L'industria del cinema e quella della fiction (oltre alla letteratura, che le alimenta con i suoi contenuti) hanno un ruolo centrale nella società di oggi: cinema e fiction, dove funzionano, trainano lo sviluppo dell'economia, stimolano l'innovazione, migliorano l'immagine globale di un Paese. In questo saggio - basato ampiamente su interviste inedite e sulla frequentazione diretta e assidua di professionisti del settore - l'autore analizza i meccanismi concreti di impostazione, creazione, sviluppo e realizzazione dei film, mostrando il ruolo ricoperto nella scelta e nella "messa in forma" dei progetti da quell'insieme di aziende e di pratiche realizzative che fanno parte del sistema Hollywood. Ampio spazio è anche dedicato alla descrizione della situazione italiana e alla Pixar, la società che ha prodotto "Toy Story" e altri dodici film di grandissimo successo (un record), costituendo un fenomeno profondamente diverso e innovativo rispetto alla norma hollywoodiana. "Creatività al potere" si rivolge a studenti e docenti di cinema e televisione, ma anche a chi semplicemente vuole capire come funziona davvero questo grande laboratorio dell'immaginario contemporaneo.
La vita umana ha un senso? E se sì, quale? Da che cosa o da chi proviene? E che senso ha, o può ricevere, la nostra vita, l'unica che davvero ci appartiene? In uno stile chiaro e divulgativo, il testo va alla ricerca di possibili risposte con l'aiuto della filosofia e del cinema, considerate due attività sorelle, in costante e serrato dialogo tra di loro. Sette film famosi (Il Gladiatore; Carlito's Way; Se mi lasci ti cancello; Déjà vu; Oxford Murders; Una settimana da Dio; lo, robot) sollecitano e introducono altrettante riflessioni filosofiche sul mistero dell'esistenza che chiamano in causa Aristotele, Marco Aurelio, Leibniz, Nietzsche, Heidegger, Wittgenstein, e tanti altri ancora. I temi affrontati - la libertà e la necessità, la memoria e la progettualità, l'etica dei principi e quella delle conseguenze, la razionalità e il sentimento - sono argomenti cari al dibattito filosofico di ogni tempo, ma in questo caso sono considerati a partire dalla loro concreta incarnazione nelle vicende esemplari dei protagonisti dei film. Dall'indagine emerge quale filo rosso decisivo il concetto di biografia, una vita che da puro fatto biologico si trasforma in evento propriamente umano, il cui senso è affidato alla libertà e alla responsabilità di ciascuno.
Questa è una storia che attrae e fa paura. Sembra che i protagonisti siano Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori che furono fucilati dai partigiani in una via di Milano; ma è così solo in parte. Più di altri personaggi, vittime della guerra e della guerra civile che imperversarono in Italia dal 1940 al 1945, i due divi più cari al pubblico del fascismo appartengono a una lacerante vicenda che stenta a chiudersi. La loro fine è stata chiarita, ma non abbastanza; le loro colpe sono state accertate, ma non abbastanza; la decisione di fucilarli è stata motivata, ma non abbastanza. Il dramma continua, alimentato dal senso di colpa di un'Italia che fu fascista in massa e che non sa staccarsi dal passato. La luce su un periodo su cui è stato scritto molto, e di tutto, si fa a volte sfocata, confusa, e comunque sempre cupa, terribile, carica di ambiguità. Come tante vicende italiane, di ieri e di oggi.
Nei suoi cinquant'anni di vita, Rocco e i suoi fratelli non ha mai perso il suo status di opera-chiave di un'epoca in cui il cinema assolveva un ruolo capitale nella cultura del nostro paese. Raccogliendo l'eredità trasgressiva di La dolce vita, il film di Visconti ha urtato sensibilità molto accese in un momento di delicata transizione politica, suscitando un aspro dibattito che ha coinvolto la censura, la politica e la magistratura. Facendo ricorso a documenti in buona parte inediti reperiti in vari archivi, e prendendo le mosse da un'analisi filologica delle carte del regista, questo volume propone nuove ipotesi sulle complesse e tormentate fasi che portano alla stesura della sceneggiatura, sulle fonti (in particolare sul ruolo svolto da Giovanni Testori), sulle vicende censorie e sulla ricezione di quella che resta una delle opere più studiate di Visconti, riletta alla luce del suo contesto culturale.
