Pubblicata per la prima volta nel 1977, la Guida alla storia romana di Guido Clemente ha formato generazioni di studenti e studiosi di antichità, ma soprattutto ha conquistato, con il suo stile narrativo fluido e scorrevole, tantissimi lettori "profani" appassionandoli alla materia. In questa nuova edizione completamente rivista l'autore affronta da diverse angolature l'evoluzione della società romana, tenendo conto dei più recenti indirizzi storiografici e affrontando in primo luogo la questione della documentazione disponibile. Molto spazio è dato agli elementi non "classici" che hanno contribuito alla formazione della civiltà latina, dalla componente italica arcaica a quella orientale, fino al variegato mondo delle province. L'intera civiltà romana, gli eventi, le strutture sociali ci appaiono così come un mondo composito, multiforme, non più monolitico, capace di offrire ancora oggi molte suggestioni per la riflessione politica e per la formazione culturale senza farci tuttavia cadere nell'abusato mito della presunta "perennità" del mondo e dei valori classici.
La Turchia parte della Comunità Europea? La Turchia ponte tra Occidente e Oriente? In questa prospettiva risulta ancora profondamente attuale la vicenda di Enea, l'eroe virgiliano, un troiano, figlio di quell'Anatolia da cui partì esule come tanti migranti di oggi per sfuggire alla guerra e alla distruzione. Ed ecco che le sue peregrinazioni attraverso le terre e i popoli del Mediterraneo sono costellate di episodi fascinosi e drammatici che hanno per protagonisti uomini non dissimili dai moderni emigranti, alla ricerca di una vita migliore e di un futuro più prospero per i loro figli e le loro tradizioni.
Da quando, alla metà dell'Ottocento, venne scoperta la prima necropoli paleoetrusca in Italia settentrionale, molti progressi sono stati fatti nell'indagine scientifica sulla presenza degli etruschi fuori dall'Etruria. Lo scopo del libro di Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati è quello di porsi come un'opera organica che renda conto dello stadio degli studio in questo campo.
Negli ultimi anni della sua vita, Niceta Coniata, che aveva occupato posti di rilievo nella burocrazia bizantina, abitò a Nicea. L'impero era crollato (1204): i Latini si erano divisi le spoglie di Bisanzio; e, nell'abbandono e nella desolazione, Niceta raccontò ciò che aveva visto e appreso, con un odio, una furia e una ferocia, che fanno della seconda e terza parte di "Grandezza e catastrofe di Bisanzio" uno dei capolavori sconosciuti della letteratura universale. Il mondo non era altro che male: violenza, malvagità, sfrenatezza, oscenità erotica, corruzione, stereo, rovina. Come uno dei grandi storici del potere, Niceta Coniata rappresentò la tirannia che degradava e contagiava il mondo: raffigurandola soprattutto nel meraviglioso ritratto di Andronico, questo malvagio vestito di viola, scaltro, cialtrone, lacrimoso e teatrante, che possedeva la stessa disperata fantasia nel male dei grandi malvagi di Shakespeare. Rappresentò la turbolenta e crudelissima plebe di Costantinopoli, che massacrava poveri e imperatori; e gli "stramaledetti Latini", gli spavaldi e boriosi Normanni, che assalivano le città greche. Dovunque, in cielo, c'erano segni sinistri. Niceta Coniata interrogava e cercava la presenza di Dio nella storia: avvertiva in ogni istante il mistero religioso della realtà; ma da ogni parte il Cielo gli rispondeva che non c'era salvezza: o almeno non c'era speranza per lui. "Grandezza e catastrofe di Bisanzio" è uno spettacoloso racconto teatrale, di cui Niceta era insieme il narratore e il regista. Impregnava tutte le cose con il suo odio: ma l'odio, tra le sue mani di grande letterato, diventava furia visionaria, ossessione morale, splendore retorico, solennità metaforica, atroce precisione ritrattistica. Qualche volta, nei momenti in cui il genio di Niceta è più libero, abbiamo l'impressione che Tacito, Psello e Saint-Simon si siano fusi nella penna dell'antico burocrate bizantino.
