Il fisico visionario Geoffrey West è un pioniere nel campo degli studi sulla complessità. Il termine "complessità" può essere fuorviante però, perché ciò che rende le scoperte di West così interessanti è che ha trovato una semplicità che unisce fenomeni apparentemente complessi e diversi, come sistemi viventi e le città. Affascinato dall'invecchiamento e dalla mortalità, West ha applicato il rigore di un fisico alla questione biologica del quanto e del perché viviamo. Il risultato è stato sorprendente: West ha per esempio scoperto che, nonostante la diversità dei mammiferi, in realtà siamo tutti, in larga misura, versioni in scala. Se si conosce cioè la dimensione di un mammifero, è possibile utilizzare le leggi di scala per imparare tutto, da quanto cibo mangia al giorno, quale sia il suo battito cardiaco, quanto tempo ci vorrà per crescere, la sua aspettativa di vita. Inoltre, l'efficienza dei sistemi circolatori dei mammiferi si basa esattamente sul peso: se si confronta un topo, un umano e un elefante su un grafico logaritmico, si ottiene che, a ogni raddoppiamento del peso medio, una specie vive il 25% in più. Anche le città sono costellazioni di reti e le leggi di scalabilità si possono applicare con molta precisione anche a loro. West ha poi applicato il suo lavoro al mondo degli affari. Questa indagine ha portato a potenti intuizioni sul perché alcune aziende prosperino mentre altre falliscano. «La misura di tutte le cose» è la storia di un'avventura scientifica sulle leggi naturali elementari che ci legano in modi semplici ma profondi.
Questo libro si propone di raccontare in forma narrativa la storia del nascere e svilupparsi della vita. Partendo dal Big Bang e soffermandosi sulla logica con la quale si formano gli atomi, e poi le molecole, le cellule... I protagonisti del racconto sono dunque atomi, molecole, biopolimeri, membrane, cellule, organismi e specie. Perciò si evitano formule e non si citano scoperte, date e riferimenti storici. Il che, però, non significa che non vengano esposte tesi e punti di vista maturati nel corso di ricerche scientifiche decennali. Viene descritta la struttura dei biopolimeri, si illustrano i meccanismi con cui i biopolimeri RNA e DNA si replicano, spiegando come la loro struttura sia strettamente collegata alla replicazione, origine della vita. Nel capitolo finale si presenta l'evoluzione, motore sottostante al lungo cammino che dai primi biopolimeri porta a noi. Per concludere con il ruolo cruciale del caso nel dispiegarsi della vita. Gli autori sono uno scienziato e un letterato: Vincenzo Manca, matematico-informatico, e Marco Santagata, stimato petrarchista e dantista, nonché romanziere. Che riescono nel tentativo ambizioso di trasmettere, con una narrazione semplice, le idee di base sulla vita in forma non "scientificamente confezionata". Evitando, cioè, quel linguaggio cosi essenziale nella comunicazione scientifica, ma che e spesso una barriera quando si vuole parlare ai non specialisti.
Ritenuto uno dei geni più grandi di tutti i tempi, Albert Einstein con la sua teoria della relatività ha rivoluzionato la nostra comprensione del cosmo. Eppure quest'uomo geniale e visionario ha trascorso gli ultimi decenni della sua vita in una sorta di isolamento intellettuale, ignorato dalla comunità scientifica e criticato persino dai suoi stessi amici. Che cosa è successo? Com'è possibile che da un grande trionfo sia scaturito uno scacco altrettanto grande? Per rispondere a queste domande, David Bodanis, già storico del pensiero all'Università di Oxford e autorevole divulgatore scientifico, ripercorre l'avventura umana e professionale di Albert Einstein; un cammino, quello del fisico tedesco, costellato di certezze e ripensamenti, di solide convinzioni e dubbi laceranti. A partire dal 1905, l'"annus mirabilis" della pubblicazione degli articoli che portarono alla formulazione della teoria della relatività ristretta, per arrivare poi agli scritti sulla relatività generale - al cuore della quale si trova la magnifica equazione G = T con cui Einstein svelava le caratteristiche insospettate del tempo e dello spazio -, Bodanis espone con rigore e semplicità le sensazionali scoperte del giovane scienziato nonché il contesto culturale che le accolse, dapprima con circospezione e in seguito con crescente entusiasmo. Ma ricostruisce anche le vicende che portarono Einstein a commettere il suo «più grande errore», allorché, rifiutando di dare credito alle evidenze sperimentali che una nuova generazione di ricercatori aveva prodotto in contrasto con le sue teorie, egli distolse caparbiamente lo sguardo dalle prospettive della fisica moderna che proprio allora si andavano schiudendo, in particolare nel campo della meccanica quantistica. Anziché contribuire con il suo ingegno a trasformare ancora una volta il mondo, nell'arco di pochi anni Einstein si ritrovò ai margini della comunità scientifica internazionale, deprivato della sua straordinaria reputazione e isolato nella sua casa di Mercer Street a Princeton. "Il più grande errore di Einstein" non è solo una nuova biografia intellettuale dello scienziato più famoso di tutti i tempi, un ritratto in chiaroscuro di un uomo trasognato eppure capace di formidabili certezze. È anche la storia esemplare dell'ascesa e della caduta del genio, della lotta incessante tra "hybris" e fallimento, dell'ardore intellettuale della giovinezza che inevitabilmente cede il passo alle incertezze e alle paure della vecchiaia.
