Queste lettere nascono come lettere vere, e-mail mandate da una giornalista a un amico per raccontare ciò che, scritto il “pezzo” quotidiano, rimaneva nella penna. L’amico era Luigi Amicone, direttore di “Tempi”, e un giorno ha deciso di pubblicarne una, e poi ha continuato.
Un cronista, o un inviato, in genere racconta chi è morto, e perché, e dove. Raramente ha il modo di dire delle facce di quelli che ha incontrato, dei loro sguardi. Può raccontare dello sfacelo dello tsunami, ma non lo sguardo degli ultimi sacerdoti cattolici a Banda Aceh, tra i morti affioranti ancora dall’acqua – lo sguardo di chi ostinatamente vuole ricominciare da capo.
Un cronista può dire che il funerale di Pavarotti sembrava uno show, ma non parlare dell’unica ombra che gli è sembrata mancante fra quelle mille telecamere, dell’unica che non è stata invitata, e che pure aleggia nell’odore pesante dei fiori che appassiscono nella cattedrale di Modena. Poi, non c’è neanche bisogno di andare lontano: basta una frase di tuo figlio, o una mattina al mercato, per mettere in moto domande che non si scrivono sui giornali. Dove si può parlare di tutto, ma non di sé: di ciò che profondamente ci sta a cuore, e costantemente censuriamo.
Prefazione di Luigi Amicone
«In un tempo che ci lascia letteralmente senza parole, Marina Corradi inforca i suoi occhiali neri, riempie la penna d'inchiostro impressionista, scende per strada, annota nell'anima...e ci parla».
Luigi Amicone
GLI AUTORI
MARINA CORRADI è inviato e editorialista di «Avvenire» e collabora a «Tempi». Ha iniziato a lavorare come cronista di "nera" al quotidiano milanese «La Notte», poi è passata a «Repubblica» e da qui nel 1988 al quotidiano cattolico. Ha ricevuto nel 2006 il premio "Dino Buzzati" della Provincia di Milano e il premio dell'Unione cattolica stampa italiana per il 2007. Nello stesso anno per la rubrica "Prima che venga notte" ha ricevuto uno dei premi giornalistici Saint Vincent, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Ha tre figli.
Salonicco fu teatro di un evento storico unico. Qui si raccolse una comunità di ebrei fuggiti dalla Spagna dopo l’espulsione decretata nel 1492. Per più di quattrocento anni questa comunità preservò le tradizioni originarie, continuò a parlare nell’antico castigliano, conservando persino le chiavi delle case di Spagna e vivendo una religiosità intensa e impregnata di misticismo. Agli inizi del Novecento, Salonicco era una città a grande maggioranza ebraica, una “Gerusalemme balcanica” nell’Impero Ottomano. Ma il disfacimento dell’Impero mostrava i segni della fine di un’esperienza quasi irreale. La famiglia Yacoél – di cui questo romanzo racconta le vicende, a sfondo autobiografico – vive sempre più dilaniata dalla consapevolezza che la realtà ovattata e la magica esperienza spirituale in cui ha finora vissuto sta franando sotto i suoi piedi e che anche l’ebraismo di Salonicco sta per essere proiettato nel vortice dei drammi europei. Al crollo di questa realtà segue la dispersione della famiglia in vari paesi europei, soprattutto in Italia e in Francia, dove i suoi membri si confrontano con il senso della propria identità ebraica e con un antisemitismo circostante che cresce come un’onda minacciosa fino a esplodere nell’apocalisse finale della Shoah. Assieme al racconto di un’esperienza eccezionale e irripetibile, di un’esistenza sradicata, “con le radici in cielo”, il romanzo propone riflessioni sull’odio razziale e l’intolleranza e sulla natura dell’antisemitismo europeo che appaiono oggi di grande attualità.
