spiegazioni essenziali, fornendo una chiave di ascolto per entrare nel loro mondo interiore e comprenderli e sostenerli in questa loro battaglia. Purché sia chiara una premessa: non è detto che dietro il mutismo selettivo ci sia sempre una condizione di disagio, abuso o trauma. I protagonisti sono spesso bambini ipersensibili, estremamente fragili e ricettivi, limitati nella parola da un esasperato stato d'ansia. Sfogliando il racconto di una giornata della piccola Katie si coglieranno tutte le difficoltà, i differenti aspetti della lotta e dei successi.
Il termine è nuovo. Il cyberbullismo, o bullismo informatico, fenomeno emerso dai fatti di cronaca, sta ad indicare atti di bullismo e molestia effettuati tramite mezzi elettronici.
Basta un cellulare, magari qualche foto o un video imbarazzante o solo delle informazioni distorte, ed ecco che la trappola del cyberbullismo è pronta.
L’aggressione informatica, anche se è portata avanti da una persona o da un gruppo, non si esaurisce tra questi ma tramite la rete raggiunge il gruppo più ampio avendo così ripercussioni sia nella vita scolastica sia all’interno del gruppo classe.
Si diventa cyberbulli per lo stesso motivo: per il desiderio di intimidire e dominare. Chi ne diventa vittima sperimenta una condizione di profonda sofferenza, le cui conseguenze possono manifestarsi anche molto tempo dopo la fine dei soprusi.
L’innovativo modello “Stop al bullismo”, il primo in assoluto che si applica al nuovo fenomeno del cyberbullismo, si basa sulla convinzione che il bullismo non sia un problema di singoli studenti, ma il risultato di un’interazione sociale, in cui gli adulti-educatori e gli spettatori svolgono un ruolo essenziale nel mantenere o modificare l’interazione.
Per questa ragione il modello di intervento qui proposto avanza un’articolata proposta di lavoro che coinvolge l’intera comunità scolastica e richiede una continuità dell’impegno.
La prevenzione e il contrasto del bullismo nella scuola per risultare efficaci non si possono esaurire con l’intervento di un esperto esterno, ma devono stimolare l’attivazione di processi educativi di cambiamento per l’intera comunità scolastica.
"Nelle esperienze di play therapy, grazie alla relazione con lo psicoterapeuta, si dà al bambino l'opportunità di conoscere se stesso. Lo psicoterapeuta si comporta in modo tale da comunicare al bambino che questa esperienza gli offre la sicurezza e la possibilità di esplorare liberamente, non solo la playroom con i suoi giocattoli, ma anche l'esplorazione di se stesso nell'ambito della relazione terapeutica. Qui il bambino avrà l'opportunità di misurarsi con se stesso. Il bambino come risultato di questa esperienza di autoesplorazione di sé in relazione con gli altri, di autoespansione e autoespressione imparerà non solo ad accettare e rispettare se stesso ma anche gli altri e a utilizzare la libertà con senso di responsabilità." (dall'introduzione dell'autrice) Un classico della letteratura internazionale che ha aperto la terapia al gioco come strumento di autoesplorazione dei bambini.
“Elisa crede di poter tenere tutto per sé un babbo dall’irresistibile fascino. Giorgia si distrugge e strugge per salvare l’immagine che ha di lui. Sandra rimane invischiata in un corpo a corpo. Niccolò ha paura dell’altro sesso. Giacomo cerca inutilmente di differenziarsi dal genitore.”
Questo libro è molto più che un invito alla lettura. Si ripropone di offrire uno spaccato della complessità dei processi psicologici coinvolti nella lettura. Per alcuni leggere è fonte di grande ricchezza, per altri una perdita inutile di tempo. Ma leggere è soprattutto pensare, è collegare idee con immagini, emozioni, sensazioni, parole... ed è compiere un percorso interiore. Il termine "biblioterapia", coniato da pochi anni, viene sempre più usato con vari significati. Tra i tanti indica l'utilizzo della lettura come strumento di crescita personale, o anche l'utilizzo di libri durante una terapia come strumento terapeutico. Le pagine di questo libro accompagnano e introducono il lettore in un percorso in cui si sciolgono i significati della biblioterapia nella sua accezione psicologica, psicoanalitica e formativa, con particolare riferimento all'autobiografia. Ecco allora l'obiettivo di queste pagine: dimostrare che è possibile anche attraverso la lettura di un libro trovare e costruire il proprio equilibrio.