Il sentimento di affiliazione che ci lega alla Natura, il sentirsi figli della Madre Terra, di Gaia, è innato ed è presente in tutte le culture umane, comprese quelle più tecnologicamente avanzate. Tuttavia nelle nostre società artificiali ormai molto lontane dal mondo naturale, c'è il rischio concreto che questa predisposizione innata non riceva più stimoli adeguati per fiorire. Fortunatamente stiamo scoprendo che Gaia, come una vera madre, agisce su di noi a un livello profondo, attivando la nostra attenzione involontaria e favorendo in questo modo la nostra rigenerazione psichica. Entra così in gioco l'ecologia affettiva: lo studio delle relazioni insieme affettive e cognitive che gli esseri umani instaurano con il mondo vivente e non vivente. Al richiamo di Gaia e del mondo naturale possiamo imparare a rispondere affinando i nostri sensi e le nostre capacità mentali con una pratica di meditazione di consapevolezza, la mindfulness, che si sta rivelando particolarmente efficace per ristabilire la nostra personale connessione con Gaia e con il mondo vivente. Leggere la Natura con cuore aperto, ascoltare la Natura con la mente pronta: questo è ciò che serve per recuperare un buon rapporto con il nostro pianeta.
Perché le persone invecchiano in modo così diverso l'una dall'altra? Perché alcune arrivano alla terza età con la mente lucida, fisicamente sane e piene di energia, mentre altre, magari più giovani, mostrano precocemente i segni e gli acciacchi tipici della vecchiaia? E, soprattutto, si può fare qualcosa per ritardare gli effetti più invalidanti della terza età? Elizabeth Blackburn, biologa molecolare premio Nobel per la medicina, ed Elissa Epel, psicologa della salute, si confrontano con questi interrogativi alla luce dei risultati di una loro recentissima, e per molti aspetti rivoluzionaria, ricerca, che ha identificato i principali «responsabili» dell'invecchiamento degli esseri umani nei telomeri, le minuscole porzioni di DNA che rivestono le parti terminali dei cromosomi, proteggendoli dal deterioramento del materiale genetico. Con il passare del tempo, infatti, i telomeri tendono ad accorciarsi e, quindi, a perdere di efficacia nella loro azione di prevenzione del deperimento cellulare. La velocità con cui la loro lunghezza si riduce, però, non è costante e uguale per tutti, ma cambia da individuo a individuo, e dipende tanto da fattori genetici (come alcune malattie, fortunatamente rare) quanto dall'equilibrio psichico e dallo stile di vita. La buona notizia - ed è questa la straordinaria scoperta delle due autrici - è che tale processo non è affatto irreversibile, anzi ciascuno di noi può fare qualcosa per bloccarlo o, addirittura, invertirne la direzione. Le numerose evidenze scientifiche raccolte da Blackburn ed Epel hanno infatti dimostrato che nutrirsi in modo sano e naturale, praticare una corretta attività fisica, affrontare le situazioni stressanti senza lasciarsene sopraffare, e persino prendersi cura dell'ambiente in cui si vive, sono armi efficacissime non solo per contrastare l'accorciamento dei telomeri, ma anche per favorirne la crescita, in modo che possano continuare a svolgere al meglio la loro funzione.
Il design, l'architettura e l'arte fanno parte della nostra vita quotidiana: ne vediamo degli esempi negli oggetti che ci circondano, per le strade della città in cui abitiamo, nelle nostre passioni e abitudini. Quello che forse non abbiamo mai notato è come l'universo artistico sia profondamente legato a quello matematico: vi siete mai domandati, ad esempio, da quale posizione sia meglio osservare una statua? O perché abbiamo l'impressione che le ballerine di danza classica sconfiggano la forza di gravità? O ancora, vi siete mai chiesti che rumore fa il silenzio? Con la consueta abilità nell'analizzare la realtà che ci circonda nei suoi aspetti apparentemente più incomprensibili, il grande matematico John D. Barrow dimostra come numeri e arte non siano poi così distanti tra loro, e lo fa attraverso una serie di esempi divertenti, formule, aneddoti bizzarri e curiosità per guidarci alla scoperta dei legami tra queste discipline: un tour di cento tappe che ci introduce ai misteri delle più disparate forme d'arte, dalla scultura alla letteratura, dall'architettura alla danza, dalla pittura al design, spiegandoci come la matematica ne possa svelare le segrete dinamiche. Capiremo così perché i diamanti brillano, perché un soprano può spaccare un bicchiere di cristallo senza toccarlo e perché la cabina doccia è il posto in cui si canta meglio. Rivisitando il quotidiano con un'ottica inedita, questo saggio arricchisce la nostra comprensione sia degli oggetti matematici sia degli oggetti artistici.
