La Cina è ormai un argomento di cui tutti parlano e scrivono, nella consapevolezza del suo crescente ruolo nel mondo. Eppure i grattacieli di Shanghai e i monasteri buddhisti, Piazza Tiananmen e il Tempio del Cielo pongono più di un interrogativo. Il passato riaffiora continuamente nel presente così come ce lo ha ricordato la comparsa e poi la scomparsa, nella primavera del 2011, di una possente statua di Confucio nella Piazza della Pace Celeste. Un quadro della Cina degli ultimi secoli rivela la complessità di questa civiltà che ha seguito un suo sviluppo autonomo e continuo sino a oggi. Se la Cina imperiale copre un periodo bimillenario e fondamentale nello sviluppo dell'umanità, la comprensione della Cina attuale non può prescindere dalla conoscenza della sua precedente 'unità imperiale'. Il periodo in esame va dalla fine del XIV secolo al XIX e corrisponde alla fase della maturità dell'impero e alla durata delle due ultime dinastie, dall'ascesa dei Ming (1368-1644) alla vigilia della proclamazione della Repubblica (1911). Partendo dall'evoluzione istituzionale dello stato pur nel solco della tradizione, Paolo Santangelo si sofferma sui rapporti col mondo esterno, l'economia, la stratificazione sociale e le varie forme di aggregazioni, la famiglia, il ruolo della donna, le ideologie e le religioni, la religiosità e i sistemi etici, la vita privata e il modo di rappresentare le passioni quotidiane.
La mitologia di strabiliante raffinatezza del sapiente dogon nel Dio d'acqua di Marcel Griaule e le memorie dello sciamano Alce Nero raccolte in uno dei grandi monumenti della storia spirituale dell'umanità. Il testo iniziatico più famoso di tutto il Novecento, "Gli insegnamenti di don Juan" di Carlos Castaneda, e le storie di Rasmussen raccolte tra le popolazioni artiche Inuit. E, ancora, lo splendido e sconcertante caos degli scritti di Antonin Artaud sugli indios Tarahumara e il rituale del peyotl, e i simboli, i riti delle iniziazioni nelle società primitive o tradizionali nelle Haskell Lectures di Mircea Eliade. Emanuele Trevi segue la doppia traccia geografica e iniziatico-metaforica di questi viaggi moderni che riecheggiano in una dimensione antichissima e perduta, alla ricerca di quel passaggio dalla religione alla letteratura che è come il peccato originale e l'atto di fondazione della modernità.
La specie umana non è l'unica specie culturale. E però la specie più culturale: l'uomo non solo produce cultura, ma è esso stesso un prodotto culturale. Questi sono i presupposti bio-antropologici della teoria dell'antropo-poiesi, cioè della fabbricazione sociale degli esseri umani. Dopo avere distinto un'antropo-poiesi che ci modella in ogni istante, con i gesti minuti della vita quotidiana, e una antropo-poiesi programmata e consapevole, Remotti si sofferma sulla grande varietà degli interventi estetici sul corpo, una ricerca quasi ossessiva della bellezza, persino in contrasto con la funzionalità fisiologica e anatomica dell'organismo umano. Anche in questo modo, l'autore intende sottolineare le implicazioni drammatiche dell'antropo-poiesi: se infatti gli esseri umani sono da un lato condannati a fare umanità, dall'altro i loro modelli sono nulla più che invenzioni culturali, dunque instabili, revocabili, discutibili. Non riconoscere questa precarietà, ovvero presumere di possedere le chiavi risolutive e permanenti dell'antropo-poiesi, ha generato il 'furor' antropo-poietico e con esso le maggiori tragedie.
In base all'età si decide chi deve studiare, chi deve votare, chi deve guidare, chi deve lavorare, chi deve smettere di lavorare e tante altre cose complementari. L'età è un criterio di giudizio primario: categorizza le persone, marchia le nostre relazioni. Gli stereotipi e i pregiudizi legati all'età sono duri a morire e pervadono ogni aspetto della vita sociale. Ne fanno le spese soprattutto i più anziani e i più giovani, compresi i bambini e gli adolescenti, che nel confronto con l'individuo adulto sono considerati manchevoli, difettosi, insomma imperfetti. Ma è possibile contrastare i pregiudizi d'età e arginarne le conseguenze negative?