I classici realizzano il nostro mondo o, su un altro piano, ne sollecitano l'esistenza spirituale: «ci innamorano alla vita», diceva Francesco De Sanctis. È così oggi, ed era così anche nel passato, quando Boccaccio chiamava «celestis homo» Petrarca, ragionando con lui di poesia e filosofia. In questo volume l'autore, malgrado il salto e l'apparente frattura, segue il paradigma della continuità tra antichi e moderni. Dove sono i classici, oggi? Chi sono? Se non è possibile, ai giorni nostri, essere un classico, allo stesso modo, si direbbe, non è possibile considerare conclusa e infruttuosa la loro immensa eredità.
"Scandalosamente felice" è la storia di Joséphine Baker (1906-1975), che nel racconto esatto e confidente di Gaia de Beaumont diventa il romanzo di una vita che in sé è già un romanzo, e di avventura. Nata poverissima ma con una grande passione per la danza riesce, con peripezie degne dei bambini di Dickens, a fuggire dal mancato amore della madre e a raggiungere prima New York, poi Parigi, e soprattutto riesce a ballare. A Parigi, in quel periodo sfavillante e foriero di terribili eventi che sono stati gli anni Venti, Joséphine diventa la musa, la compagna e il sogno selvaggio di ogni uomo di cui incrocia i passi o i desideri, e per tutti, anche per noi, si cristallizza nell'icona di un mondo meraviglioso e perduto, sensuale e inavvicinabile, allegro e con un gonnellino di banane e una collana di perle. E basterebbe quello per consegnarla all'immortalità se Joséphine non avesse vissuto circondata da animali di ogni specie in ville bellissime, non fosse stata membro del controspionaggio, non avesse adottato, dopo la guerra, bambini provenienti da ogni parte del mondo - dodici bambini - e non avesse partecipato alla marcia per la libertà di Martin Luther King. Gaia de Beaumont, con una lingua vicinissima e distante come quella di un biografo inglese, ironica e dolente, srotola, come un nastro dorato, la vita di Joséphine Baker, restituendo amori ed errori a un'icona che non è mai stata ferma nel tempo.
Anna Coliva e Mario Codognato, curatori della mostra e autori, tra gli altri, dei saggi in catalogo, esponendo Damien Hirst nella Galleria Borghese, hanno compiuto un'operazione culturale straordinaria. L'artista inglese, assoluta e controversa celebrità del mondo artistico contemporaneo, non ha realizzato un progetto site-specific per il museo, eppure le sculture prodotte nel corso degli anni e la nuova serie dei dipinti Color Space sembrano assolutamente e indubitabilmente concepiti per legarsi alle opere, ai colori, alla materia antica e moderna che la Galleria Borghese conserva, e di cui è integralmente tessuta.
Come ogni altro abitante del mondo libero, il 6 gennaio 2021 Anthony Sanfilippo è immobile davanti ai notiziari televisivi: a Washington, dopo un incendiario comizio di Trump volto a ribaltare l'esito delle elezioni presidenziali, centinaia di manifestanti hanno assaltato il Campidoglio, cuore e simbolo della democrazia americana. Ma per Tony - bibliotecario e archivista ormai in pensione - le sorprese non sono finite: pochi giorni dopo, infatti, viene a sapere che il cognato è stato arrestato per aver preso parte all'insurrezione, marciando al fianco dei ribelli con una bandiera di QAnon. E benché lo senta lontano dalla sua vita e dalle sue convinzioni, accetta di dargli una mano. Dopo i fatti del 6 gennaio, la New Orion - una società che è in grado di associare analogicamente immagini, suoni e memorie nel tempo e nello spazio - ha tappezzato New York di annunci di lavoro. Sono stati in tanti a richiedere i suoi servizi: i clienti vogliono sapere se sta arrivando la fine del mondo, se ci sarà un crollo in borsa, se conviene sbarazzarsi dei bitcoin, se la follia americana dilagherà in Europa, se Trump sarà arrestato o se invece tornerà al potere... L'azienda ha bisogno di personale, così Tony sale sulla giostra: un lavoro come quello potrebbe aiutarlo a indagare le motivazioni del cognato, e in ogni caso l'idea di mettersi in gioco non gli dispiace. Inizia così un viaggio nel cuore profondo dell'America e del mondo intero, guidato dalle sinapsi e dai database della New Orion: il bibliotecario italo-americano andrà a caccia dei corsi e ricorsi storici e di tutte quelle analogie - inattese e sorprendenti - che potrebbero svelare le spinte sommerse che hanno portato all'assalto al Campidoglio. Prendendo le mosse da una serie di inquietanti corrispondenze - dai misteriosi delitti di Twin Peaks al mito della Rivoluzione d'ottobre di Lenin e Trotskij, dallo Sciamano di QAnon in cui sembrano reincarnarsi i predicatori del Sud alla Notte dei cristalli del 1938 e alle profezie naziste avveratesi in America nell'indifferenza generale, dal fanatismo religioso che ha dominato gli ultimi quarant'anni della politica statunitense ai replicanti di Blade Runner e ai cyborg di Terminator - Tony ripercorrerà il fatale 6 gennaio 2021 alla ricerca della verità, fino a trovarla in George Floyd, che dalla strada di Minneapolis sulla quale è stato ucciso sta diventando il mito fondativo di una nuova America, e del ritorno alla democrazia. "Cose che voi umani" è il primo post-romanzo sul golpe di Washington. Enrico Deaglio trascina il lettore nelle ombre e nei misteri degli Stati Uniti, scavando fino alle radici di un fatto di cronaca che è già diventato Storia.
