«L'archeologia è più affine alla poesia di quanto possiamo immaginare, si tratta in entrambi i casi di svelamenti, perché in un frammento si svela il mistero delle domande che ci abitano da sempre.» Flaminia Cruciani, poetessa e archeologa, ha fatto parte per diversi anni della Missione archeologica italiana a Ebla, in Siria. Con Ebla «gli italiani hanno scoperto una nuova lingua, una nuova cultura e una nuova storia» ha affermato Ignace J. Gelb, uno dei maggiori assiriologi americani del Novecento. Questo libro però non è un manuale di archeologia, e non è neppure un diario di viaggio o di avventure. È il racconto sincero e appassionato della più bella lezione di immortalità che Flaminia Cruciani abbia ricevuto dalla vita: l'archeologia in quella terra millenaria che è la Siria con la sua straordinaria gente. Dalla preparazione del viaggio all'organizzazione delle attività di scavo, dal rapporto con la popolazione locale alle numerose difficoltà della vita nel deserto, grazie a un linguaggio poetico e fortemente evocativo, l'autrice ci restituisce l'emozione di un lavoro tanto affascinante. L'archeologo è un investigatore, nella ricerca sul campo indaga, procede all'indietro rispetto alla direzione del tempo per resuscitare, fra stratificazioni, un passato perduto. Se l'antico sopravvive attraverso le rovine, che sono l'opera d'arte della natura, e attraverso i reperti, l'archeologia forse è il momento supremo, il kairos, dell'immortalità. «Mi è sembrato importante scrivere questo libro adesso, perché l'archeologia è l'unico modo di comprendere il presente. Per non dimenticare la Siria, terra di prodigi originari.» Un racconto ricco di pathos, che riguarda ognuno di noi, dove l'attenzione è posta sulle nostre radici. Flaminia Cruciani ci ricorda infatti che nel Vicino Oriente sono nati i miti più antichi, come la "Saga di Gilgames", la prima riflessione della storia sul tema dell'immortalità, in cui all'eroe viene svelato il segreto della «pianta dell'eterna giovinezza». Che ancora oggi, dopo oltre quattromila anni, l'uomo non si è stancato di ricercare. Per i mesopotamici il tempo passato figurativamente era ciò che stava di fronte, mentre il futuro era dietro le spalle. «Con questo libro» scrive Flaminia Cruciani «voglio restituirvi un tempo ritrovato , giovane, che inventa la vita.»
Il volume è il catalogo della mostra di Aquileia (5 luglio - 3 novembre 2013). Il percorso espositivo si snoda tra Palazzo Meizlik, la Basilica e il Museo Archeologico Nazionale e si articola in sezioni che approfondiscono con oltre 200 preziosi reperti la vita pubblica e privata di Aquileia nel IV secolo e testimoniano la nuova fase monumentale della città, legata al suo nuovo ruolo politico e amministrativo, punto nodale delle vie tra Oriente e occidente.
Il volume, dalla raffinata veste grafica, guida alla scoperta dell'area archeologica centrale di Roma, attraverso testi continui descrittivi chiari e accattivanti cui si accompagnano vere e proprie analisi d'opera dei monumenti principali e dei capolavori dell'arte antica custoditi nei musei. Godibile anche la lettura degli approfondimenti sugli aspetti più affascinanti della storia e della civiltà romane, dell'antiquaria, delle campagne di scavo, della fortuna letteraria che costellano l'itinerario di visita. Il percorso si avvia dal Foro Romano, un sito assai complesso dove coesistono costruzioni di epoche molto diverse dall'età arcaica all'Alto Medioevo, verso il Palatino, luogo mitico della fondazione della città da parte di Romolo con le sue case dipinte (dei Grifi, di Augusto e di Livia, l'Aula Isiaca) e le fastose dimore dei Cesari affacciate sul Circo Massimo. Grande rilievo è destinato al Campidoglio, sede dei Musei Capitolini, i più antichi musei del mondo di cui si visitano le sale storiche e i più recenti ampliamenti per apprezzarne i capolavori di scultura antica. Si attraversano anche i Fori Imperiali, descritti in ogni loro parte prima di approdare al Museo allestito nei Mercati di Traiano dove sono custoditi i reperti lì rinvenuti in scavi antichi e moderni. Non poteva mancare un'attenta disamina del monumento simbolo di Roma, il Colosseo, per il quale si attende una nuova stagione di restauri, e dei monumenti che lo circondano nella valle...
