Il volume raccoglie una serie di omelie tenute da padre Lepori, abate di Hauterive (Svizzera), nei tempi liturgici di Avvento e di Natale. Le meditazioni dell'abate ci guidano attorno a uno dei temi fondamentali per ogni cristiano: l'Incarnazione. Con un linguaggio schietto e persuasivo, che mai si sovrappone alle Scritture ma sempre vi fa riferimento, padre Lepori annuncia la forza e il conforto di un Dio credibile e sempre presente agli uomini. La vita che si è manifestata è quella che ha fatto capolina nella storia una volta per tutte, la vita sovrabbondante che il Salvatore ha donato donando se stesso e continuamente ridona a chiunque si riconosca salvato da Lui. Illustrato da acquarelli dell'autore
Le immagini, diversamente da quanto di solito si pensa, hanno un proprio corpo. Questo fa sì che esse non rappresentino semplicemente lo schermo su cui proiettiamo desideri, sogni, ambizioni. Anche se ci appaiono spesso come una presenza immateriale che, più o meno discretamente, accompagna le nostre vite, le immagini hanno tuttavia una presenza dotata di un suo peso specifico. È così che esse incidono non solo sulla nostra percezione della realtà, ma anche sulle nostre singole esistenze. Portare l’attenzione sul corpo delle immagini significa ascoltare quanto di loro entra in noi, non semplicemente perché si offre allo sguardo, ma perché ci tocca.
Il saggio mette a confronto i fondamenti filosofici del pensiero di Hegel e di Severino. A differenza di altri studi che hanno confrontato il pensiero hegeliano e quello severiniano sotto particolari punti di vista, questo è il primo studio sistematico che fa i conti con le opere dei due pensatori nella loro interezza. Benché non sia stato trascurato l'aspetto filologico e storico-critico del dialogo filosofico, questo studio ha voluto entrare nell’essenza della riflessione portata avanti dai due pensatori. L'hegelismo viene considerato come la forma di epistéme più coerente e rigorosa dell'idealismo tedesco e, conseguenzialmente, il compimento di tutto il pensiero filosofico occidentale a partire dalla sua origine greca. Ciò malgrado l'hegelismo viene ad imbattersi in contraddizioni insolubili, in particolare la non conciliabilità tra dimensione ontologica fondativa e quella storicistica del divenire, cioè il tempo: l’essere e il tempo. Hegel naufraga proprio nel tentativo di pensare rigorosamente l'identità e la non-contraddizione. La filosofia severiniana, invece, oltrepassato il divenire in senso occidentale, rimane fedele al proprio canone della incontradditorietà e si dimostra in grado di rispondere alle incoerenze hegeliane. Prefazione di Emanuele Severino
Questo Manuale è stato concepito come introduzione e opera di consultazione alla sociologia generale con l’intento di servire a una vasta categoria di persone. Girolamo Grillo, Vescovo, ma anche Dottore in Scienze sociali e docente della materia, ha voluto racchiudere nel suo testo un compendio aggiornato delle varie lezioni tenute durante gli anni passati presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Veritas in Caritate” della diocesi di Civitavecchia (Tarquinia), al fine di poter dare la possibilità anche al lettore non molto preparato di accedere con semplicità alla materia sociologica, come un primo strumento didattico di una materia ancora accademicamente giovane. L’intento non è stato quello di fare una storia della sociologia, bensì, dimostrare che la sociologia contemporanea integra e conserva il pensiero dei suoi predecessori e continua, in gran parte, a lavorare sui problemi che essi hanno posto. Per questo, partendo dalla lezione dei classici, vengono affrontati i temi e i concetti centrali della sociologia fino ad approdare alla disamina delle principali tecniche e strumenti della ricerca sociologica. La speranza è quella di poter offrire al termine dello studio una immagine sufficientemente chiara della teoria sociologica attuale, dei problemi che essa si pone, delle risposte che propone e delle ricerche che continua a proseguire.
In Sardegna, nel paese di Gìtile, al confine di ogni cosa, del male e del bene, della ricchezza e della povertà, della civiltà e della barbarie, don Alvaro Manca, prete più di speranza che di fede, assiste preoccupato allo svolgersi di un piccolo e drammatico intrigo politico-giudiziario. La banalità del male, l’ineluttabile trascorrere della vita, la fragilità degli affetti e il conforto dell’amicizia, fanno da sfondo alla fatica con cui un gruppo di amici cerca di non soccombere alla facile tentazione di sprecare interamente l’esistenza, di affidarla alla rassegnazione o all’odio o alla violenza, come talvolta vorrebbe fare il professor Antonio Carreras, amico-rivale di don Alvaro. Nelle strade fredde di una piccola comunità che ribolle di attese mai compiute, agiscono, come attori che recitano una parte scritta per loro dal destino o dal temperamento, altri personaggi: la vedova Sanna-Porcu, il Sindaco, il disperato e vagabondo Kunfu, il terribile Mario Casula, ma soprattutto gli affetti di un circuito di persone che si sente assediato dal nulla e reagisce coltivando sacralmente la speranza di un compimento che dia senso alle cose.
