"Alice nel paese delle meraviglie" ha tutte le peripezie, i personaggi, la velocità d'azione della fiaba, di cui conserva l'incanto e la sorpresa, ma vi immette inconsuete profondità di significati, variando continuamente le prospettive e operando vertiginosi, e non del tutto innocenti, giochi tra senso e nonsenso, tra la realtà come crediamo di conoscerla e una nuova realtà che sempre si trasforma. Di episodio in episodio, Alice scopre, come in un sogno più vero del vero, quanto sia discutibile, incerta ed evanescente quella realtà stabile, ben regolamentata, decorosa e immobile che le avevano insegnato a scuola (la scuola vittoriana qui così spesso presa in giro). Vivendo la sua favola, crescerà di nuovo, ma non sarà più la stessa.
"La bella addormentata nel bosco", "Cappuccetto rosso", "Barbablù", "Il gatto con gli stivali", "Cenerentola", "Pollicino"... Le favole che continuano a far sognare i bambini europei da più di tre secoli si sono installate nella coscienza culturale occidentale come un bene di tutti e di nessuno: una vera e propria proprietà collettiva, di cui ognuno può riappropriarsi raccontandole a sua volta. Proprio questo secolare riuso sembra averne offuscato l'origine. Le scrisse a fine Seicento un raffinatissimo cortigiano di Luigi XIV, architetto e uomo di lettere, accanito difensore del primato dei Moderni sugli Antichi, che vi trasfuse l'ironia, l'esprit de finesse, l'acutezza morale e psicologica di cui il suo secolo miracolosamente disponeva. La sua prosa trasparente, cartesiana, elegante contribuì in maniera decisiva al successo di un'opera che continua a fare le delizie del lettore colto come di quello ignaro, del professore e del bambino. Questa edizione si ripropone dunque di risalire alla lettera dei racconti, presentando sia un testo francese filologicamente affidabile, sia una nuova traduzione che cerca di rispettarne lealmente lo stile. Grazie anche a introduzione e note, sarà così possibile una lettura nuova, storicamente attendibile, di un testo che irresistibilmente si tende a collocare nel tempo mitico dell'infanzia. Introduzione di Daria Galateria. Età di lettura: da 6 anni.