Zygmunt Bauman, il pensatore della modernità liquida, si è spento il 9 gennaio 2017, lasciandoci una mole sterminata di libri, articoli, lezioni, appunti e interviste che continuano a essere pubblicati e ripubblicati con inesauribile interesse. Queste confermano la complessità del suo pensiero, non riducibile alla sola idea della liquidità, che pure è stata la sua intuizione più felice e di più vasta risonanza mediatica. Questo volume a cura di Carlo Bordoni raccoglie una serie di contributi critici di Massimo Arcangeli, Peter Beilharz, Andrea Borghini, Vanni Codeluppi, Luca Corchia, Gustavo Dessal, Maria Caterina Federici, Per Bjørn Foros, Chiara Giaccardi, Michael H. Jacobsen, Aleksandra Jasi n'ska-Kania, Carmen Leccardi, David Lyon, Mauro Magatti, Gerardo Pastore, Rein Raud, Keith Tester, Arne Johan Vetlesen, Jerzy J. Wiatr e un inedito dello stesso Bauman.
La libertà può essere effimera, ma non per questo meno splendente. A partire da questo assunto si sviluppa il percorso proposto da Giulio Giorello in una raccolta di saggi ispirata da tre figure imprescindibili per il concetto di libertà: Giordano Bruno, John Stuart Mill e Paul K. Feyerabend. Epoche e visioni differenti, eppure molti sono i fili conduttori che collegano questi autori, primo tra tutti la necessità di esercitare la ragione e imbracciare le armi della critica. Sulla scia della rivoluzione cosmologica tracciata da Bruno, emerge l'esigenza di giudicare criticamente gli eventi, non accettando nessuna teoria come inconfutabile ed esercitando il dissenso, come suggerisce anche l'anarchico "epistemologico" Feyerabend. Ed è proprio con Feyerabend che si realizza quel rovesciamento di prospettiva che si interroga se la scienza non sia diventata strumento di dominio e se la tecnologia non si sia trasformata nel sostegno più efficace alla burocrazia che invade le nostre esistenze mirando a una sorta di controllo totale.
Lo sviluppo dell'arte occidentale è stato profondamente condizionato dalla nuova presenza, a partire dal XIX secolo, degli ebrei nel mondo dell'arte e, in seguito, dal pensiero estetologico ebraico. Mario Costa sostiene che la penetrazione della riflessione e delle esigenze religiose ebraiche nelle vicende dell'arte occidentale ha portato sì all'attuale situazione di caos e di deperimento dell'arte, ma ha posto, a un tempo, le premesse per un nuovo cominciamento dell'estetico nella direzione di quello che, trent'anni fa, l'autore ha chiamato sublime tecnologico.
Il libro si propone come una storia completa dell'Ucraina, le cui vicende nel corso dei secoli restano poco conosciute in Italia o quantomeno, se note, lo sono precipuamente attraverso il "filtro" delle esperienze storiche dei vicini. Una particolare cura nell'analisi cronologica, toponomastica e geografica consente al lettore di addentrarsi nell'affascinante e purtroppo sovente trascurata storia dell'Europa orientale da un'angolatura differente rispetto a quelle tradizionalmente offerte da Mosca e Varsavia, tenendo in debito conto anche il punto di vista di Kyïv. Partendo dalle epoche più antiche e semileggendarie (di cui si conosce molto poco) e sottolineando i punti di contatto con la "grande" Storia a noi più familiare (colonie greche, Stati clienti di Roma imperiale e, nel Medioevo, espansione commerciale genovese nel Mar Nero), vengono trattati i momenti più importanti che, nel corso dei secoli, hanno portato alla nascita di una distinta Nazione ucraina, quindi si descrivono in dettaglio i tragici avvenimenti del XX secolo, per terminare infine con una disamina dell'Ucraina indipendente, dal fatidico 24 agosto 1991 sino alle recenti elezioni politiche (luglio 2019) e oltre.