Storia di un'idea: appunto della storia di un'idea qui si tratta; non dunque della ricostruzione dei precedenti ideologici di una realizzazione storica. L'idea di Sion, che accompagna con la sua ricchezza spirituale e con il suo pathos affettico tutta la tradizione di Israele, è qui presentata nel suo immutato impulso ideale, nella sua forza ispiratrice, che nessun evento storico, nessuna contingenza politica, è in grado di soffocare, nemmeno con l'illusione di una realizzazione ormai compiuta. Certo, chi conosce l'infaticabile lotta di Buber contro l'idealismo sa che l'"idea" di Sion non può essere intesa nel senso di una concezione astratta, "filosofica", ma come un preciso "evento" per Israele, popolo e individui. Si tratta di un'idea "religiosa", dello "spirito di una fede". La fede, per Buber, è un evento, è incontro; farne la storia significa rileggere e rivivere questo incontro e riproporne il significato di domanda per l'uomo, di elezione a una responsabilità. Il rapporto di Israele con la sua Terra non è fondato su un presunto legame naturale di sangue e di razza. Israele ha certo un rapporto essenziale con la sua Terra, ma si tratta di un rapporto etico: la Terra non è madre, ma sposa. Tra Israele e la sua Terra vi è il legame di un patto tra sposo e sposa, il cui significato è incluso nel più fondamentale patto di Allenza tra Dio e Israele. Nella Terra promessa Israele è chiamato a realizzare Sion: la società giusta con la Terra, giusta con gli uomini e perciò giusta con Dio. Questo è il messaggio che Buber vuole affidare con quest'opera al movimento sionista del suo tempo e, in generale, a Israele Nota introduttiva di Andrea Poma
GLI AUTORI
Martin Buber (Vienna 1878 - Gerusalemme 1965) è uno dei padri dell'ebraismo contemporaneo. Molto attivo sulla scena intellettuale tedesca, in seguito alla persecuzione antisemita emigrò in Palestina nel 1938. Da lì continuò ad irradiare il suo intenso magistero spirituale, adoperandosi fra l'altro per l'opera di riconciliazione fra arabi ed ebrei.
Numerosi i suoi scritti, dedicati a temi molteplici, quali il chassidismo e la mistica giudaica, la filosofia dialogica, la Bibbia, di cui, insieme a Franz Rosenzweig, ha curato un'originale traduzione tedesca.
Presso Marietti sono state tradotte le seguenti opere: La fede dei profeti (1985), Sion. Storia di un'idea (1987), La regalità di Dio (1989).
Nella sua scrittura María Zambrano ha sempre dato rilievo all’educazione nel significato più vasto della parola, mettendo anche l’accento su figure di maestri esemplari quale per lei fu il filosofo José Ortega y Gasset e Miguel de Unamuno. In questa raccolta di saggi, alcuni dei quali finora inediti, giunge ad ampliare il tema, mettendo in luce ’educazione nel suo più intimo significato. Si alternano meditazioni sulla pedagogia e il suo legame con la società; sull’importanza del maestro in un mondo in rapido cambiamento; su una giovinezza irrequieta, disorientata e bisognosa diguide che ne sorreggano il cammino.
Cominciare a fare cronaca nera a vent'anni, girando per questure e quartieri malfamati con lo sbalordimento di chi si trova d'improvviso dentro un gioco drammatico e vero. Guardare, all’inizio, ai morti dei regolamenti di conti e agli imputati dietro ai banchi di Assise con curiosità e attenzione, ma in fondo come a estranei, dagli estranei destini. Imparare a tornare in redazione solo con in tasca la foto del morto. E uscire dall'obitorio di Bologna, una notte di Natale e di strage, annichilita, perchè quei poveri corpi inerti sotto le lenzuola ti sembravano solo materia, cose. Poi, un anno dopo l'altro, scoprire nelle facce, in fondo agli sguardi degli altri, che nessuno ti è davvero straniero. Che proprio nelle situazioni estreme di cui un cronista racconta, più facilmente viene a galla degli uomini ciò che abbiamo in comune, come una profonda radice: il coraggio, la paura, e una speranza taciuta. Da inviato, poi, incontrare in paesi lontani missionari che curano gli Indios nella foresta, o ricostruiscono monasteri trappisti nell’Est delle chiese abbandonate. Uomini che ti meravigliano: perché, della loro speranza, sanno dare, e quasi far toccare, la ragione. Dalle spiagge dello tsunami al superstite del Vajont, venticinque anni di appunti per imparare che anche dietro le vicende più buie c’è un mistero nascosto in fondo agli uomini. Per cominciare a guardarli con uno stupore nuovo.