Sono i sorrisi, che adesso fanno parte degli ambienti ospedalieri, a dare testimonianza del contributo che tali unioni apportano alla vita. Non avere fretta di leggere le storie che compongono questo libro. Non aver fretta perché ogni incontro fra i clown e i bambini è un vero spettacolo, con tanto di capo, corpo e coda. Ma come accade tutto ciò? Clown e bambini condividono un fattore importante: sono troppo occupati a vivere il presente, cercando di colorarlo d'allegria. Questa è la forza dell'incontro: mettere la vita in movimento.
Voci diverse: da Fulvio Scaparro a Silvia Vegetti Fionzi, da Charmet a Carlo Alfredo Moro, sono alcuni degli interventi raccolti in questo libro che documenta in maniera articolata con contributi teorici diversi l'esperienza di 10 anni di lavoro di una progettualità sperimentale rivolta al sostegno delle funzioni educative delle famiglie dei bambini da 0 a 6 anni.
Si fa presto a dire famiglia. In realtà, nella famiglia s'intersecano molte trame relazionali, non una soltanto ma almeno due. La relazione tra il femminile e il maschile e quella tra le generazioni. Come la famiglia elabora tutto questo? Quali i "paradigmi" di riferimento? Quale relazione di genere nella coppia coniugale, alla base della famiglia stessa? La modalità di relazione tra uomo e donna rimanda all'identità di genere, all'essere e al percepirsi maschio e femmina e, in un certo senso, la determina attraverso la funzione genitoriale. Certo, la famiglia sta cambiando, attraversa una delicata fase di crisi, eppure resta un luogo fondamentale per generare identità. Resta la matrice che, come un utero materno, garantisce la perpetuazione di comportamenti, linguaggi, significati, valori condivisi. Queste pagine sono rivolte non a singole persone, ma a famiglie nella loro continuità intergenerazionale, coppia genitoriale, figli e figlie, nonni. E vanno utilizzate in un luogo inusuale, la casa. Lo scopo? Un invito, spiazzante e irriverente, a mettersi in gioco per rileggere i luoghi comuni e i pregiudizi, i paradigmi e le strategie inconsapevolmente seguite. Un invito a ripensarsi come "familia ludens", capace di generare spiazzamenti cognitivi ed emotivi, desiderio e voglia di sfidare i cambiamenti. Perché solo una famiglia che si mette in gioco può scommettere sulle proprie potenzialità e sperimentare nuove possibilità.
Benvenuto nell'adolescenza!
Se stai leggendo significa che da qualche tempo ti sei accorto che le cose stanno cambiando.
Non negarlo, anche gli altri te lo dicono pur cogliendo solo una piccola parte del cambiamento che stai vivendo.
L'adolescenza è un'età bellissima e irripetibile, ma anche complessa e dolorosa. Questo manuale può aiutarti a capire meglio il significato di ciò che ti succede.
Questa fase della vita va vissuta con lo spirito giusto, è una prova da superare per diventare grandi o, come direbbero gli adulti, per diventare "maturo e responsabile". Quindi, quello che ti sta accadendo o ti accadrà ha un nome ed un significato preciso, ogni tappa e ogni passaggio hanno un senso.
Per dirla tutta, in questo testo troverai ciò che è "normale" fare, l'ABC dell'adolescenza, per comprendere le conseguenze delle tue scelte.
Attenzione! Lascialo leggere ai "tuoi adulti" solo se saranno pronti a pensare a te come ad una persona diversa, più grande, con bisogni diversi dal bambino che eri.