Nato in occasione della pubblicazione in videocassetta, a metà degli anni '90, dell'opera omnia del regista francese, questo libro è un atto d'amore. Attraverso l'analisi dei ventitre film che Francois Truffaut ci ha lasciato (contrappuntata dalle recensioni d'epoca dello stesso Casiraghi), e ripercorrendo l'intreccio tra cinema e vita, nasce un ritratto "morale" tracciato con estrema sensibilità, unico per approccio nella pur sterminata bibliografia truffautiana, con una forte capacità di affabulazione che rasenta il romanzo, e un'intensa partecipazione ai problemi dell'infanzia, dell'adolescenza, del contratto amoroso. Non sono più o non sono soltanto i film a dettare l'impresa, bensì il percorso artistico e soprattutto umano del loro autore che la morte ha elevato a una dimensione superiore, lontana da ogni querelle. In questo che si configura come un vero e proprio testo base, rivolto a un pubblico non solo di cinefili. Prefazione di Walter Veltroni.
Accolto da un grande successo al momento della sua uscita nelle sale, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e premio Oscar come miglior film straniero nel 1971) è considerato uno dei capisaldi del cinema politico. Il linguaggio cinematografico classico, l’eccellenza tecnica della realizzazione e il robusto piglio narrativo sono al servizio di una storia che racconta l’impunibilità del Potere. Un Potere che ha il volto di Gian Maria Volonté, in una delle sue più celebri interpretazioni.
In questo libro Claudio Bisoni analizza le tecniche di messa in scena, le scelte di montaggio, l’uso particolare del décor, la costruzione della maschera di Volonté e si sofferma sui rapporti che il film intrattiene con la commedia all’italiana e con la produzione hollywoodiana.
Il profilo che emerge è quello di un’opera che riflette sul ruolo perverso dell’autorità nella nostra società, e che, interrogandosi sul nesso eros/politica, contribuisce a tracciare alcune delle coordinate lungo le quali continueranno a muoversi, nell’arco di un decennio, il cinema italiano e la cultura cinematografica.
Claudio Bisoni insegna Storia e metodologia della critica cinematografica presso l’Università di Bologna. Si occupa dei rapporti tra critica, estetica e processi culturali. Tra le sue pubblicazioni: Brian De Palma (Recco, 2002); La critica cinematografica. Metodo, storia e scrittura (Bologna, 2006); Gli anni affollati. La cultura cinematografica italiana (1970-1979) (Roma, 2009). Suoi saggi e articoli sono apparsi in volumi collettivi e su varie riviste, tra cui «La valle dell’Eden», «Fotogenia», «Close-up». Per Lindau ha pubblicato (con Roy Menarini) Stanley Kubrick. Full Metal Jacket (riedito nel 2010).
«Shining assomiglia in modo esemplare al labirinto che il protagonista Jack Torrance osserva agli inizi della sua follia, di cui si crede dominatore, ma da cui gli sarà impossibile uscire. Nel momento in cui tutto sembra finire e crediamo di esserne fuori, basta un’immagine a ricacciarci al suo centro, in quel groviglio di contraddizioni irrisolte che è l’Uomo, lo specchio opaco in cui ogni risposta, lungi dall’essere risolutiva, è parziale e sfuggente, elusa con la stessa cura con cui vengono edificate le domande.»
Giorgio Cremonini
L'AUTORE
Giorgio Cremonini (Bologna 1936), già docente di Geologia presso la facoltà di Scienze dell’Università di Bologna, collabora con numerose riviste, tra le quali «Cinema Nuovo», «Cinema e Cinema»,«Cineforum». Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Buster Keaton (1995), Stanley Kubrick. Arancia Meccanica (Lindau 1996), Playtime. Viaggio non organizzato nel cinema comico (Lindau 2000), Viaggio attraverso l’impossibile. Il fantastico nel cinema (2003), Dracula (2007).
«I film, la televisione e i media audiovisivi in generale non si rivolgono soltanto all’occhio. Essi suscitano nel loro spettatore una specifica disposizione percettiva, disposizione che, nel presente lavoro, proponiamo di chiamare “audiovisione”. Un’attività, questa, che non è mai stata considerata nella sua novità: si continua a parlare di “vedere” un film o una trasmissione, trascurando la modificazione introdotta dalla colonna audio. Oppure ci si accontenta di uno schema aggiuntivo, per cui si vedono immagini e si sentono dei suoni, e ciascuna delle due percezioni resterebbe circoscritta nel proprio ambito. Scopo di questo libro è mostrare come in realtà, nella combinazione audiovisiva, una percezione influenzi l’altra e la trasformi. La presente opera è al tempo stesso teorica e pratica perché delinea un metodo di osservazione e di analisi suscettibile di essere applicato ai film, alle trasmissioni televisive e ai video». (M. C.)
L'AUTORE
Michel Chion (1947), scrittore, compositore, autore di film e video, è un teorico dell’ascolto e dell’audiovisione. Ha pubblicato numerose opere dedicate a registi, alla musica concreta, all’ascolto, alla teoria della sceneggiatura, ai mestieri del cinema. Molti suoi saggi sono apparsi sulle pagine dei «Cahiers du cinéma». Presso Lindau sono stati pubblicati Un’Odissea del cinema. Il «2001» di Kubrick; David Lynch e Stanley Kubrick. L’umano, né più né meno.
