Il personaggio dell'anno non può che essere Matteo Renzi, il bambinello sceso in politica per liberarci e redimerci dal peccato; un bambinello sorretto da Maria Elena Boschi, "umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio". La raffigurazione non può che essere su fondo oro di scuola toscana, con al vertice un silenzioso Mattarella, sulla sinistra ancora un po' di rosso con Bersani e sulla destra Verdini, tutti uniti nel quadro politico attuale: non è un ex voto, il voto, dicono, ci sarà nel 2018. Berlusconi e D'Alema guardano da un'altra parte.
La politica ha sciacquato i panni in Arno e il romanzo ha cambiato verso. Nella sede del Nazareno è stato celebrato il matrimonio dell'anno. Renzo si è unito a don Rodrigo: Matteo Renzi si è accordato con Silvio Berlusconi. Sembra che la maggioranza degli italiani esulti, ma alcuni parenti stretti dello sposo hanno a fatica ingollato il rospo e mugugnano. C'è chi dice che non è giusto fare i gufi ma non possiamo neppure fare i barbagianni. Nell'estate è piovuto sul bagnato ed è piovuto così tanto da dubitare dell'onestà del Governo se fosse giusto il detto "piove, governo ladro". Ma come dice il Premier, la buona stagione è come la ripresa, prima o poi arriva. A questo punto non resta che sperare nel 2015. Auguri agli sposi.
Avrebbe anche potuto intitolare questo libro "Io l'avevo detto": perché è assolutamente vero che la satira è, in qualche misura, profetica. E come i sismografi, registra vibrazioni che preannunciano un movimento, uno sviluppo, un pericolo. Sfogliando questo libro, l'attenzione deve appuntarsi sulla data, sull'anno in cui ogni vignetta è stata fatta. Una per tutte: nel 1993, in piena frenesia di Mani Pulite, c'è un Robespierre che dice semplicemente: "Gli italiani non hanno capito la differenza tra una Rivoluzione e una retata". Che fosse proprio così, oggi lo possiamo vedere più chiaramente. Attenzione però: "lo l'avevo detto" è la riflessione su un metodo, non un grido narcisista. E Caro Mao perché sei morto è, infatti, un libro attuale, non rivanga il passato. Il suo compito è simile a quello della vignetta (2008) in cui il moribondo esala le sue ultime parole al prete che gli sta accanto: "Lascio a mio figlio il cerino acceso".
Nel solco della tradizione degli Annali, Emilio Giannelli ogni anno immortala alla sua maniera le vicende più significative del nostro mondo politico. "Giocondo" ci offre la panoramica del 2006 riproponendo le più belle vignette satiriche apparse in prima pagina del "Corriere della Sera".
Dopo aver collaborato per vent'anni a "la Repubblica", dal 1991 Emilio Giannelli pubblica quotidianamente la sua rubrica di satira sul "Corriere della Sera". Con un tratto deciso, stigmatizza debolezze e contraddizioni della politica italiana e dei suoi protagonisti. Con Marsilio ha già pubblicato "Buschetto", "Il re sola", "La bombetta". Il libro può essere letto come un diario di bordo della politica italiana e di quanto è successo nell'anno appena trascorso.
Pino Caruso ci porta per mano a conoscere il suo mondo, fatto di gioco, di malinconia, di tenerezza, ma anche di irridente follia. Ancora una volta Caruso indossa la maschera dello scrittore, e dal profondo della sua anima prende forma questo libro che riesce con leggerezza a mettere in disordine tutti i nostri parametri di percezione perché non sempre le cose, a questo mondo, sono in accordo con i ragionamenti. Pino Caruso nasce a Palermo in una famiglia povera. Attore, giornalista, scrittore, showman, è popolare come interprete di teatro, di cinema e di televisione. Attore completo, si è esibito in drammi, in commedie e, da monologante, in affabulazioni spesso improvvisate.