Sant'Agostino, eccezionale testimone e maestro di bellezza, ce ne tratteggia il triplice volto: quello della bellezza fisica, definita "estetica" appunto perché "percepita" dai sensi, a partire dagli occhi e dall'udito; quello della bellezza interiore, costituita dalle virtù, in particolare dalla giustizia, dalla sapienza, dall'amore, dalla verità, intercettata dalla mente; quello della bellezza escatologica, cioè della bellezza che caratterizza l'essere umano nel mondo dei risorti anche nel suo corpo, svelata dalla Parola di Dio. Ma ad Agostino sta a cuore segnalare il Mistero della Bellezza, personificazione e fonte della bellezza, in Dio Trinità, di cui le bellezze create sono una sorta di sacramento.
Il libro si propone di dotare ogni cristiano di una chiave interpretativa, culturale e direttiva riguardo alle problematiche presenti all'interno del contesto sociale odierno. Il linguaggio scorrevole e non prettamente tecnico aiuta il lettore a meglio comprendere l'utilità e la necessità della Dottrina sociale per la vita della Chiesa. Il testo è indirizzato nello stesso tempo a tutti coloro che, pur non cattolici, si ispirano ai principi e ai valori cristiani, e a tutti offre l'opportunità di conoscere il pensiero teologico e magisteriale della Chiesa riguardo la vita in società. Nella prima parte del libro, l'Autore effettua una ricostruzione degli avvenimenti appartenuti alla storia dell'Europa e della Chiesa che hanno condotto alla nascita della Dottrina sociale e ne considera gli sviluppi dal pontificato di Leone XIII sino a quello di papa Francesco. La seconda parte del libro presenta l'ossatura della Dottrina sociale della Chiesa, presentando i vari Principi che la compongono, i quali, se tenuti presenti e attuati, possono essere un chiaro indirizzo pastorale da praticare per la propria vita personale e all'interno della società, un prezioso aiuto per vivere la propria vocazione cristiana nel mondo. Presentazione Giampaolo Crepaldi.
L'intento dell'Autore è di offrire, in modo particolare alle persone che vivono l'esperienza della vocazione alla vita verginale ed educativa, un itinerario pedagogico e di preghiera per non fuggire dall'esigenza discepolare di diventare uomini e donne affettivamente maturi. Attraverso dieci icone bibliche, tratte dal Nuovo Testamento e dal Cantico dei Cantici, viene proposto un cammino che trova il suo momento genetico nell'invito all'accettazione della propria condizione ontologica di "guaritori feriti" che, in virtù dell'azione della Grazia battesimale e degli altri sacramenti, possono riscoprire la potenzialità dei propri sensi spirituali, spesso paralizzati a causa della libera connivenza con il male. Il discepolo che non dimentica l'esigenza di essere veramente uomo riconosce, infine, che la maturità affettiva non è altro che il diffondere il buon profumo di Cristo.
Leggere, nella fede della Chiesa e in modo unitario, le due "lettere che portano il nome dell'apostolo Pietro permette di intraprendere un cammino prezioso. Se già alcuni frammenti in particolare della Prima lettera di Pietro, possono essere noti (perché citati frequentemente nella liturgia), solo la lettura completa ed approfondita del testo può restituirci la sua ricchezza e la sua sorprendente attualità. Come è evidenziato nelle pagine introduttive di questo sussidio, preparato dalla comunità di Marango, si tratta di lettere che si rivolgono, più o meno direttamente, a comunità cristiane reali, alle prese non senza interrogativi e sofferenze, con i problemi quotidiani del loro tempo che, poi, sono quelli di ogni generazione. L'annuncio cristiano, ai tempi di queste lettere ed anche oggi, è la testimonianza serena e gioiosa di una verità detta con amore e di un amore vissuto nella verità. E' l'annuncio di una vita riconciliata e capace di speranza in una quotidianità fatta di luci e di ombre, di alti e bassi, di successi e insuccessi, di momenti lieti ma anche di frangenti tristi e scoraggianti. Annunciare la speranza è per ogni comunità cristiana, anche piccola, un dovere e consiste nel prendere per mano chi fatica o, addirittura, non trova più motivi per vivere. Annunciare la speranza è rendere evidente la differenza cristiana ed è il modo con cui beneficare il prossimo e l'intera società. (dalla Prefazione di Francesco Moraglia)
Il testo è composto di due parti. Nella prima sono raccolte le omelie per le ordinazioni sacerdotali mentre nella seconda parte si trovano le omelie per le Messe crismali. Scrive il Patriarca di Venezia: «Durante l'ordinazione presbiterale, di fronte alla Chiesa agli ordinandi viene chiesto di assumere gli impegni propri delle promesse sacerdotali; esse caratterizzeranno, plasmeranno e faranno crescere il loro sacerdozio. Con questo gesto che compiono liberamente si impegnano ad aderire a ciò che gli verrà, di volta in volta, chiesto dalla Chiesa e ad andare dove sarà necessario. È bello, quando si è interpellati, dire semplicemente: sì. Un sì anche faticoso, che però genererà in chi lo dice una gioia profonda di cui continueremo a rimanere sorpresi. Gesù, lo sappiamo, ha promesso il centuplo in questa vita e, poi, la vita eterna (cfr. Mt 19, 29)».
