In un volumetto agile e di facile lettura, Monsignor Luigi Mistò offre un prezioso "vademecum" su sette temi centrali della fede cattolica presentati in modo riassuntivo e appassionato, per consolidare la conoscenza, aiutare l'approfondimento e lo studio, la ricerca e la discussione, la meditazione e la preghiera quotidiana. "Sette parole luminose" che raccolgono e fanno risplendere i tesori più lucenti e preziosi che abbiamo ricevuto in dono e che siamo chiamati a custodire con cura e a trasmettere a nostra volta con fedeltà e passione. Una sintesi chiara e di comoda consultazione, da tenere sempre a portata di mano sia per sé sia per il dialogo, l'annuncio e la testimonianza, oggi sempre più necessari, con chi incrociamo sul nostro cammino.
L'attuale pandemia non ha cambiato il mondo, ma ha avuto solo il "merito" di scoperchiare delle problematiche che erano già presenti in società, che gettano le radici negli albori del XX secolo e che ci portano a effettuare una riflessione dal punto di vista sia politico che ecclesiale. Il libro si apre con una riflessione sul'900 avvalendosi del contributo di pensatori quali Martin Heidegger, Romano Guardini e Jacques Ellul. La loro riflessione pone in evidenza il sorgere di quelle problematiche che nel nostro tempo sono divenute grandi problemi, coinvolgendo varie generazioni, sino a raggiungere i nostri giovani. La pandemia ci ha chiusi nei nostri "bunker"; ora che ne stiamo venendo fuori, che tipo di mondo troveremo? Ma, soprattutto, potremmo continuare lo stile di vita precedente? Si aprono così delle piste di riflessione, che l'Autore attinge dal mondo universitario in cui ha lavorato in questi ultimi anni, dalla pastorale svolta in parrocchia e dall'osservazione politica su cui ha riflettuto anche nelle sue precedenti pubblicazioni. È un libro che ci interroga sul futuro che ci aspetta.
In una società che diventa sempre più multiculturale è ancora possibile garantire una convivenza armoniosa, fondata su valori condivisi? O dobbiamo rassegnarci all'idea di un inevitabile scontro, o almeno di una inevitabile incomunicabilità, tra "noi" e "loro"? Questa domanda rinvia a quest'altra: esiste oggettivamente una comunanza essenziale tra tutti gli esseri umani? E la ragione umana è in gradi di cogliere verità e valori realmente universali, perciò universalmente condivisibili? In questo testo la risposta affermativa va di pari passo con la tesi che la verità oggettiva vada ricercata collaborativamente, come dice il titolo: con un dia-logo in cui ogni soggetto non rinunci al logos, cioè alla sua inestirpabile competenza a conoscere il vero. Prefazione di Massimo Borghesi.
Dalla Genesi ai libri dei Profeti, dai racconti dei Vangeli alle visioni dell'Apocalisse, la Bibbia ha rappresentato nel corso dei secoli il codice dell'arte e della letteratura occidentali in virtù del suo significato universale, narrativo ed etico. Le pagine di molti libri rimarrebbero bianche se non fossero nutrite dal retroterra biblico che ne costituisce l'humus. E anche nei nostri tempi sono numerosi i poeti che, in modo più o meno esplicito, hanno raccolto la sfida del confronto con le Scritture, ora inseguendone la traccia sacra, ora recependone la trama narrativa, talvolta invece prendendone le distanze fino a curvare verso un amaro nichilismo. In questa raccolta, cinquantadue poesie tra le più intense degli ultimi cento anni, accompagnate da un commento rigoroso e insieme affabile, vengono messe in parallelo con passi dell'Antico o del Nuovo Testamento, riconoscibili come fonte dichiarata d'ispirazione oppure soltanto echeggiati o suggeriti all'orecchio del lettore. Ne risulta un dialogo a voci alterne in cui si mescolano fede e scetticismo, devozione e disperazione, sapienza e fantasia, in un confronto avvincente e, al contempo, sempre orientato a quella ricerca di senso che è costante e, per questo, insistentemente attuale.
