Nel vortice e nell'incanto di queste pagine si realizza al livello più alto il grande canto dell'Amazzonia di Márcia Theóphilo, che nei decenni ha composto un disegno epico articolatissimo, una narrazione in versi che è poesia di fantasmagorica atmosfera. Con strenua vitalità, ci parla di un mondo dove la natura - di cui gli umani sono semplice parte - «lavora senza posa», e dove agisce un'energia diffusa e inarrestabile, nel movimento di un continuo rinascere. La poesia di Márcia Theóphilo, nota fin dagli esordi in ambito internazionale, si impone per una rara ampiezza di respiro, che le consente di convocare sulla pagina umani personaggi e figure mitologiche, in un vorticare prodigioso degli elementi, dove «non solo gli animali ma tutto in natura ha un'anima», o dove operano senza sosta «memorie di verdi immensità». In questa esoticissima realtà troviamo la dea Giaguaro, che «si trasforma in tutte le cose / che vivono sulla terra / piante e animali / fiumi e piogge», mentre anche «gli alberi raccontano la loro storia». Ma è l'io stesso dell'autrice a mescolarsi alle molteplici presenze di un reale magico e immenso, fatto di «impensate foreste senza fine / di fiori e frutti tropicali / e cuori di antichi animali», su cui la nostra ormai plurisecolare "civiltà" opera con colpevole indifferenza o ottuso disprezzo. Ed ecco, allora, il suggestivo spargersi di Márcia Theóphilo nei suoi versi e il continuo rigenerarsi della sua opera, in simbiosi intatta con l'habitat delle sue radici, con l'orizzonte naturale in cui da sempre si esprime e ci comunica la sua inconfondibile, preziosissima, testimoniale presenza poetica.
Chi sono i padri del terzo millennio? Sono quelli che mettono al mondo un figlio desiderosi di essere presenti nella sua vita. Quelli che vogliono diventare uomini migliori grazie alla paternità. Quelli che sanno essere disponibili e coinvolti e così facendo sostengono la crescita dei loro figli in modo autorevole e affettuoso. La paternità oggi è «contaminata» da bisogni emotivi nuovi per il mondo degli uomini. I «papà millennial» pensano ai propri figli e vivono loro accanto in modo completamente differente rispetto ai padri da cui sono nati. Non più solo «padri della legge», ma anche padri emotivi, affettivi, teneri, sensibili. Non più solo padri preoccupati di dare sicurezza, norme e protezione ai figli, attraverso il proprio lavoro, ma anche profondamente convinti del loro ruolo affettivo e educativo. Un saggio sulla paternità, scientificamente solido e basato sulle più recenti scoperte delle neuroscienze e sulle evidenze della teoria dell'attaccamento di John Bowlby, che è anche un percorso di self-help, in grado di aiutare gli uomini che stanno pensando di diventare padri, quelli che già lo sono e quelli che, non essendolo, stanno rielaborando la loro storia di figli a fianco del padre che li ha cresciuti. Casi clinici, storie di uomini alle prese con la paternità, ma anche informazioni e competenze che ogni uomo deve saper mettere in gioco nel passaggio da uomo a padre. Un saggio che si legge come un romanzo, perché arricchito da una serie di narrazioni sviluppate attraverso il metodo della NPO (narrativa psicologicamente orientata), di cui Alberto Pellai stesso ha teorizzato modello e metodo, realizzando molti libri per bambini e adulti. Un volume per aiutare gli uomini e le donne a comprendere in modo competente ed emozionale al tempo stesso che cosa succede nella mente degli uomini quando diventano padri e come rendere la paternità una tappa evolutiva nel proprio ciclo di vita, capace di rendere migliore ogni uomo che tiene per mano il proprio figlio lungo il percorso della crescita.
Il 13 settembre 2013 due speleologi sudafricani scesi nel vasto sistema di gallerie di Rising Star, nei dintorni di Johannesburg, individuarono casualmente una «camera segreta», colma di ossa fossili. Sarebbero poi risultate essere circa 1550. È così, in modo del tutto imprevedibile, che avviene la scoperta più rivoluzionaria e misteriosa sull'origine dell'uomo, quella di Homo naledi («stella» in lingua locale sotho), una nuova specie ominine dalle caratteristiche uniche. Dall'eccezionale ritrovamento prende il via un'entusiasmante avventura scientifica e umana, che apre scenari inediti sulla nostra storia più antica e ci spinge a guardare con occhi diversi anche il presente. A raccontarla è uno dei suoi protagonisti, Damiano Marchi, paleoantropologo dell'università di Pisa, l'unico studioso italiano chiamato a partecipare al workshop scientifico internazionale su Homo naledi.