L'idea di questo libro è di accompagnare chi si accosta per la prima volta alla storia del diritto canonico allo stesso modo di una guida con i visitatori di un solo giorno entro una grande pinacoteca. Nell'impossibilità di vedere tutto, si sono selezionati solo alcuni quadri, almeno i più noti ed importanti, illustrando la personalità di ogni autore, il suo tempo, il messaggio trasmesso, l'influsso esercitato su altri che seguirono. Nella speranza che, al termine della pur breve visita, scaturisca il desiderio di tornare un'altra volta, approfondendo le proprie conoscenze su un mondo che, prima, non conoscevano affatto.
Per la prima volta, nella storia bimillenaria della Chiesa, papa Francesco ha virtualmente invitato tutti i fedeli del pianeta a esprimere la loro voce e le loro esigenze, a dare il loro parere sulle riforme possibili e necessarie. Ma l'ideale di una «Chiesa sinodale» spesso finisce per ridursi a uno slogan privo di contenuti determinati o per lasciare adito a strumentalizzazioni ideologiche. Questo libro vuole ricostruire storicamente il concetto di sinodalità a partire dal Vaticano II , mostrandone la genesi e l'evoluzione, le variazioni semantiche, le forme di recezione nella dottrina teologica, canonistica e sociologica. Lo scopo è triplice: precisare cosa si debba intendere propriamente per sinodalità; determinare la sua portata in rapporto ai modelli di Chiesa e porre in risalto i limiti e gli equivoci cui è esposta l'attuazione del progetto papale.
L'esperienza giuridica canonistica partecipa di una mescita millenaria di tradizione e innovazione, che il lavoro tenta di ri-scoprire alla luce delle categorie filosofico-giuridiche della "autorità" e della "autonomia". Il rapporto tra queste nel recupero della compenetrazione delle relazioni tra diritto canonico e diritti secolari consente all'Autore di offrire una lettura critica imperniata su alcune ipotesi di lavoro in base alle quali verificare le soluzioni più adeguate dinanzi alla attuale crisi delle istituzioni, secolari ed ecclesiali. Anche in questi termini «si comprende l'originalità del lavoro di Andrea Favaro, che rinverdisce il lascito di un "realismo giusfilosofico", recuperando l'impianto della filosofia antica, metodologicamente accresciuto dall'elaborazione tomista, per offrire una visione del diritto fondata sulla radicale problematicità dell'esperienza, e perciò capace di rapportarsi con l'essere dell'uomo. Da qui la riscrittura critica della relazione tra intelligenza e ragione, tra autorità e potere, tra decisione e autonomia, con la quale si ridefinisce il significato della libertà individuale e il ruolo della comunità e si pongono le basi per una ricollocazione dell'elemento istituzionale, nell'ottica di un'attenuazione della mera scientificità del discorso giuridico e la riproposizione di un messaggio autenticamente filosofico» (dalla Prefazione di Alberto Scerbo).