Il secondo volume della "Grandezza e catastrofe di Bisanzio" è stampato nel classico testo a cura di Jan-Louis van Dieten, che l'autore ha rivisto e corretto per questa edizione. Mentre Riccardo Maisano aveva composto il complesso e vivace commento del primo volume, il commento del secondo è opera di Anna Fontani, che ha reso mirabilmente la densità, l'arcaismo e l'audacia espressiva di Niceta Coniata.
Il volume è il catalogo della mostra di Aquileia (5 luglio - 3 novembre 2013). Il percorso espositivo si snoda tra Palazzo Meizlik, la Basilica e il Museo Archeologico Nazionale e si articola in sezioni che approfondiscono con oltre 200 preziosi reperti la vita pubblica e privata di Aquileia nel IV secolo e testimoniano la nuova fase monumentale della città, legata al suo nuovo ruolo politico e amministrativo, punto nodale delle vie tra Oriente e occidente.
Dopo tante avventure Pimpa, che ancora oggi gode di un successo straordinario, ha voglia di concedersi una vacanza davvero speciale e decide di partire per Roma, la sua amata capitale! Quanti tesori sono conservati in questa antica città! Il suo viaggio non rimarrà a lungo solitario... un cucciolo di lupo si è perso e ha bisogno del suo aiuto per ritrovare la sua mamma!! Ma dove cercare? Dalle Terme di Diocleziano ai mercati Traianei, dalla basilica di Massenzio ai Musei Capitolini, tutta Roma verrà esplorata. Una divertente avventura, dal finale tutt'altro che banale!!! La storia è arricchita da box che descrivono, in maniera semplice ma puntuale, i monumenti e la storia di Roma, tutti curati direttamente da Stefano Zuffi. Età di lettura: da 3 anni.
L'agile volume, riccamente illustrato, costituisce la sintesi più aggiornata e pregnante sul tema in una veste grafica che intende con la sua eleganza evocare i fasti costantiniani. La chiarezza degli scritti scientifici fa sì che il catalogo sia destinato a un pubblico più vasto di quello dei cultori della materia. Il catalogo si compone di una nutrita serie di saggi affidati ai maggiori specialisti italiani e stranieri che affrontano le varie tematiche al centro dell'evento espositivo. Diversi saggi sono incentrati sulla rivoluzione religiosa che dalle persecuzioni volge al tempo della tolleranza: dopo l'attenta analisi delle fonti, si indaga l'origine del "chrismòn" dalle insegne imperiali al simbolo della fede vittoriosa per poi disegnare un quadro delle altre religioni dell'impero mentre si passa dal politeismo al dio unico. Altri studi ruotano intorno alle tre istituzioni che furono protagoniste dell'età di Costantino: la chiesa, l'esercito e la corte imperiale. Una sezione a parte è dedicata a Elena e al suo potere femminile tra regalità e santità: i luoghi in Oriente e a Roma, la questione del suo ritratto, la tradizione iconografica anche moderna della Leggenda della Vera Croce. Completa il volume una schedatura completa e illustrata delle oltre duecento opere in mostra, provenienti dalle più prestigiose collezioni museali del mondo.
"... il lettore potrà domandarsi quanto c'è di vero. L'epoca di Costantino è curiosamente oscura. La maggior parte delle date e dei fatti che le enciclopedie danno per sicuri, a una verifica attenta si rivelano inconsistenti. La vita di sant'Elena comincia e finisce tra congetture e leggende. Possiamo dare per certo che ebbe da Costanzo Cloro il figlio Costantino; che costui la proclamò imperatrice; che si trovava a Roma nel 326, quando Crispo, Liciniano e Fausta vennero assassinati; che poco dopo andò a Gerusalemme ed ebbe parte nella costruzione delle chiese a Betlemme e sul Monte degli Olivi." (Evelyn Waugh, "Elena. La madre dell'imperatore", 1950)