Esperto nello studio degli arti inferiori e dell'evoluzione della locomozione, Marchi, insieme ad alcuni tra i più brillanti paleoantropologi del mondo, ha analizzato i fossili rinvenuti a Rising Star, tracciando ipotesi estremamente precise e sorprendenti sulle abitudini e il comportamento di questo nostro remoto predecessore. Alto circa un metro e mezzo, dotato di mani adatte ad arrampicarsi sugli alberi e, insieme, di gambe perfettamente in grado di camminare in posizione eretta, con un cervello piccolo come un'arancia, Homo naledi unisce caratteristiche arcaiche e moderne, che fanno di lui il potenziale anello mancante nella catena evolutiva dell'uomo. Eppure, rimane una creatura enigmatica, che custodisce ancora molti segreti. In quella cavità del sottosuolo, ribattezzata Camera di Dinaledi («stella nascente»), giacevano infatti i corpi di almeno quindici individui di varie età. Come e perché erano giunti in un luogo così remoto? Possibile che la presenza di tanti resti testimoni la più antica forma di sepoltura mai scoperta? E quando è realmente vissuto Homo naledi: 2 milioni o 500.000 anni fa, visto che entrambe le ipotesi sono tuttora aperte?
Con una passione contagiosa cui è difficile resistere, lo studioso ricostruisce il complesso lavoro del paleoantropologo che, con la pazienza di un detective scrupoloso, esamina ogni minimo frammento di fossile per trovare nuove risposte alle domande che da secoli gli scienziati si pongono sull'origine del genere umano. In qualsiasi epoca sia vissuto, l'«uomo stella» ci costringe infatti a rivedere consolidate teorie dell'evoluzione e a riconsiderare anche noi stessi non più come rappresentanti privilegiati di un «mondo a parte», ma come il frutto di un processo che, attraverso gli stessi meccanismi, ha portato sia all'Homo sapiens sia a tutti gli esseri viventi con cui condividiamo il pianeta.
La donna che mette al mondo un figlio non è mai sola. II primo a essere coinvolto è il suo compagno: coinvolto da lei e per lei, ma anche coinvolto in prima persona. Quando nasce un bambino, "nascono" anche una madre, un padre, dei nonni. Per lasciare spazio al neonato, sulla scacchiera della famiglia ognuno si ritrova collocato in una casella diversa, a interpretare un ruolo a cui non è preparato e nel quale talvolta deve improvvisare. Con la sua presenza, quel bambino che sconvolge i ruoli genera scompiglio. E lo sconvolgimento dei ruoli, a sua volta, produce sul bambino degli effetti che spesso non sono riconoscibili da chi gli è più vicino. Basandosi su una lunga attività clinica di pediatra e sulla propria consapevole esperienza di figlio, padre e nonno, Franck Dugravier descrive la catena di cambiamenti che la nascita di un bambino provoca. Rovesciando la prospettiva usuale, l'autore guarda il bambino e partendo da lui ricostruisce le relazioni che un figlio "mette al mondo": senza sentimentalismi ma con uno stile di grande dolcezza Dugravier racconta così - da quelli iù prevedibili ai più sorprendenti - i diversi modi di diventare genitori.
Secondo gli ultimi rilevamenti dell'Istat in Italia ogni anno ci sono più di 50.000 divorzi e quasi 90.000 separazioni. E questo significa che sono decine di migliaia i minori che si trovano a vivere la dissoluzione del nucleo familiare originario e in molti casi la formazione di uno nuovo. Le famiglie allargate sono una realtà ben presente nella società Italiana, con tutto ciò che comportano: fratelli che hanno genitori diversi, coppie padri-figli che si scompongono e ricompongono nei fine settimana, "vicemadri", "secondipadri", "figli acquisiti". Un fenomeno in crescita, insomma, che in questo libro Irene Bernardini analizza dal punto di vista dei bambini: perché sono loro che, soprattutto nel quadro di queste famiglie oggettivamente più complesse e complicate, ci chiedono di andare oltre i vecchi schemi, di reinventare nuovi modi di fare famiglia. Ma sono anche loro che ci rendono capaci di farlo. E che accompagnano l'adulto nel faticoso, ma tutt'altro che impossibile cammino verso una nuova possibilità di essere, tutti, felici.
Cosa significa essere donna? Non alzare la voce, non ribellarsi. Obbedire al padre, al marito, alla società. Significa calma e sottomissione. Dover essere una brava bambina, poi una brava moglie e una brava madre. Eppure per qualcuna tutto questo non basta. Attraverso otto storie che spaziano dal mito alla contemporaneità, gli autori raccontano l'altra faccia della luna: e cioè come fin dagli albori dell'umanità, in saghe, leggende ed epopee letterarie, i modelli di donne forti sono sempre stati ridotti al silenzio. Ma dal nuovo racconto delle storie di Era, Medea, Daenerys, Morgana e le altre, se ci si pongono le domande giuste, possono risultare modi diversi di vivere se stesse e la propria femminilità, di leggere i meccanismi che circondano e intrappolano. Con la guida della filosofia, che ci aiuta a domandarci il significato delle cose e ci indica un comportamento nel mondo, questi ritratti femminili insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e volgere le difficoltà in opportunità. Solo così ci si potrà finalmente permettere di esistere, e non aver paura di fiorire. Fare filosofia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi. Non più "donna", ma "donna?", non più "si fa così", ma "si fa così?". Non più "è sempre stato così", ma "è sempre stato così?". In questo modo ogni preconcetto esplode, e si aprono passaggi segreti impensabili e altrimenti invisibili.