Vaticano e rendita immobiliare. Servizi pubblici. Piano regolatore e standard urbanistici. Questi gli ingredienti di una vicenda inspiegabilmente occultata tra le pieghe della Storia. Con la sua capacità di assumere decisioni innovative e scomode, Ernesto Nathan cambiò per sempre il destino della Capitale (e forse dell'Italia) a cavallo degli anni dieci del Novecento, compiendo un miracolo: fare dell'amministrazione di Roma un modello ancora insuperato, con successi eclatanti, quali la scuola elementare laica per tutti, grazie alla realizzazione di un numero senza precedenti di istituti con una didattica innovativa; un'edilizia pubblica che lascerà un'impronta duratura; concorrenza ai privati con servizi pubblici all'avanguardia; coinvolgimento nella gestione della cosa pubblica di intellettuali «disorganici», come Maria Montessori, Sibilla Aleramo e Vincenzo Cardarelli, ma anche di amministratori che decidono in base a studi e comparazioni con l'estero. Mette in gioco una categoria interclassista e avveniristica, quella dei consumatori, e garantisce il rispetto rigoroso del bilancio unito alla partecipazione dei cittadini, con referendum e comitati di quartiere. Se da sempre la storia di Roma è la storia d'Italia, decifrarne le svolte decisive getta luce su ciò che siamo oggi. Far rivivere l'esperienza di questo personaggio di statura internazionale ne rivela il carattere geniale e anticonformista delle scelte e apre non pochi interrogativi, non ultimo: perché è ricordato solo con una piccola strada periferica nel quartiere degradato della Magliana?
Fiorentino, direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 e fondatore della casa di produzione cinematografica Lux Vide, Ettore Bernabei è stato uno dei grandi maestri del giornalismo e della televisione italiana. Ha scoperto volti noti, tra cui Enzo Biagi e Umberto Eco, e ha lavorato con Amintore Fanfani, Aldo Moro, Giorgio La Pira ed Enrico Mattei, orientandone scelte e strategie. Appena ventiseienne, da direttore del quotidiano «Il Popolo», ha dato vita a uno straordinario sodalizio intellettuale tra i leader dei quali condivideva filosofia e politica. Partecipando, da fervente cattolico, a battaglie e sconfitte della Democrazia cristiana, ha incantato subito il partito. Mosso da un autentico interesse per il bene comune, Bernabei vedeva la sua carriera come una missione e ricopriva il suo ruolo con modestia, prudenza e risoluzione. In mezzo secolo di permanenza nella cabina di regia del potere non ha mai smesso di tenere un diario quotidiano, in cui si intersecano giudizi perentori, ritratti, dubbi e testimonianze eccezionali, dalle lotte interne alla DC fino ai giorni del rapimento di Moro e allo scontro con le forze laiche nella stagione del referendum sul divorzio. A cento anni dalla nascita, questi scritti vengono pubblicati in una raccolta inedita che attraversa il secondo Novecento italiano, in cui Bernabei delinea che cos'è davvero la politica e le dinamiche che la governano, annotando eventi e indiscrezioni di un Paese giovane invecchiato troppo velocemente, dove però il potere era ancora sinonimo di privilegio, sacrificio e servizio per la comunità.
