Un ufficiale prussiano che soffre di allucinazioni, che in stato di esaltazione sonnambolica conduce in battaglia i propri soldati senza aspettare l'ordine di attacco, che trema di fronte alla morte e non ha paura di mostrarsi vile e di implorare la grazia: è questo il principe Federico di Homburg protagonista del dramma di Kleist ed eroe nella battaglia di Fehrbellin contro gli svedesi. Quest'opera è il testo kleistiano più coraggioso che, pensato come omaggio alla casa regnante di Prussia, ha osato portare sulla scena una simile figura di soldato, nella quale è possibile intravedere una virtualità, sia pure improbabile nell'orizzonte tedesco coevo, dello spirito borghese del tempo.
A lungo si è sostenuto che la natura secondo Leopardi si configuri come qualcosa di contraddittorio: madre benefica e matrigna crudele. Negli ultimi decenni la critica ha messo in luce il carattere semplificatorio di tale opposizione. Dietro le immagini di folgorante bellezza della natura, sta una meditazione frammentaria, ma non priva di una sua logica profonda. E' necessario infatti intravedere la natura di Leopardi cercando quale nesso intercorra tra il "pensiero" e gli "affetti" e facendone emergere i sensi impliciti nell'immagine evocata.
Secolo lungo il nostro, anzi lunghissimo, soprattutto a percorrerlo a ritroso per tornare alle origini e arrivare all'oggi. Mille anni sembrano trascorsi e non cento perché ci sia stato il tempo per tutte le cose che sono accadute, per i capovolgimenti e le rivoluzioni, le passioni e gli ardori, i disastri e le lotte, le speranze e le attese. Per raccontarlo ci vuole la pazienza della memoria e l'estro della fantasia. Il romanzo racconta il cammino, attraverso tre generazioni e i tre protagonisti, padre, figlio, nipote, del loro tempo: l'anarchico ribelle, il partigiano, il giudice. Tutti sullo stesso palcoscenico che vede culle e bare, spoliazioni e banchetti in un'antica casa contadina nella terra padana.
Questo volume raccoglie tutti o quasi gli scritti, prima della stagione più nota della sua biografia intellettuale, di Pannunzio giornalista e critico impegnato in riviste e giornali e ci consente di mettere a fuoco, per la prima volta, la varietà dei suoi interessi culturali. E' una sorta di tutto Pannunzio che ci dà la misura del suo impegno, senza esclusione di territori e della sua convinzione che la politica e la cultura debbano essere testimonianza e monito di vita, di giustizia e di libertà.
Un alfiere malandato narra a un dottore curioso le conseguenze del raggiro matrimoniale di cui è stato vittima e artefice: un morbo venereo che sta curando e un'esperienza eccezionale che sta scrivendo. Il manoscritto che l'alfiere fa leggere al dottore riguarda infatti la conversazione notturna fra i due cani di guardia dell'ospedale, che egli aveva ascoltato o forse sognato. "Il matrimonio ad inganno" genera allora una seconda storia di vita randagia, in cui il cane Berganza racconta al cane Scipione le malefatte della schiera dei suoi padroni. Ma la doppia novella di colpo si interrompe. L'autobiografia dell'altro cane non è narrata, così come l'autenticità dell'intera vicenda non è chiarita, lasciando alle lusinghe del non finito la continuazione dell'opera.
Con questo romanzo (1899), dapprima dimenticato e poi divenuto testo sacro del femminile, si retrodata l'inizio ideale della modernità. Corrispettivo americano di Madame Bovary, Il risveglio narra la storia di un adulterio. Edna Pontellier, giovane e bella moglie di un uomo d'affari, madre di due figli, si innamora del giovane Robert. Divisa tra marito, figli e amante, costretta a confrontarsi con modelli femminili diversi, in conflitto con i modelli comportamentali imposti dal contesto sociale, Edna affronta alla fine una solitudine che si conclude con un gesto tragico e definitivo.
In questo tardo dialogo (168 d.C.) Luciano, canzonatorio e talvolta crudele cronista del mondo illogico che lo circonda, appunta la sua poco benevola attenzione sull'occulto e sull'arcano. A casa del saggio Eucrate vecchio e malato, tre filosofi, uno platonico, uno stoico e uno pitagorico, intervengono in una animata conversazione su maghi, sortilegi, demoni, statue viventi, discese nell'aldilà e spiriti maligni. Su queste "menzogne", che spesso tuttavia trovano ampio credito, si appunta la critica ironica dell'autore, nemico dell'impostura e delle superstizioni, per convincerci a vedere le cose senza veli e a far piazza pulita di tutte le "cristallerie".