Oggi le società occidentali sembrano ossessionate dai ricchi: ammirati e lusingati e, allo stesso tempo, biasimati e disprezzati. Ma è sempre stato così? Nel corso di mille anni le cose sono molto cambiate. Nel Medioevo, ad esempio, un'eccessiva accumulazione di ricchezze era considerata peccaminosa e perciò ci si attendeva che i ricchi non facessero sfoggio della propria opulenza. Per lungo tempo la loro semplice esistenza ha prodotto disagio sociale, mitigato solo dal ruolo che potevano svolgere nei tempi di crisi, impiegando i propri beni per aiutare la comunità. In passato come oggi, però, ci si è interrogati su come si diventa ricchi e sul perché le ricchezze tendono ad accumularsi nelle mani di pochi. Diventare ricchi è frutto di abilità o di fortuna? Di parsimonia o di capacità d'investimento? Quanto contano le ricchezze ereditate e quanto le reti di relazione che si creano nel corso della propria vita? In questo libro, pieno di esempi e di resoconti delle vite di alcuni individui straordinari, si prova a rispondere a queste domande all'interno di un'ampia e organica ricostruzione storica, capace di offrire anche una prospettiva da cui guardare ai dibattiti in corso sulla disuguaglianza di ricchezza e di reddito. A segnare una differenza dal passato è il fatto che, nonostante i loro patrimoni siano stati sostanzialmente risparmiati dalla Grande recessione del 2008 e dalla pandemia di Covid-19, i ricchi e i super-ricchi si sono mostrati riluttanti a contribuire al bene comune, opponendosi persino a misure d'urgenza. La storia suggerisce che questo è uno sviluppo preoccupante - per i ricchi e per tutti gli altri.
Cinquant'anni fa Paolo Sylos Labini pubblicò il "Saggio sulle classi sociali", un libro fondamentale che rivoluzionò l'idea stessa della struttura sociale italiana, mettendo in luce come negli anni del boom economico si fosse formato un vasto ceto medio, non più proletario e non ancora borghese. In questo mezzo secolo nessuno è più tornato a indagare così in profondità la società e per molto tempo ci si è accontentati di dire che «le classi non ci sono più». Pier Giorgio Ardeni è 'tornato sul luogo del delitto', riprendendo il lavoro di analisi laddove lo aveva lasciato Sylos Labini. Il risultato della sua ricerca descrive i cambiamenti intervenuti e come l'Italia intera è ancora attraversata da differenze sociali che permangono forti e nette, che limitano la mobilità sociale, l'accesso all'istruzione, le possibilità e le opportunità. Certo, il peso relativo delle classi è variato e con esso il loro peso 'politico' ma, ancora oggi, a differenze nel contesto di origine, nel titolo di studio e nella professione corrispondono disuguaglianze nella distribuzione del reddito. Ed è proprio da questi aspetti che bisogna ripartire per ripensare la crisi della democrazia e della rappresentanza.
Le economie dei paesi sviluppati devono affrontare problemi profondi e interconnessi: città inquinate, gravi diseguaglianze, marginalizzazione di larghe fasce di popolazione, crescita lenta, un disastroso cambiamento climatico. Per affrontare questi problemi le politiche economiche devono cambiare radicalmente. Il che vuol dire che dobbiamo capire fino in fondo come funziona il sistema capitalista contemporaneo. In questo libro, alcuni tra i massimi economisti a livello internazionale affrontano le questioni chiave dell'economia contemporanea - la politica fiscale e monetaria, il mercato finanziario, la diseguaglianza, le privatizzazioni, l'innovazione e il cambiamento climatico. Con una convinzione: il capitalismo deve essere riformato e reinterpretato per evitare i fallimenti che tuttora abbiamo davanti agli occhi.