"Questo libro parla della gioia di osservare il mondo. È un testo autobiografico, però non riguarda tanto me quanto le cose che ho visto. Sono affascinato dal mondo che mi circonda e da quello che sono riuscito a vedere e a registrare in sessant'anni di osservazione, prima come studioso del comportamento animale e poi come studioso del comportamento umano. Per tutta l'infanzia sono stato attorniato da animali: dividevo con essi perfino la carrozzina. Da grande ho studiato zoologia e sono diventato etologo. I miei studi sul comportamento animale mi hanno condotto allo Zoo di Londra, dove ho ricoperto la carica di conservatore dei mammiferi. Poi le mie ricerche sugli scimpanzé mi hanno spinto ad analizzare il più affascinante di tutti gli esemplari: la scimmia nuda. In questo libro introdurrò il lettore nei vari scenari della mia vita: da uno studio televisivo nello Zoo di Londra a una casa di geishe a Kyoto; da una sperduta tribù africana a un casinò di Las Vegas; dalla 'dolce vita' mediterranea alla dura realtà della malavita di Los Angeles. Ammetto che ho spesso sorriso del lato più leggero della vita o riso di gusto delle bizzarre manie e idiosincrasie dell'umanità, ma non me ne scuso. È indubbiamente una mia debolezza, ma credo che renderà più gradevole la lettura." Con strepitoso humour britannico, Desmond Morris racconta in questo libro la sua carriera di uomo di scienza e divulgatore, e i tantissimi incontri con animali straordinari e altrettanto straordinari esseri umani, da Dylan Thomas a Joan Mirò, a Yoko Ono, Stanley Kubrick e Marion Brando.
Da quando nel 1916 Einstein predisse l'esistenza delle onde gravitazionali minuscole increspature nello spaziotempo generate da eventi insondabili la scienza si è preoccupata di indagare se tali vibrazioni possano essere registrate. Perché, in questo caso, potremmo osservare il nostro universo attraverso il suono: il "sibilo" del Big Bang, il "canto" simile a quello delle balene delle supernovae che esplodono, le "vibrazioni" prodotte dalla collisione di due buchi neri. Il 14 settembre 2015 la previsione di Einstein ha ricevuto una clamorosa conferma: per la prima volta due interferometri del progetto statunitense LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) hanno rivelato gli effetti di una potentissima collisione di due buchi neri avvenuta 1,3 miliardi di anni fa, e che è stata percepita sulla Terra come un lieve "tremore". Ma forte abbastanza da provocare un vero e proprio terremoto nel campo della astrofisica. Janna Levin racconta con divertita leggerezza e un linguaggio accessibile l'affascinante storia di un secolo di ricerca, di ipotesi teoriche e di esperimenti scientifici, ma anche di creatività, tic, aspirazioni e ossessioni, raccolta dalla viva voce di Rai Weiss, Kip Thorne e Ron Drever, i tre scienziati che hanno dato vita al progetto LIGO.
"Le sto chiedendo di continuare a essere uno scienziato attivo dentro e fuori il laboratorio, le offro la possibilità di farlo potendo intervenire e contribuire ai lavori del Senato della Repubblica." Elena Cattaneo, biologa famosa in tutto il mondo per i suoi studi sulla corea di Huntington, una malattia neurologica causata da un gene mutato, non dimenticherà mai le parole dell'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando nel 2013 le annunciò la decisione di nominarla senatrice a vita. Da allora la sua esistenza è profondamente mutata e la sua attività scientifica si è arricchita di una funzione pubblica e istituzionale fondamentale per poter restituire alla scienza, troppo spesso bistrattata e abbandonata a se stessa, un ruolo di primo piano nel nostro paese. Lo testimoniano le pagine di questo libro, in cui l'autrice racconta i primi tre anni trascorsi in aula, affrontati con la stessa dedizione riservata al lavoro di ricerca in laboratorio, ma soprattutto con lo stesso metodo e gli stessi principi, nella salda convinzione che "i valori scientifici dell'oggettività, oltre all'allenamento al pensiero critico, avrebbero reso migliore il mio apporto al paese come senatrice". Abituata al lavoro di squadra, Elena Cattaneo è affiancata da un gruppo di esperti con competenze in diversi ambiti, dal diritto parlamentare ai rapporti con le istituzioni e con gli istituti scientifici.