Presentazione di Paolo Israel
Il romanzo narra il correre parallelo di due esistenze (un uomo e una donna) nell’Ancona dei primi decenni del Novecento, popolata dei mezzi più avanzati di quella tecnologia sempre più dominante (auto, aerei, radio). Lui, nato cieco, e lei, intraprendente aviopittrice, finiscono col ritrovarsi, senza volerlo, insieme sotto il bombardamento della città, fatto storicamente avvenuto il 2 novembre 1943. La partecipazione all’evento provoca il misterioso, contemporaneo accadere di fenomeni opposti: lui, Elia, acquista inspiegabilmente la vista, proprio quando a lei invece verrà sottratta. Attraverso l’avvenimento che scombina la vita dei due personaggi, il romanzo si trasforma in un’ardita riflessione sulla facoltà del “vedere”, sollecitata dall’intromissione di un “terzo uomo”, un monaco ortodosso ispirato alla figura del matematico-filosofo Pavel Florenskij.
Lui sta morendo. Morirà?
Lei, a qualunque costo, deve trovare suo figlio.
L’altra ascolta e fa cosa può.
Questa è una storia di santi, dove nessuno è chiamato per nome.
Tranne un peccatore.
Tanto, di che si parla, è chiaro per tutti.
Forse.
È l’atmosfera magica di Samarcanda e di Bukhara a far da sfondo alle vicende variamente drammatiche di Sophie: difficoltà di coppia e intense passioni, un rapimento, una caduta da cavallo, una fuga senza una meta precisa. Ma, al di là degli eventi che la coinvolgono, Sophie è turbata dal confronto di culture in cui è immersa, e vede quanto le immagini che i due mondi hanno l’uno dell’altro finiscano per essere convenzionali e falsate, spesso semplicemente funzionali a imprese di cupidigia e di potere.
GLI AUTORI
Giuliana Morandini è nata a Udine e vive tra Venezia e Roma. Si è occupata del rapporto tra letteratura e psicoanalisi e di scrittura femminile con E allora mi hanno rinchiusa (1977) e La voce che in lei (1980). Ricordiamo poi i suoi romanzi di atmosfera mitteleuropea: I cristalli di Vienna (1978), Angelo a Berlino (1987), Sogno a Herrenberg (1991), Giocando a dama con la luna (1996); presso Marietti ha pubblicato Sospiri e palpiti (2001) Premio Speciale della Giuria -Premio Rapallo 2002.
Romanzo che oscilla tra due mondi, lo storico e il mitico, Il fuoco nuovo prende l'avvio dalla più importante cerimonia religiosa dei Mexica, quando, dopo giorni di drammatica attesa, all'apparire delle Pleiadi un prigioniero di nobile sangue veniva immolato. Dal petto squarciato dal coltello di ossidiana, là dove per Dio padre e Madre natura aveva battuto il cuore, scaturiva la fiamma che ritornava a illuminare ogni angolo dell'impero. Questo avvenne per l'ultima volta nell'Anno del flauto, quando sul mare apparvero i templi galleggianti di Cortés, il conquistador o il dio falso e bugiardo. Incominciava così il principio della fine del mondo. La fine del mondo, il quinto secondo la cosmogonia dei Mexica, nel romanzo è vissuta con l'animo dei vinti. La comparsa dei conquistadores e la loro marcia verso il cuore dell'impero sono viste o immaginate con gli occhi di Montezuma. Stupito, attonito, dubbioso, incomprensibilmente arrendevole, il Signore dei Mexica e di altri popoli è forse più chiaroveggente dei suoi indovini. Se anche avesse distrutto Cortés dal principio, cosa sarebbe cambiato? Di quanto avrebbe potuto allungare l'agonia del suo mondo? Quali pensieri agitavano l'animo di Montezuma quando inviò a Cortés il copricapo e i paramenti sacri al Serpente Piumato? Chiuso nel suo mondo, nel suo palazzo, nel cuore di una città sull'acqua, tanto bella da farci pensare a una Venezia delle Indie, Montezuma emerge come figura solitaria e tragica, in tutta la nudità della condizione umana.