GLI AUTORI
MARINA CORRADI è inviato e editorialista di «Avvenire» e collabora a «Tempi». Ha iniziato a lavorare come cronista di "nera" al quotidiano milanese «La Notte», poi è passata a «Repubblica» e da qui nel 1988 al quotidiano cattolico. Ha ricevuto nel 2006 il premio "Dino Buzzati" della Provincia di Milano e il premio dell'Unione cattolica stampa italiana per il 2007. Nello stesso anno per la rubrica "Prima che venga notte" ha ricevuto uno dei premi giornalistici Saint Vincent, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Ha tre figli.
Alberto Cappi è da sempre legato ad una laboriosa esperienza della poesia come "scrittura". Come gesto, insomma, in cui il silenzio e le infinite possibilità della lingua danno vita a qualcosa di misterioso. Aprendo spazi di incontro e di conversazione profonda. La poesia come affioramento delle parole e contemporaneo inabissamento nelle avventure del significato. Pochi come lui in Italia hanno tanto viaggiato nell'esperienza dello scrivere, anche attraverso i territori del lavoro sui testi altrui, con traduzioni, scelte antologiche ed esercizio critico. In questa raccolta, dove a mio avviso spira un'aria più estrema, e se possibile brucia una concentrazione al tempo stesso più furiosa e però più abbandonata delle precedenti, troviamo il poeta impegnato nel suo decisivo corpo a corpo: con il tempo. E troviamo le figure, le presenze familiari o lontane, le icone e i fantasmi che si accalcano a un tale appassionato, suo e nostro apertissimo ring.
Prima della caduta del Muro di Berlino, le città non avevano mai pensato alla visibilità internazionale: i gemellaggi rispondevano alla necessità del secondo dopoguerra di ricostruire relazioni e avevano una vaga impostazione ideologica, erano infine per lo più limitati alla sfera culturale. Negli anni di Albertini si riuscì a dare una significativa svolta allargando l’orizzonte di una attività internazionale ricca di nuovi temi e contatti. Con il venire meno della contrapposizione ideologica, esplode il fenomeno della globalizzazione e una città come Milano, capitale economica d’Italia, diviene un appetibile interlocutore dal punto di vista economico e, a seguire, istituzionale. Più di 40 sono stati i Capi di Stato e di Governo che hanno visitato Milano; le delegazioni ministeriali hanno superato quota cento; innumerevoli i Sindaci e Governatori; decine i gemellaggi firmati o consolidati così come le mostre internazionali, i roadshow, le tournée teatrali patrocinate. Il libro racconta queste vicende attraverso episodi curiosi, ritratti di protagonisti inediti e piccanti, osservazioni originali e divertenti sul serioso scenario della "politica internazionale"...di una città nel mondo.
Prefazione di Antonio Ferrari
Accolto fin dalla sua prima uscita nel mondo anglosassone come uno dei contributi più belli e decisivi per la comprensione delle storie di C. S. Lewis, il libro di Thomas Howard è un saggio critico del tutto speciale. In esso infatti il lettore non studia C.S. Lewis, ma torna ancora una volta a viaggiare insieme a lui nei mondi fantastici da lui raccontati nelle sue fiabe e romanzi fantascientifici, assistendo con rinnovato stupore alla vastità della creazione, alla lotta del bene e del male, al valore unico del racconto mitico e fantastico.
Eccoci di nuovo camminare per Narnia ed oltre, con gli occhi e la mente rinnovati dalle indicazioni della guida in questione, la quale con Lewis ha passato "un'ora (di conversazione ad Oxford) e tutta una vita." I nodi tematici profondi, le più sottili e commoventi sfumature delle trame e dei personaggi, i rimandi tra le diverse opere di Lewis ed il loro rapporto con la grande letteratura occidentale risaltano con rinnovata forza sotto la penna di Thomas Howard, facendoci scoprire quello che forse da soli non avremmo mai saputo trovare o esprimere con tanta luminosa chiarezza, deliziati della stessa splendida prosa, saggezza, e sottile senso dell'umorismo che tanti hanno già avuto modo di ammirare anche nell'autore delle Cronache di Narnia o Le lettere di Berlicche. Davvero un libro per chi a sua volta ama Lewis da un'ora o da tutta una vita.