A fronte delle tante interpretazioni extra ecclesiali sviluppatesi in questi ultimi secoli, Billeci propone un ritorno ad una più equilibrata ma decisa interpretazione teologica, sorretta anche da una rinnovata ontologia, del mistero dell'unione ipostatica. L'Autore sottolinea come il passaggio da un'interpretazione ontologica a favore di quella biblica, con il prevalente uso del metodo storico-critico, ha sì portato importanti novità e arricchito le chiavi di lettura della figura di Gesù Cristo, con l'aiuto anche delle scienze umane, ma in diversi esiti si è tradotto nello sbilanciamento del mistero dell'Incarnazione a favore dell'uomo Gesù, non più inteso nel contesto della sua unione ipostatica con la divinità del Figlio di Dio Incarnato.
Ripartire dal primo annuncio cristiano, il kerygma, perché sia per davvero e sempre il fondamento dell’essere e dell’agire ecclesiale per il discepolo e per la sua comunità.
E così ricentrare tutto – la vita, le relazioni, l’attività pastorale – su Gesù, Figlio eterno del Padre, morto e risorto per l’uomo, che dona lo Spirito Santo.
L'individuazione della pista epistemologica che orienta l'escatologia di Hans Urs von Balthasar è lo scopo prioritario dell'opera, nel tentativo di individuare anche le piste dialogiche privilegiate dal noto teologo intorno ai più significativi modelli della produzione escatologica post-conciliare. L'opera approfondisce e prova a chiarire soprattutto la questione controversa circa il tema dell'inferno vuoto, la cui concettualizzazione teologica ha procurato a von Balthasar l'etichetta di teologo ai limiti dell'ortodossia. Un'occasione per comprendere cosa intendeva von Balthasar, in coerenza con la scansione estetica della Trilogia: Gloria, Teodrammatica, Teologica.