VINCENZO GAMBARDELLA è nato a Napoli nel 1955 e abita a Milano. I suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste letterarie "Il racconto", "clandDestino", e sul settimanale "Vita". È presente in due antologie di nuovi narratori italiani: Dire scrivere pubblicare leggere valutare (Guaraldi, 1997) e Confini (Avagliano, 1998). Per Marietti ha pubblicato il suo primo romanzo Seduto sulla tempesta (2006).
All'inizio del VI secolo d.C. Milano è per popolazione e ricchezza la seconda città d'occidente dopo Roma. Il paese prospera, e i due popoli convivono senza problemi malgrado le differenze religiose. Nel 535 d.C. l’Imperatore Giustiniano, che mira alla riconquista dei territori perduti in occidente, muove guerra contro i successori di Teodorico. In due anni di guerra l'esercito imperiale comandato da Belisario conquista la Sicilia, l’Italia meridionale e Roma. Milano, che vuole schierarsi con gli Imperiali, invia a Roma una missione a chiedere aiuto militare. Belisario, che ha vinto la battaglia per Roma, invia nella primavera del 538 d.C. un distaccamento in appoggio agli insorti Milanesi. Questi compiono ogni sforzo per mettere la città in condizione di sostenere un assedio. Formano una milizia volontaria e combattono insieme agli Imperiali. La punizione per il tradimento non si fa attendere: nell’estate del 538 d.C. un esercito di Ostrogoti e Burgundi, comandato da Uraia nipote di re Vitige, cinge d’assedio la città, bloccando ogni possibilità di rifornimento. Inizia così un'agonia di molti mesi. Infine, nel marzo 539 d.C. Uraia impone la resa senza condizioni; la città viene distrutta, la popolazione maschile massacrata, e le donne vengono cedute in schiavitù. Milano viene rasa al suolo, e quando nel 568 d.C. i Longobardi conquisteranno la regione sceglieranno come capitali Pavia e Monza. Il romanzo ha per sfondo storico i tre anni, dal 537 al 539, in cui si consuma la tragedia di Milano.
Desideri divisi turbano Erika, impegnata in una ricerca di architettura a Berlino. Erika viene dall'est e la sua "crisi" si rivela nei dialoghi con un anziano studioso e con un giovane architetto. Sulla scena di quartieri sconvolti, di piazze famose ridotte a resti archeologici, le vicende personali di Erika, le immagini della follia della madre e della sorella uccisa sul "muro", si annodano e sciolgono infine il segreto, aprendo un moto di tenerezza e d'amore. In un'interrogazione alla storia tedesca, si intrecciano passato e presente. La città e il confine sono realtà e metafora, in un'analisi che presagisce e annuncia gli eventi del 1989.
GLI AUTORI
Giuliana Morandini è nata a Udine e vive tra Venezia e Roma. Si è occupata del rapporto tra letteratura e psicoanalisi e di scrittura femminile con E allora mi hanno rinchiusa (1977) e La voce che in lei (1980). Ricordiamo poi i suoi romanzi di atmosfera mitteleuropea: I cristalli di Vienna (1978), Angelo a Berlino (1987), Sogno a Herrenberg (1991), Giocando a dama con la luna (1996); presso Marietti ha pubblicato Sospiri e palpiti (2001) Premio Speciale della Giuria -Premio Rapallo 2002.
Un bambino, un ragazzo, un giovane uomo alla scoperta del mondo che lo circonda, di se stesso, della fede. Il mondo è quello di un piccolo paese del Sud, un paese come tanti eppure unico, tra vera miseria materiale e vera ricchezza spirituale in anni difficili: il fascismo, la guerra, l'immediato dopoguerra. Il giovane inizia un cammino arduo ma meraviglioso. E un giorno succede di di riascoltare l'eco lontana dei ricordi, e tronare a guardare affettuosamente quei primi passi.. È la storia romanzata di un fanciullo irrequieto e vivacissimo che, divenuto adulto, non ha mai perso il grande amore per la vita e per la terra che gli diede i natali.
