Quando una disciplina inizia a guardarsi indietro per redigere la propria storia, certamente è in crisi. Non è il caso della semiotica oggi in Italia, dove anzi ci si trova in un momento di forte crescita, sia dal punto di vista degli andamenti della ricerca sia da quello accademico e culturale. Fatte salve le resistenze (corporative? ideologiche? politiche?) allo sviluppo del paradigma di studi sui testi e i modelli socio-culturali, la semiotica italiana vive un'euforica crescita intellettuale: ha ribadito i propri programmi d'azione e di passione, s'è dotata degli adeguati strumenti di indagine, ha superato prove e controprove, ha raggiunto parecchi risultati: e sta ricevendo i dovuti riconoscimenti. Questo volume ne offre una ricognizione, con un viaggio nei suoi principali campi di studio: immagine, cibo, religione, cultura, media, audiovisivi, cognizione, musica, pubblicità, moda, memoria, politica, diritto... Ecco apparire il minimo comune denominatore di uno studio scientifico che ha a cuore i fenomeni storici ed etnici: la società è un corpo con arti e membra i cui sintomi vanno osservati da vicino. I semiologi lo analizzano e interpretano con l'impegno politico di traduttori di ciò che accade.
"La Repubblica" è stata la postazione dalla quale ha osservato il mondo e lo ha raccontato a generazioni di italiani, ma Eugenio Scalfari è stato molto più di un giornalista. Filosofo, scrittore, politico, imprenditore. Il suo eclettismo è stato un caso unico nel panorama culturale del nostro Paese. Proprio per questo, per comprendere la portata della sua figura e della sua eredità intellettuale, è necessario prendere in considerazione le molteplici sfaccettature dello Scalfari personaggio pubblico. Questo saggio vuole restituire un profilo del fondatore della "Repubblica" secondo quattro filoni di indagine: le idee politiche, la produzione artistica, il pensiero filosofico e il rapporto con la religione.
"Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo." La celebre frase di José Ortega y Gasset, posta da Edgar Morin a epigrafe di questo pamphlet, vale a maggior ragione per il nostro tempo. La nostra miopia nella comprensione del presente dipende da una crisi del pensiero? O da una sorta di sonnambulismo generalizzato? In questo nuovo saggio, il grande filosofo francese sottolinea la necessità di trovare una bussola per orientarsi nell'oceano dell'incertezza in cui siamo dispersi. Una bussola che ci aiuti a comprendere la storia che stiamo vivendo, dalla marea di estrema destra dilagante in Europa alla crisi economica, fino al degrado ambientale del nostro pianeta. Grazie alle riflessioni del filosofo planetario, incalzati dalle sue domande possiamo tentare di comprendere come il mondo si sta trasformando e accogliere la sfida senza precedenti che siamo chiamati ad affrontare. Dunque... svegliamoci!
Che cos'è un oggetto? La risposta consueta, quella del senso comune (anche quella di molta filosofia che pretende d'essere realista), è che un oggetto è qualcosa che "sta là fuori", indipendentemente dal modo in cui lo conosciamo e - eventualmente - lo nominiamo. In questo libro, un classico della filosofia della scienza (uscito in prima edizione nel 1986), Giuliano Toraldo di Francia, a partire da una magistrale analisi dell'ontologia delle sfuggenti entità subatomiche, propone un modo meno semplicistico di rispondere a questa domanda fondamentale: è il caso di parlare, più che di oggetti, della procedura tecnico-scientifica della "oggettuazione", attraverso la quale si arriva a individuare in qualcosa un determinato oggetto. In questo processo occupa un ruolo fondamentale il linguaggio. Ci interessano i fatti, non le parole, tutti ripetono; ma come si individua un "fatto" se non ne determiniamo la natura attraverso una serie di azioni, pratiche e linguistiche, che lo individuano, appunto, come un fatto? In questo modo il caso delle entità subatomiche non è più un caso eccezionale; al contrario, diventa il modello per intendere tutti gli oggetti, anche quelli dell'esperienza comune. Il libro è impreziosito da una prefazione di Maria Luisa Dalla Chiara, logica, filosofa della scienza, studiosa della logica quantistica, che ha a lungo collaborato con Giuliano Toraldo Di Francia.
L’impatto dell’esicasmo ortodosso con l’Occidente deriva soprattutto dalla diaspora di molti intellettuali in fuga dall’Est europeo. Oggi, esso convive per varie vie con la religiosità occidentale e si misura con essa, in modo simile a come accade, ad esempio, per la diaspora tibetana; ma con, in più, la consonanza di un’impronta cristica tanto antica quanto persistente.