All'incrocio tra critica letteraria e filosofia, il volume esplora la scrittura di Elena Ferrante e il rapporto tra soggettività e narrazione, individuando tre diverse partizioni. Mitopoiesi rilegge il rapporto mitologico madre-figlia che percorre L'amore molesto, I giorni dell'abbandono, La fi glia oscura e La spiaggia di notte, per pensare altrimenti le relazioni di disparità, approdando alla "storicizzazione delle genealogie femminili". Diaspora esamina L'amica geniale, scorgendo nella "fantasia di autofiction" un dispositivo narrativo che permette di accedere alle temporalità in divenire delle soggettività in fuga. Performatività setaccia La frantumaglia e L'invenzione occasionale, facendo emergere un'"autorialità diffratta", che articola un'inedita istanza narrativa - polifonica e relazionale - del Global Novel: la "narratrice traduttrice". Questo volume rende così visibile come Elena Ferrante - voce femminile e, al contempo, affermativamente depersonalizzata - si inserisca in un "multiverso temporale transfemminista", dove solo le soggettività impreviste e postumane sono in grado di trasformare il potere dello storytelling in potenza poethica.
Il contributo di Lamarck alla fondazione del pensiero evoluzionista è stato spesso sottovalutato. All'epoca della pubblicazione di Filosofia zoologica (nel 1809, cinquant'anni prima de L'origine delle Specie di Darwin), le idee di Lamarck si trovavano in antitesi con il paradigma scientifico dominante. Alcuni osteggiarono apertamente le idee lamarckiane, fino al punto da screditarne l'attendibilità scientifica. Successivamente, lo stesso Darwin non sembrò riconoscerne i meriti. Quando poi l'evoluzionismo divenne a sua volta il paradigma scientifico dominante, Lamarck è stato spesso ricordato principalmente in relazione alla teoria della "ereditarietà dei caratteri acquisiti", idea confutata dal successivo accertamento dell'ereditarietà genetica. Tuttavia, non solo la concezione lamarckiana rimane fondativa per il paradigma evoluzionista, ma risulta anche sorprendentemente attuale in riferimento ai recenti sviluppi della stessa teoria dell'evoluzione.
In questo libro David K. Lewis, tra i maggiori filosofi analitici del Novecento, scende in campo in difesa del realismo modale. L'autore introduce innanzitutto la tesi della pluralità dei mondi e analizza diverse nozioni filosofiche in termini di mondi e dei relativi abitanti. La difende da diverse obiezioni e offre un'analisi di ciò che è necessario e ciò che è possibile. Confronta poi il realismo modale con alcune importanti tesi rivali riguardo la natura dei mondi possibili: in particolare il "realismo modale ersatz", o la tesi per cui i mondi possibili e i loro abitanti non sono che rappresentazioni astratte. Lewis mostra come non ci sia alcun modo di articolare questa idea intuitiva in una tesi rigorosa e fruttuosa come il realismo modale. Da ultimo Lewis si occupa dell'identità attraverso i mondi, difendendo la sua famosa teoria delle controparti.
Come molte delle opere di Sloterdijk, "Il quinto 'Vangelo' di Nietzsche" ha fatto discutere per la sua tesi centrale, forte e quanto mai attuale. È il saggio in cui il filosofo fa i conti con Nietzsche, misurando la potenza della rivoluzione innescata da "Così parlò Zarathustra" nella filosofia e nella cultura europea. Lo "Zarathustra" è per noi il "quinto Vangelo". Il suo linguaggio marca in modo definitivo il passaggio a una nuova umanità. L'opera di Nietzsche fa deflagrare l'ultima sfera delle certezze dell'uomo moderno, proiettandolo in una nuova dimensione. In questo libro di rara bellezza, Sloterdijk mette al centro due domande abissali. La rivoluzione di Nietzsche riesce davvero a liberare l'uomo, a proiettarlo in una dimensione di apertura alla vita? E ancora, con pungente semplicità: Nietzsche è stato un uomo felice? Nelle risposte, l'emozionante confronto tra due personalità di statura enorme, ma diversa. Quella sempre politica di Sloterdijk e quella di Nietzsche, calata nell'individualità del genio. Postfazione di Gianluca Bonaiuti.