L'ondata epidemica degli ultimi anni ci ha costretto a fare i conti con i limiti delle nostre sicurezze. Siamo stati rimessi di fronte a una vulnerabilità che può sempre riemergere in forme nuove, facendoci sentire più vicini ai drammi attraversati, con ben minori possibilità di difesa, nei secoli lasciati alle spalle. L'impatto con la crisi si fissa sempre nella memoria: diventa cronaca di cui si scrive e si discute, su cui intervengono poteri e istituzioni, trama di narrazioni che possono arrivare a farsi letteratura e storia. L'antologia che presentiamo ripercorre i momenti più significativi di questo dialogo ininterrotto tra le patologie diffuse per contagio e la comunità degli attori umani. Dalla peste di Boccaccio passando attraverso Guicciardini, Federico Borromeo, Muratori, Verri, Parini, Manzoni, De Amicis e altri autori siamo condotti fino alle ripercussioni delle epidemie di vaiolo, di colera, di influenza spagnola. Si conclude con una prima sintesi panoramica sui riflessi in campo narrativo dell'epidemia da Covid-19, che ci proiettano nel cuore di una vicenda i cui effetti non potranno essere dimenticati per il loro peso e il carattere globale.
«Papa Francesco ci ha abituato fin dai primi giorni del Suo Pontificato a una lettura sapienziale e realistica "dei segni dei tempi" nei cambiamenti nella vita della Chiesa e del mondo intero in questa nuova epoca. Nel solco delle Tradizioni, della spiritualità ignaziana e del Concilio, per il Santo Padre è la Voce dello Spirito e delle Sacre Scritture che ci apre a un autentico discernimento ecclesiale e sociale, sulle coraggiose prospettive di futuro per una nuova primavera della Chiesa. [...] Auguro al lettore di queste pagine di usare e riusare questo libro, di lasciarsi interpellare dalla freschezza della parola del Santo Padre con le varie citazioni dei Padri del deserto, da autorevoli teologi del Concilio, dagli autori dell'Oriente e dell'Occidente cristiano, affinché possa diventare un manuale per la vita e la formazione spirituale di tanti fedeli e anime consacrate o sacerdotali». (Dalla Prefazione del Cardinale Matteo Zuppi)
Sulla scorta di una ricca documentazione archivistica e a stampa, il volume di Roberto Sani si propone di lumeggiare l'esperienza di padre Matteo Ricci in Cina nel quadro della più generale evoluzione della Chiesa e del cattolicesimo europeo tra Cinque e Seicento e, in particolare, alla luce della nuova progettualità missionaria elaborata dalla Compagnia di Gesù con specifico riferimento alle Indie Orientali. L'opera missionaria di padre Matteo Ricci è riletta, sotto questo profilo, alla luce delle più complessive istanze di rilancio di un nuovo universalismo della Chiesa proprie del Rinnovamento cattolico e del Concilio di Trento, di cui la Compagnia di Gesù si fece protagonista e interprete tanto sul versante culturale ed educavo, quanto su quello più propriamente missionario, inaugurando nelle Indie Orientali una strategia missionaria consapevole della necessità di adattare la predicazione e l'apostolato ai costumi e alle tradizioni di quelle terre, nella convinzione che l'opera di evangelizzazione, per riuscire autenticamente efficace, dovesse liberarsi dell'habitus europeo e radicarsi nel tessuto della cultura e della mentalità delle popolazioni locali. Nell'applicare in modo originale e creativo tale strategia, padre Matteo Ricci si spinse ben oltre il processo di accomodamento ai costumi e alle tradizioni cinesi, creando le premesse per l'avvio di un vero e proprio processo d'inculturazione del Vangelo.
