Un libro che, con la Prefazione di Pierre Riché (Università di Parigi X), introduce il lettore alle tradizioni scientifiche, dottrinali e manoscritte del centrale Medioevo attraverso la storia di un personaggio straordinario, Gerberto d’Aurillac, nelle vicende politiche e culturali del suo tempo. La formazione in Catalogna, l’arco delle amicizie e gli scambi intellettuali raccontano la nascita delle cifre, le tecniche e le predilezioni della simbologia numerologica. Letture ed abitudini monastiche e didattiche si saldano nel profilo di questo sapiente – talvolta ambizioso, talora contraddittorio – che ebbe ampia fama e sollevò grandi gelosie di dotti e potenti nella monarchia e nell’ecclesiologia dei Franchi come nell’entourage imperiale dell’età degli Ottoni che lo aiutarono a diventare papa Silvestro II.
Nel secolo XI la lotta per le investiture scuote l'equilibrio fra identità cristiana e istituzioni politiche che aveva retto l'Occidente fin dall'età carolingia. Le altisonanti elaborazioni dottrinali a sostegno delle aspirazioni universalistiche di Papato e Impero non nascondono una quotidianità intessuta dalla perenne contrattazione di queste autorità universali con i poteri locali, laici ed ecclesiastici, in un gioco faticoso di reciproche legittimazioni. Allora la virtù monastica dell'obbedienza irrompe negli scritti dei polemisti di entrambi gli schieramenti fino a diventare la virtù politica per eccellenza, sempre pretesa ma mai completamente ottenuta dai teorici "sudditi", in un quadro complesso di continue sperimentazioni istituzionali.