A chi ha una certa familiarità con i testi di Agostino non parrà fuori luogo definirlo un artigiano prolifico di aforismi indimenticabili, cioè di frasi concise e pregne di pensiero. Gli venivano spontanei. Ogni suo aforisma è un piccolo gioiello. Molti lasciano sorpresi e incantati, tanto sono geniali. Erano il suo linguaggio caratteristico e abituale usato con il composito pubblico, tanto da riconoscervi una sorta di marcatore dell'autenticità dei suoi interventi trasformati in opere letterarie. Del resto, l'arte della retorica, di cui era stato anche docente, gli ha consentito di scegliere, all'occorrenza, le parole più idonee; di intarsiarle modulandole tra di loro, obbedendo alla vibrazione del pensiero; di accostare sapientemente parole assonanti e di posizionare i pensieri in forma speculare; di condensarvi un pensiero importante e portante; di consegnare al pubblico una sintesi formidabile e accattivante, facilmente memorizzabile. La presente pubblicazione, dopo aver raccolto, con testo originario latino e traduzione italiana rigorosamente fedele al linguaggio dell'autore, oltre quattrocento aforismi e pensieri sapienziali di Agostino, selezionati tra i più significativi, sviluppa una serie di tematiche, a trama aperta, intessute appunto degli aforismi e dei pensieri sapienziali segnalati nella prima sezione. Ne risulta un ampio spaccato della teologia e dell'antropologia teologica di Agostino.
Con un testo sempre coinvolgente e di facile lettura, monsignor Luigi Mistò ripercorre il Vangelo alla ricerca degli "amici" di Gesù, persone vive che si presentano come testimoni privilegiati di un'esperienza, di una relazione diretta e particolare con Lui. Nascono così dieci "lectiones" del Vangelo, frutto maturo di un amore appassionato alla Parola di Dio, di una profonda sensibilità pastorale, di una singolare carica umana e di un animo genuinamente sacerdotale. È davvero una grazia inestimabile e un tesoro ineguagliabile poter leggere e rileggere gli incontri che Gesù ha avuto e tentare di entrare nel mistero della vita delle persone che sono state singolarmente toccate dall'averlo incrociato sul proprio cammino e, a partire dall'incontro con Lui, hanno trovato la stella polare, il senso autentico, la gioia incontenibile, la realizzazione piena della vita. Persone vive, che si stagliano davanti a noi come testimoni e maestri. Per imparare da loro, far tesoro del loro insegnamento e della loro esperienza, imitarli come ideali di vita e, sulla loro scia, accompagnati dal loro esempio e anche dalla loro intercessione, approfondire sempre di più il nostro personale e irripetibile rapporto di amore e di amicizia con Gesù, l'innamorarci di Lui, giorno dopo giorno, sempre da capo.
All'inizio di tutto, quando non c'era nulla se non quell'Inizio, c'erano l'amore, la gratuità, la comunione Tutti ci chiediamo: possiamo vivere assieme in questa epoca di individualismo assoluto? Quali relazioni stabilire? Da dove può nascere la speranza di una vita in comune? Quali sono le forze che possono purificare l'amore e renderlo costruttivo? L'autore di questo breve ma profondo libro ci aiuta a ricercare, in una visione antropologica e biblica, le radici della nostra convivenza su questa terra.
Questo nuovo sussidio ha il compito di condurre e indicare il cammino a quanti vivono l'esperienza dei Gruppi d'ascolto alla riscoperta della terza ed ultima parte del Vangelo secondo Matteo che ha accompagnato questi anni così difficili, a partire dall'inizio della pandemia all'attuale situazione in cui il perdurare della guerra e l'emergere di tanti segni di crisi (a livello politico ed economico ma anche ambientale ed alimentare ecc.) aumentano preoccupazioni ed interrogativi che si riflettono sulla vita delle persone e delle comunità. Ma proprio le caratteristiche del nostro tempo - di fronte ai "poteri", alle ideologie e al "senso comune" del mondo - possono ravvivare il bisogno e la necessità di ritornare di nuovo al "primato di Dio", che sempre parla al suo popolo, chiede d'essere ascoltato e dona la sua grazia di salvezza. Si tratta, insomma, di "rendere a Dio quello che è di Dio" (cfr. Mt 22,21), come dice Gesù stesso in una delle icone previste durante il percorso. C'è, quindi, da riprendere in mano il "primato della fede" [...]. Sì, perché il nostro accostarci alla Parola e qui, sommamente, al Vangelo che è la Persona stessa del Signore Gesù, non è mai un esercizio intellettuale o puramente culturale; è sempre un momento di grazia, una lettura ed un ascolto "credente" per crescere ogni giorno di più in quella confidenza ed intimità "in Cristo" e nel suo Vangelo che ci permette di dare senso e valore alla nostra esistenza e a tutti gli eventi, grandi o piccoli, che la caratterizzano. [dalla Prefazione di Francesco Moraglia]