Con un minuzioso e attento lavoro sui testi medievali, Paolo Del Debbio in questo saggio indaga in maniera inedita la rappresentazione delle pratiche umane rivolte alla produzione dei beni materiali tra Due e Trecento. La nascita di una scientia oeconomica nei laboratori delle aule universitarie tra il XIII e il XIV secolo si fonda sulla fedeltà all'autorità di Aristotele, i cui scritti sulla filosofia pratica sono all'origine della sua suddivisione in tre scienze: l'etica, l'economica, la politica. Questo schema attraversa i secoli e arriva invariato alla cultura latina medievale, ma è inadatto alla riflessione sui beni "utili" all'uomo in un contesto sociale ed economico che è radicalmente mutato rispetto alla polis di Aristotele. Il volume conduce un'accurata ricostruzione storica di come il mondo latino-cristiano dell'istituzione universitaria adotti un paradigma, quello della moralità aristotelica, che dimostra tutta la sua inattualità, con esiti diversi e mai portati alla luce.
Il debito che Gilles Deleuze ha maturato nei confronti di Kant è probabilmente ben più significativo di quanto lo stesso Deleuze non ammetta, tanto che è forse possibile reinterpretare la filosofia dell'autore di Differenza e ripetizione come una peculiare riedizione del kantismo. In particolare, le quattro lezioni del pensatore francese qui presentate sono incentrate sul concetto di tempo, in un serrato confronto tra il Kant della Critica della ragion pura e quello della Critica del giudizio, ma anche con la dottrina di Cartesio, con le concezioni filosofiche di Hölderlin e di altre grandi figure della tradizione filosofico-letteraria. Prefazione di Rocco Ronchi, postfazione di Damiano Cantone.
Frate milanese esperto di stregoneria, Francesco Maria Guaccio pubblicò nel 1608 il Compendium maleficarum, un trattato riguardante "le azioni più nefande e nocive all'uomo" e "i rimedi atti a evitarle". Il grande successo dell'opera e le nubi della Guerra dei Trent'anni indussero il frate a pubblicare, in versione ampliata, una nuova edizione del trattato nel 1626, qui riproposta dopo anni di assenza in libreria. Articolata in tre parti suddivise in sezioni teoriche e casi documentati, il Compendio delle stregonerie descrive nel dettaglio tutte le fasi del patto diabolico e del sabba, utilizzando come fonti gli scritti di studiosi come l'Inquisitore Nicolas Rémy, Michele Psello e Martin Delrio.
Il volume indaga le diverse ramificazioni della categoria "statua di culto" nel panorama urbano e religioso di Roma. Si prendono in esame la fisionomia, il vocabolario di riferimento, i contesti e l'uso dei simulacra deorum lungo un ampio arco cronologico, dall'età regia a quella tardoantica, cogliendo così le dinamiche manifeste nel rito, nell'immaginario collettivo e nella memoria. L'intento di questa ricognizione nasce dalla necessità di un'analisi generale delle pratiche cultuali relative alla designazione e alla fruizione dei simulacri: mancava infatti un'opera che li prendesse in esame nella loro globalità. Lo studio della costruzione meditata di tali icone offre quindi una visione inedita e complessiva di una particolare forma di interazione con divinità immaginate, parafrasando Tacito, alla stregua di ospiti all'interno dei rispettivi simulacri. Immagini che, come in un gioco di matrioske, erano a loro volta alloggiate tra le pareti degli edifici templari, in un caleidoscopio di riferimenti visuali tanto complesso quanto affascinante.
Lo sport rappresenta un potente veicolo formativo, capace di incidere sugli stili di vita e sulle modalità di pensiero delle persone. Affinché la lezione dello sport sia realmente positiva, è però necessario che tale ruolo educativo sia riconosciuto e incoraggiato. Se ciò non avviene, la pratica sportiva continua a veicolare valori, ma corre il serio rischio di favorire il diffondersi di quelli negativi. Vincere diventa così l'unica cosa che conta e questo apre la strada a tutta una serie di pratiche e comportamenti palesemente antisportivi, doping in primis. Il volume, dedicato al rapporto tra sport, valori e inclusione sociale, vuole contribuire alla promozione di una rinnovata cultura sportiva. A tal fine si propone di mettere al servizio di associazioni, scuole e istituzioni sportive le competenze necessarie a fare della pratica sportiva una reale occasione di crescita umana e civile.