Angelo Palego, autore di ben 14 spedizioni sul massiccio dell'Ararat, espone nei dettagli il modo in cui, guidato dalla Bibbia e dalla sua intuizione, ha compiuto questa sua straordinaria scoperta. I resti dell'arca di Noè, divisi in due tronconi, si trovano su un ghiacciaio a circa 4800 metri d'altezza. I ghiacci e il clima hanno consentito al legno bitumato dell'arca di resistere per circa 5.000 anni alla naturale distruzione. Alcuni frammenti dell'arca, recuperati negli anni passati da altri ricercatori, dimostrano l'esistenza di questo prezioso reperto, che tuttavia appare e scompare di tanto in tanto a causa dello scorrimento dei ghiacci. I frammenti lignei a suo tempo raccolti sono stati scientificamente datati a 5000 anni fa. I tronconi dell'arca non sono oggi raggiungibili direttamente, perché semisepolti dai ghiacci e in una posizione inaccessibile. Divisa in tre piani, questa enorme ""zattera"", delle dimensioni di un grande palazzo, costruita in "legno resinoso" e ricoperta di pece, ha resistito per cinque millenni alle intemperie e ai terremoti, per riapparire oggi quale testimonianza della verità del racconto biblico e, secondo l'autore, dell'esistenza e della gloria di Dio. Il libro riporta dettagliatamente, con numerose fotografie, illustrazioni e documenti questa meravigliosa avventura.
Quest'opera si propone di mostrare le modalità d'espressione degli antichi per trasmettere la "conoscenza" attraverso il tempio di Luxor, il cui studio conferma anche la teoria che pone l'uomo al centro del cosmo, secondo la dottrina degli antichi saggi. Il volume presenta una panoramica del pensiero dell'antico Egitto, della sua matematica, dei metodi di calcolo, delle applicazioni della scienza sacra del numero in architettura, arte figurative, scienze umane, confrontata con altre tradizioni.
L'autore, conoscitore da vicino della terra della Bibbia, rivela che il moto dell'acqua nella piscina di Bethesda non era prodotto da un angelo, ma da un sifone. L'"asino in croce" del Pedagogium del Palatino non è un insulto al cristiano Alexamenos, ma testimonianza che Cristo veniva adorato in questo modo. La Via Crucis non è partita dalla fortezza Antonia, ma dal palazzo degli Asmonei. Infine il Cenacolo dell'ultima cena era nel cuore del quartiere esseno e ciò apre una finestra luminosa sulle ultime ore della vita di Gesù e sulla "Pasqua fiorita" che doveva essere celebrata senza la mattanza dell'agnello, secondo l'uso degli Esseni, da chi trovava ospitalità presso di loro.