L'11 febbraio 2013, Guido Baldini, quarantenne professore di Storia moderna in un'Università parigina, apprende come tutti delle dimissioni di papa Ratzinger. Baldini scrive per giornali e blog e come tanti si trova a commentare, con articoli e apparizioni televisive, quella notizia inedita e clamorosa. Ciò che ancora non può sapere è che, il 12 marzo, proprio lui verrà eletto papa dal conclave. Con una scusa sarà convocato in Vaticano da monsignor Carafa, che veglia sullo svolgimento del conclave e lo condurrà fino alla Cappella Sistina, dove Baldini verrà informato dell'incredibile avvenimento.
Il dialogo tra le diverse tradizioni religiose e le confessioni cristiane è un "segno dei tempi", che la Chiesa cattolica ha accolto come ispirazione dello Spirito Santo, a partire dal rinnovamento avviato con il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). Il volume, prendendo le mosse dalla distinzione tra dialogo ecumenico e dialogo interreligioso (il primo tra la Chiesa cattolica e le confessioni cristiane separate in vista dell'unità; il secondo tra la Chiesa cattolica e le fedi mondiali, finalizzato all'interazione e alla cooperazione), mette in luce il dissenso interno alla Chiesa cattolica scaturito dalle aperture dialogiche (ecumeniche e interreligiose) dal Concilio Vaticano II ad oggi. L'autore, attraverso un'attenta ricerca e sistemazione del materiale scientifico e digitale raccolto, sottolinea come il dialogo tra religioni, nonostante dissensi e criticità interne, proceda faticosamente, volto all'integrazione, alla cooperazione e alla pacifica convivenza tra i popoli: odierne problematiche mondiali che interessano drammaticamente il nostro vissuto quotidiano. Presentazione di Derio Olivero. Prefazione di Giuseppe Lorizio.
In questo numero la parte monografica è dedicata alla Responsabilità civile della diocesi, con interventi di Matteo Carnì, Giuseppe Comotti, Luciano Eusebi, Paola Lambrini, Andrea Nicolussi, Cecilia Pedrazza Gorlero, Stefano Troiano, Daniele Velo Dalbrenta. Un contributo del professor Pierpaolo Dal Corso è dedicato alla recente riforma del diritto penale canonico con particolare attenzione ai c.d. delicta graviora. Altri interventi di natura miscellanea sono firmati da: Davide Dimodugno, Fabio Fornalè, Giacomo Incitti, Pasquale Lillo e Szabolcs Anzelm Szuromi.
Con questo suo nuovo lavoro, l'Autore si sofferma su alcuni importanti aspetti della personalità di Giacomo Della Chiesa, dal suo lavoro per la pace alle sue iniziative per le missioni, dalla sua riflessione sull'unità dei cristiani alla sua attenzione al mondo orientale, dal suo impegno per una rinnovata lettura della Scrittura alla valorizzazione del laicato, mettendo così in evidenza la modernità di un pontificato in larga misura ancora da scoprire. La delicatezza nei suoi rapporti con gli altri e la sua squisita gentilezza, che mal si accompagnavano a un paese in cui cresceva il culto della violenza che condurrà al fascismo, ci possono spiegare perché il papa genovese sia rimasto a lungo uno sconosciuto.
La ricerca, che analizza in particolar modo i testi dei concili e dei sinodi ottocenteschi in riferimento al tema di indagine, ricostruisce l'alveo della elaborazione delle due bozze di canone rinvenute nel Fondo Ojetti dell'Archivio della Pontificia Università Gregoriana di Roma, ed aiuta ad inquadrare anche la normativa attuale, che si è ulteriormente sviluppata con Accordi bilaterali tra Stato e Chiesa, a livello nazionale, regionale e locale. Si tratta, pertanto, di un singolare studio di carattere storico-giuridico che presenta organicamente la legislazione dello Stato Pontificio in materia di tutela del patrimonio artistico e affronta l'evolversi della normativa canonica particolare in Italia nel XIX secolo: il riferimento all'Italia potrebbe dare l'impressione di chiudere la normativa universale nel particolare. In realtà, per questa materia, la realtà italiana, quasi prolungamento dello Stato Pontificio, ha costituito il terreno di sperimentazione che poi si allargherà al resto della cattolicità.