"Ho una laurea in ingegneria presa più di sessant'anni fa, ma da allora ho tenuto gli occhi aperti e ho appreso diverse cose. È più di un hobby. Se impari a costruire oggetti oppure a fare lavori elettrici o meccanici, dopo un po' ti annoi. Invece, prova a ragionare sull'economia, l'industria, l'agricoltura, la letteratura, la ricerca, la scienza. Sono argomenti di cui radio, tv e giornali parlano poco e male. Studia qualche testo elementare e poi guarda i numeri. Ragionaci sopra. Vedrai che i discorsi astratti che non riesci a capire sui giornali o alla radio diventeranno chiari, oppure ti accorgerai che molti di essi sono inutili. Il mondo ti comincia ad apparire diverso: non dico scontato e prevedibile, ma più trasparente, quasi comprensibile. Gli hobby fatti di attività semplici sono cose da ragazzi. Il super-hobby da adulti (e anche da anziani) che illustro in questo libro non ti potrà mai annoiare. Infatti l'universo delle cose da scoprire, da capire, da seguire man mano che se ne trovano e se ne inventano di nuove, è senza fine. Se riesci a cascarci dentro, non hai più problemi su come riempire i tuoi giorni e le tue ore. Non è necessario occuparsi di scienza, socioeconomia o tecnologia. Puoi anche dedicarti alle letterature di varie epoche e nazioni, alle storie politiche e civili, o a quelle che raccontano le follie che gli uomini hanno inventato, disseminato o imposto. Il tempo non ti vola più via fra le mani; anzi, non ti basta mai se ti dedichi a guardare bene dentro...
Miliardi di dati personali immagazzinati nel cuore di granito delle Montagne Rocciose, archivi polverosi contenenti i registri dei deportati nelle prigioni della Tasmania, un laboratorio di Oxford che segue le tracce delle popolazioni dell'antica Britannia, moderne società private che custodiscono in immense banche dati il DNA di milioni di individui e nuovi detective della genetica in grado di documentare un'ascendenza diretta con Gengis Khan... Come si conserva il passato dell'umanità? Quale ruolo svolgono i cromosomi dell'uomo di Neanderthal nel nostro corredo genetico attuale? In che modo l'eredità biologica e culturale caratterizza la nostra specie? Attingendo a ricerche all'avanguardia nel campo della genetica, Christine Kenneally, pluripremiata giornalista australiana, in "Storia invisibile della razza umana" risponde a queste e ad altre domande, le stesse che da sempre gli uomini si pongono riguardo alle proprie origini, come del resto testimoniano le innumerevoli genealogie dell'Antico Testamento, le ossessioni dinastiche delle famiglie reali e, più di recente, il crescente interesse per la genealogia reso possibile dai progressi nella decodificazione del genoma. Infatti, se l'eredità della razza umana è un tesoro che ci è stato trasmesso sotto forma di antichi manufatti storici, essa è custodita anche nel nostro DNA, e quindi nei nomi che portiamo, nelle emozioni e persino nelle credenze e negli atteggiamenti che si tramandano da un'epoca all'altra...
Fu nelle colonie greche del Mediterraneo, tra il VI e il V secolo a.C., che vennero formulate le prime congetture sulla sostanza fondamentale di cui è fatto il mondo. "Fisici" e filosofi erano alla ricerca dei principi costituenti dell'universo, e questa indagine da Talete a Eraclito, da Parmenide a Democrito condusse alle prime, originali risposte circa la natura e l'apparenza delle cose. Nell'indagare e descrivere una realtà sottostante e unificatrice, gli antichi greci erano come gli scienziati moderni. Ma, secondo il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg, la somiglianza finisce qui. Infatti nessuno a Mileto, a Efeso, ad Abdera o ad Atene cercò mai di "spiegare" come le teorie sul principio fondamentale del kosmos rendessero conto delle apparenze, così come nessuno tentò di verificare o anche solo giustificare le proprie ipotesi. Non si trattava di pigrizia intellettuale. Semplicemente, i greci non ne avvertivano la necessità e "non lo avevano mai visto fare". Per arrivare a una comprensione scientifica del mondo si dovrà attendere, per Weinberg, la grande rivoluzione intellettuale che, tra il XVI e il XVII secolo, condurrà alla "scoperta" della scienza moderna, vale a dire quell'insieme di pratiche, di canoni e di procedure con cui oggi guardiamo ai fenomeni dell'universo.