In una tiepida sera di fine estate, un vecchio dossier di polizia, ingiallito dal tempo, arriva sul tavolo del laboratorio di Libera, la fioraia del Giambellino. Contiene i documenti di un caso di cronaca archiviato in fretta e furia dalle autorità: la morte di una giovane donna nei boschi che si affacciano sul lago di Como, negli anni del dopoguerra. Libera ne resta sgomenta: quella morte riguarda da vicino sua madre Iole e la sua misteriosa famiglia. Le carte contengono anche la testimonianza e i dubbi, trascurati dalla polizia, di un vecchio prete di montagna: la figlia di quella povera ragazza era davvero dell'uomo che l'aveva appena sposata? E perché Tarcisio Planetta, il contrabbandiere, l'aveva minacciata ad alta voce nell'osteria? E chi erano quegli "autorevoli" personaggi che hanno garantito per lui? Ce n'è abbastanza perché la fioraia milanese abbandoni i suoi bouquet matrimoniali e si improvvisi di nuovo detective. Insieme all'eccentrica Iole, cultrice dello yoga e del libero amore, e alla giovane cronista Irene, dotata di un fiuto infallibile, Libera si mette in cerca della verità, provando a scardinare i silenzi dei testimoni sopravvissuti. Alle Miss Marple del Giambellino, come le chiamano i giornali, non mancheranno certo la tenacia e l'arguzia, in un'indagine serrata tra Como, Lecco e le vie esclusive di Milano, per far affiorare il segreto che si nasconde sotto le acque del lago.
Maurizio Avola non è famoso come Tommaso Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer qualsiasi: è il killer perfetto, obbediente, preciso, silenzioso, e proprio per questo indispensabile nei momenti decisivi. Forse sottovalutato dai suoi capi e dagli inquirenti che ne hanno vagliato le testimonianze, ha archiviati nella memoria particolari, voci, volti che coprono tre decenni di storia italiana. Ad accendere l'interesse di Santoro è il fatto che Avola abbia conosciuto Matteo Messina Denaro e abbia compiuto con «l'ultimo padrino» diverse azioni. Scoprirà però che è solo una parte, e non la più rilevante, di quanto Avola può svelare, andando incontro a quella che è probabilmente l'inchiesta più importante della sua vita. Addentrandosi nel labirinto dei ricordi, il giornalista si trasformerà man mano da interlocutore reticente in sodale a cui Avola affida le tessere del puzzle e le sconvolgenti rivelazioni che emergono. Mafia e antimafia, politica e potere, informazione e depistaggi, vicende personali e derive sociali si intrecciano in un racconto che si muove tra passato e presente, dalla Sicilia degli anni settanta al paese che siamo diventati.
La scena dell'Hotel Raphaël e del lancio delle monetine contro Bettino Craxi è considerata tipicamente il simbolo di un'epoca, il palcoscenico del feroce «debutto» dell'antipolitica che segnerà la vita pubblica nei decenni a venire. Tuttavia, il giorno successivo, i quotidiani non pubblicarono la notizia. E neppure nei giorni seguenti. Nessuno raccontò la violenza dell'aggressione, della denigrazione, dello scherno, dell'«uccisione del nome» di un uomo. «Dovevamo sbranare Craxi, avremmo dovuto farlo fuori a pezzi, gettare le sue budella sulla porta del Raphaël e trascinarle fino al Parlamento... Io c'ero. E non ho capito che occasione avevo per le mani», scriverà a distanza di anni uno dei presenti. Testimone diretto e appassionato cronista, Filippo Facci torna sul luogo dove tutto ebbe inizio in un racconto, fotogramma per fotogramma, scandito dalle ore in cui sembrò non succedere nulla e accadde di tutto, in un crescendo teatrale di eventi puntuali che, alla luce degli anni successivi, possono essere colti come avvisaglie e tracce della rivoluzione che ha scosso la nostra democrazia. In un singolare e brillante esercizio di sintesi di memoria individuale e collettiva, memoir, saggio narrativo e romanzo della cronaca, l'autore rilegge da una prospettiva originalissima gli avvenimenti che si succedono dalle 10:00 di giovedì 29 aprile alle 23:50 di venerdì 30 aprile 1993, tra Roma e Milano. I ricordi del suo rapporto personale con Craxi svelano al lettore dettagli inediti, e la narrazione di un «prima» e di un «dopo» fornisce una mappa sulla quale orientarsi per cogliere appieno il senso di una vicenda che ha definitivamente cambiato la percezione della politica nel nostro paese.
