Le acque del Mediterraneo sono diventate sotto i nostri occhi "cimiteri sotto la luna", per riprendere il titolo della famosa opera di Georges Bernanos. Ai confini dell'Europa si muore e sembra non fare più scandalo. "Erano uomini e padri di famiglia, erano donne e madri, erano giovani, ragazzi, bambini. Erano un popolo. Fratelli. Provenivano dall'Africa sub sahariana: dal Mali e dal Ghana, dal Sud Sudan e dalla Nigeria, dove la fame, l'odio, la violenza avevano già provato la loro nascita, la loro crescita, la loro vita. Erano uomini e donne già sfiniti, in fuga dalla guerra di Siria, della Somalia e dell'Eritrea, della Palestina, alla ricerca della libertà religiosa che non c'è in Bangladesh o in Pakistan".
Per la prima volta in Italia viene pubblicata l'ultima Lettera pastorale scritta da Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso nel 1980 da un commando di estrema destra. Questo scritto permette di incontrare, forse in una nuova prospettiva, un vescovo profondamente postconciliare e centroamericano, ispirato dalla fedeltà al Magistero e dalla necessità di incarnarne i valori di un paese sempre più diviso e insanguinato. Emerge anche dalle pagine la coraggiosa costruzione di una pedagogia pastorale attenta ai più deboli, orientata alla conciliazione e finalizzata a ricercare comunitariamente un contributo salvifico alla drammatica realtà del Salvador.
Mentre il mondo continua ad essere agitato da nuovi focolai di guerra, il sogno della pace sembra sempre più lontano. Ma Ernesto Olivero, forte dell'esperienza del Sermig (Servizio Missionario Giovani) da lui fondato, sostiene che il sogno di pace si costruisca cominciando dal cuore della gente e dalla vita quotidiana di ciascuno di noi. Sono le persone di buona volontà, infatti, che fanno intravedere la possibilità di un mondo fondato sulla fraternità.