La "società totale" è quella dei nuovi mercati globali, apparentemente liberale, dei nuovi modelli esistenziali e di consumo. Per fronteggiarla bisognerebbe ricostituire il tessuto sociale partendo dalla ricomposizione dei valori secondo una nuova concezione di democrazia orizzontale, alla cui base si collocherebbero il cittadino bene comune, l'impresa bene comune e l'interesse generale condiviso e alla cui testa troveremmo l'ambiente, la salute, l'istruzione, il lavoro e la conoscenza. Il Coronavirus forse cambierà molte cose, ma dentro e non oltre il perimetro ferreo e invisibile del mercato e del profitto. È quello della "società totale", che ci rumina e ci risputa nel mercato come semplici prodotti, imbottiti d'immagini e di slogan, in versione esistenziale postmoderna. Serve un processo di responsabilizzazione in termini di valori, di partecipazione e di conoscenza, e ciò all'insegna di un antrocapitalismo solidale che ponga al centro dell'esistenza il valore del cittadino e della comunità.
Il testo "Dallo spazio alla città. Letture e fondamenti di semiotica urbana" è un'antologia sul tema dello spazio - in particolare dello spazio urbano - che raccoglie vari brani tratti da alcuni testi classici, e non, sul tema. L'intento è quello di fornire al lettore una panoramica esauriente delle riflessioni sull'approccio semiotico alla questione della spazialità, ma anche gli spunti per una riflessione che possa divenire pratica metodologica per future osservazioni. Infatti, proprio a proposito della fondazione di una pratica metodologica, il testo vuole porre le basi sia per una rilettura dei brani antologizzati sia per tracciare una linea evolutiva di un campo disciplinare (la semiotica dello spazio) che si manifesti come metodo di analisi coerente.
La parola "gnosi" sembra oggi evocare universi lontani, sconosciuti, se non impraticabili. Sembra rimandare a un patrimonio un po' polveroso, lontano dalla vita quotidiana del XXI secolo. E invece le cose non stanno proprio così. Oggi, più che mai, le antiche dottrine gnostiche rappresentano una risposta "forte" al travaglio della modernità, alla solitudine di un'umanità immersa nelle tenebre dell'ignoranza, al venir meno delle tradizionali dottrine religiose, al tramonto delle ideologie, all'eclisse del simbolico: la linfa della vita del profondo. I saggi qui raccolti testimoniano come molte tematiche gnostiche abbiano lasciato una traccia indelebile in persone, accadimenti, pensieri e istituzioni. Si tratta, anche, di una risposta indiretta alla "banalità" del male, presente nel mondo e nelle società, cui le antiche dottrine gnostiche hanno tentato e tentano ancora di porre rimedio.
Per Spong "il cristianesimo non è semplicemente fede ricevuta, ma una fede che cresce costantemente nell'interazione con il mondo; egli evidenzia come sia possibile fare della fede una forza contro l'ingiustizia e la mancanza di compassione nella nostra società moderna" (Karen Armstrong, autrice di Storia di Dio). Cinquecento anni dopo la Riforma del 1517, il cristianesimo è di nuovo in crisi. Non essendosi adattato ai progressi del nostro pensiero e delle nostre prospettive spirituali, si è aggrappato a concetti superati e ha difeso tenacemente dogmi formatisi prima dei grandi avanzamenti nel pensiero umano, di cui siamo testimoni. Per il vescovo Spong, esponente di una nuova interpretazione del cristianesimo, i credo sono diventati semplicemente non credibili. In questo suo ultimo libro, forse il più importante di tutta la sua riflessione teologica, Spong commenta ampiamente le sue "dodici tesi": un tentativo di portare le conoscenze accademiche attuali sui punti cruciali della Bibbia e del cristianesimo ecclesiastico ai cristiani che siedono nelle panche delle chiese e, più ancora, a quelli che se ne sono allontanati.