La sceneggiatura è la premessa essenziale della costruzione delle immagini e dei suoni che costituiranno il film; analogamente il discorso sulla sceneggiatura è la premessa essenziale del lavoro critico sul film. Una sceneggiatura approssimativa genererà dunque, con buona probabilità, un film malfermo; un'analisi approssimativa della sceneggiatura genererà, ancora più probabilmente, una recensione malferma. Per neutralizzare questi rischi, occorre concepire la sceneggiatura come un sistema, cioè come un intero formato da parti essenzialmente connesse fra loro. Tenendo fermo tale principio, questo saggio propone un modello concettuale in grado di spiegare il funzionamento narrativo di qualsiasi film, da "L'arroseur arrosé" dei Lumière a "Tutti pazzi per Mary" dei Farrelly, da "Biancaneve e i sette nani" di Walt Disney a "Goodbye South, Goodbye" di Hou Hsiao-hsien. Non solo: nell'elaborare schemi applicabili a qualsiasi film, "Il sistema sceneggiatura" si rivolge a un qualsiasi potenziale lettore, sia questo sceneggiatore, critico cinematografico, cinéphile, insegnante o studente. Nel suo tentativo di coniugare teoria e pedagogia aggiornando la Poetica di Aristotele all'era delle immagini in movimento, "Il sistema sceneggiatura" ambisce a essere al tempo stesso un manuale per imparare a scrivere i film e un trattato per imparare a capirli.
IL LIBRO
Proprio quando la sua fortuna critica si trovava a un punto di svolta, Hitchcock sorprese il pubblico e i recensori allontanandosi dalle formule dei suoi consueti film a suspense e realizzando una grande «giostra» macabra. Ma dietro la sua parvenza dimessa – fu girato con pochi soldi, in bianco e nero, in formato non panoramico – Psyco è un’opera estremamente complessa e innovativa, capace di scavare nelle pieghe più angosciose della società. Sulla falsariga del romanzo omonimo di Robert Bloch – un libro di controversa qualità, sottoposto peraltro a sottili ma significative manipolazioni – Hitchcock aggiorna il binomio romantico amore-morte alla luce della vulgata psicoanalitica diffusasi negli Stati Uniti negli anni ’50 e porta alle estreme conseguenze le sue ossessioni per la violenza, il sesso e le inibizioni prodotte dalla famiglia. Ne risulta un film eversivo e proteso verso la modernità, capace di incidere sull’immaginario collettivo anche oggi, a distanza di mezzo secolo dalla sua uscita.
L'AUTORE
Mauro Giori, dottorando di ricerca presso l’Università di Pisa, collabora agli insegnamenti di cinema dell’Università degli Studi di Milano. È autore di numerosi saggi apparsi in volume e su rivista.
Il documentario è vecchio come il cinema, ma a differenza delle opere di fantasia non ha mai conquistato il grande pubblico e ha occupato uno spazio marginale nella programmazione delle sale o nei palinsesti televisivi. D'altra parte è sempre stato il terreno privilegiato di una riflessione profonda sull'etica, l'estetica e la tecnica del mezzo cinematografico e ha impegnato la creatività di alcuni fra i massimi registi del '900. Recentemente, poi, anche grazie ai progressi della tecnologia che hanno molto semplificato il processo produttivo, ha conosciuto un nuovo sviluppo, accompagnato da una più acuta attenzione di operatori culturali e studiosi. In questo aggiornatissimo volume, Guy Gauthier effettua una ricognizione a 36O gradi, combinando storia e teoria, critica e analisi del documentario. Le questioni che affronta vanno dalla definizione di una terminologia specifica alla poetica dei grandi autori, dall'analisi del ruolo del cineasta al problema dei mezzi tecnici e della fruizione sociale dell'opera. Ne risulta l'articolato ritratto di una forma espressiva in evoluzione costante e ricchissima di voci e di esperienze, come dimostra la filmografia raccolta in appendice, in cui sono registrati quasi trecento registi di ogni continente, dalla Francia all'Italia, dalla Cina all'India, dall'Argentina agli Stati Uniti, agli stati africani.
Il sonoro di un film è parte essenziale della sua riuscita artistica e tecnica, e del suo impatto sullo spettatore. Ricostruendone la storia, analizzando le più recenti conquiste tecnologiche e illustrando le varie figure professionali coinvolte, Laurent Jullier permette al lettore di districarsi in un ambito non sempre di facile comprensione. La seconda parte è riservata a utili approfondimenti: analisi di sequenze, interviste e documenti di lavoro di autorevoli professionisti.