Vittoria ha solo diciott'anni quando, nel 1837, la morte dello zio Guglielmo IV la innalza al trono d'Inghilterra. Esce da un'adolescenza malinconica, e nei suoi primi giorni da regina viene guardata a vista dalla madre e dall'onnipresente e ambizioso Sir Lord Conroy, che esercita una grossa influenza sugli affari di stato e si sente minacciato dal carattere indipendente della giovane sovrana. Sebbene il potere la seduca fin da subito, le prime mosse dell'inesperta Vittoria sono però piuttosto avventate, soprattutto quando solleva pesanti sospetti contro l'inseparabile dama di compagnia di sua madre, accusata di intrattenere una relazione con l'odioso Conroy. Questo e altri passi falsi gettano una luce sinistra sulla regina, che non piace né al parlamento né ai sudditi. Gli scandali si succedono, insieme agli intrighi della corte per ostacolare la sua ascesa. Inoltre, agli stentati inizi sembra che stia per aggiungersi un matrimonio di pura convenienza dinastica. E invece... Le nozze con il cugino Albert si riveleranno il felice punto di svolta della vicenda pubblica e sentimentale di Vittoria d'Inghilterra, destinata, grazie alla non comune abilità politica e all'intrepida personalità, a segnare l'Ottocento britannico e a diventare una delle più grandi figure femminili della storia.
Roma, 23 marzo 1944. A via Rasella esplode una bomba che uccide trentatré soldati tedeschi. Da Berlino un ordine atroce: per ogni membro delle SS, Hitler vuole la testa di dieci italiani. Celeste Di Porto, giovane ebrea amante di un fascista, aiuta a scovare nel Ghetto i suoi stessi vicini di casa, che con disprezzo la chiamano «Pantera Nera». Nella città liberata una ricca donna tedesca, Elena Hoehn, viene accusata di spionaggio, colpevole di aver dato rifugio a un carabiniere ricercato per aver arrestato Mussolini dopo la sua destituzione. Nello stesso carcere, alle Mantellate, le due inizieranno un percorso che le porterà a cercare, con sorti alterne, una nuova avventura nel solco di Chiara Lubich e dell'emergente ideale focolarino. Ma sono davvero due donne che affrontano un viaggio spirituale o si tratta di due carnefici dalle mani insanguinate? Corrisponde a verità la leggenda che vuole Celeste rancorosa e incapace di discernere tra il bene e il male, salvata da un'anima pia e compassionevole come Elena? Il desiderio ostinato di entrambe di riscattarsi e calcare il «palcoscenico del mondo» e la brama di riscrivere il proprio trascorso gettano ombre sulle conversioni religiose. Tra delazioni, tradimenti e tentativi di redenzione, attraverso le vicende di figure ai margini della Storia, Anna Foa e Lucetta Scaraffia si addentrano in territori inesplorati del nostro passato e restituiscono, nell'ambiguo rapporto di amicizia fra Celeste ed Elena e nella loro ricerca tormentata di una nuova vita, lo specchio di una società che, sebbene anelante a un rinnovamento spirituale, tendeva a dimenticare le colpe e a rimuovere i delitti.
L'avventura spirituale di Fiore, figura leggendaria, dalla nascita all'adolescenza, tra la natura e le scoperte dell'anima; poi la fuga da casa, i primi incontri e i primi pensieri; le tracce della religione d'infanzia rimaste anche d'adulto (come baciare il pane avanzato e sgranare il rosario). Il suo viaggio senza ritorno, dall'Isola delle donne al lungo cammino in Oriente, verso la Luce - la tigre cavalcata, gli incontri straordinari, tra cui un ex papa ritiratosi nella foresta - la visione del Fiore d'oro. La svolta della sua vita è segnata da un contagio che lo porta sul punto di morire: restituito alla vita, in un convento, Fiore decide di dedicarla a un compito e a una ricerca. Nomen omen, Fiore risale a Gioacchino da Fiore, l'eremita dei sette sigilli che annunciò l'avvento dell'età dello Spirito Santo: ebbe in custodia il suo libro segreto che si riteneva perduto. Comincia allora la sua vita nuova, tra digiuni di cibo e di parole, preghiera e alchimia; veste una tunica, un cappello a forma di cono, si ritira in un trullo. Viaggia nel futuro, con un caleidoscopio che è la sua sfera di cristallo, e nel passato, tramite un album di ricordi. Suona il salterio e naviga su un tappeto magico. Lungo il suo cammino dispensa versi, pensieri e precetti, trova seguaci ma se ne libera. Gli amori fugaci e la scoperta tardiva della paternità. Un romanzo spirituale, tra Zarathustra e Siddhartha, in tempi e luoghi indefiniti, dedicato alla vita e al pensiero di un asceta gioioso.