GLI AUTORI
E' nato a Parghelia (Vibo Valentia) nel 1930. Finiti gli studi teologici e giuridici, è stato negli anni ’50, anche a contatto con Luigi Sturzo, ha conseguito il dottorato in “Scienze Sociali” alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo aver ricoperto l’incarico di Segretario delle “Settimane Sociali dei Cattolici d’Italia”, è stato stretto collaboratore di S. E. Mons. Giovanni Benelli. E’ autore di non pochi saggi teologici, storici e sociologici. Ha collaborato con “L’Osservatore Romano”, con “Avvenire” ed altri giornali. Tuttora è responsabile di una rubrica settimanale sul quotidiano “Il Tempo”. Elevato all’Episcopato Giovanni Paolo II (1979), è Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia.
Viva e fascinosa ricostruzione delle vicende, nel 1918, del leggendario reggimento russo Preobrazenskij, sperduto nel gelo della Siberia alla ricerca dello zar Nicola II prigioniero dei bolscevichi, «Cercando l'lmperatore» (premio Selezione Campiello, premio Bergamo, premio Hemingway, premio Maria Cristina, tradotto in 12 lingue) fu accolto al suo apparire, nel 1985, come un'autentica rivelazione, non priva di valore profetico in quanto anticipatore della caduta del regime sovietico in Russia di lì a pochi anni. La critica più attenta vi riconobbe un talento che non esitò a inserire nella linea fantastico-visionaria della nostra narrativa, quella meno frequentata dal romanzo italiano.
GLI AUTORI
Più famoso come romanziere, fin dal fortunato esordio con “Cercando l’Imperatore” - uscito da Marietti nel 1985 e poi ripubblicato da Garzanti e nella Tea - Roberto Pazzi è anche poeta, avendo iniziato la sua carriera letteraria con la prefazione di Vittorio Sereni alle sue prime poesie, nel 1970. Lo scrittore ferrarese - tradotto in venti lingue, vincitore di alcuni dei più prestigiosi premi, come il Grinzane Cavour con Vangelo di Giuda, il SuperFlaiano e il Comisso con Conclave, due volte premio Selezione Campiello con Cercando l’Imperatore e Incerti di viaggio e due volte finalista allo Strega con La principessa e il drago e La città volante - non ha mai abbandonato la poesia e, nel 1987, ha vinto il premio E. Montale, con un volume uscito da Garzanti, Calma di vento.
Il Destino sembra essere l’unico regista di questo lungo racconto, e suoi protagonisti un plico di lettere di Casanova, un’Isotta Fraschini bianca e lo spazio infinito delle pianure del Sudamerica. Dalle rassicuranti colline di Treviso, dalla laguna di Grado inizia un viaggio che approderà al porto fluviale di Asuncìon. Garbata ma inesorabile discesa agli inferi, tra galopere sfrenate e canti di chiesa. In un mondo dove presente e passato convivono, dove l’assurdo diventa normale, Casanova rivive un’ulteriore storia d’amore nascosta e rivelata tra lettere perdute, ritrovate e ancora perdute, nel gioco infinito di illusione e realtà.
GLI AUTORI
Carla Tolomeo arriva al romanzo attraverso diverse esperienze. Nasce a Pinerolo e vive a Milano, si dedica ben presto alla pittura con ottimi risultati e meritato riconoscimento per le sue opere , la sua inquietudine d’artista la porta però a sperimentare sempre nuove forme d’espressione. Nel 1997 inizia a costruire le Sedie-Scultura, che hanno immediato successo in tutto il mondo. L’artista lavora per Hermès a Parigi, per Neiman Marcus a Dallas e New York, per Blumarine in Europa, America, Asia. Le Sedie sono esposte nelle più importanti gallerie d’arte e nei Musei. Non tralascia però i suoi studi letterari, approfondisce il settecento e Giacomo Casanova in particolare. Da qualche anno si dedica alla scrittura cercando nella parola un ulteriore mezzo di espressione e comunicazione.