Il volume si apre con un saggio generale di uno dei più autorevoli storici della romanità, Andrea Giardina, che ridisegna un ritratto efficace del "principe rosso" attraverso un¿originale interpretazione delle fonti antiche e la discussione critica della sua fortuna "nera".
Marisa Ranieri Panetta narra della morte dell'imperatore attraverso le sue ultime parole famose, mentre alcuni studiosi tracciano la leggenda postuma del personaggio nelle arti figurative (Giacomo Agosti affrontando la pittura accademica dell'Ottocento italiano che ne immortalò le vicende più truci, Jerzy Miziolek analizzando i capolavori pompier del polacco Siemiradzki come Le torce di Nerone sulla persecuzione dei cristiani) e nel cinema (Giuseppe Pucci).
Più prettamente archeologica è l'indagine di Clementina Panella che racconta, attraverso i dati di scavo, il giorno più lungo della storia, quello del terribile incendio che devastò Roma per il quale Nerone è ricordato. Da contributi di diversi specialisti (Viscogliosi, von Hesberg, Tomei, Beste, Filippi) egli emerge come "grande costruttore" grazie alla progettazione e alla realizzazione di una delle dimore più spettacolari dell'antichità, l'immensa Domus Aurea (che si estendeva dal Palatino all'Oppio) restituita filologicamente nelle sue architetture scenografiche, tra giardini lussureggianti, come nelle preziose decorazioni attraverso inedite immagini di realtà virtuale esito di lunghi anni di ricerche.
A Matteo Cadario è affidato il saggio sulla propaganda ideologica in età neroniana attraverso l'approfondito esame delle sculture che restituirono l'immagine di un uomo, delle celebri donne della sua vita e di un epoca mentre di Irene Bragantini è un filo rosso sulla pittura.
Nerone, come molti sanno, volle proporsi anche come abile performer, artista e comunicatore: di qui lo stretto rapporto con gli spettacoli affrontato da Rossella Rea quale strumento del consenso e con i maggiori poeti, filosofi e scrittori del tempo - dall'amato e odiato precettore Seneca a Lucano e Petronio - come si evince dal denso scritto di Emanuele Berti.
Di grande suggestione il corredo iconografico che alle più rare testimonianze antiche di un imperatore "dannato", molte delle quali per la prima volta raccolte in una mostra, accosta una nutrita serie di dipinti e sculture moderne che hanno fatto la sua fama.
L'etruscologia può essere considerata una delle più precoci forme di "memoria" dell'antico. Il recupreo di testimonianze relative alla cultura etrusca è infatti un fenomeno che si avvia già in epoca romana e giunge a rappresentare un filo ininterrotto sino al mondo medievale e a quello moderno. La struttura del volume è quella di un dizionario. opo una prima parte che illustra argomenti legati alla ricerca e fornisce le coordinate di riferimento prima di immergersi nel pieno della disciplina, i lemmi sono raccolti in capitoli che presentano la cultura etrusca analizzandone personaggi, istituzioni, divinità e aspetti della vita quotidiana. il volume, riccamente illustrato, si ciude con apparati che sistematizzano le informazioni su cronologia e musei, e con una una breve bibliografia di riferimento sui diversi settori.
Quella degli etruschi è una civiltà antica che più di altre ha sempre esercitato un particolare fascino per tutti coloro che le si sono avvicinati. Le mostre sono lo strumento più efficace per informare e documentare le rievocazoni delle civiltà del passato. Protagonisti dell'esposizione sono i grandi centri costieri del Lazio settentrionale che ebbero un ruolo di primo piano non solo nella storia dell'Italia antica, ma dell'intero Mediterraneo in epoca preromana. Il libro contiene le testimonianze dell'architettura del tempio di Apollo di Veio, come anche gli esempi dell'architettura funeraria di Cerveteri o gli affreschi delle celebri tombe dipinte di Tarquinia o ancora le sculture di Vulci.
Certamente la più evoluta tra le prime civiltà antiche, l'Egitto è forse anche quella più nota e presente nel nostro immaginario attraverso mummie, sfingi e piramidi cariche di mistero. Il dizionario riunisce oltre 350 immagini intorno alle quali si organizzano testi sintetici e una completa documentazione storica. Tutti gli aspetti del vivere degli egizi dell'Antico, Medio e Nuovo Regno sono presentati nel volume, per offrire una visione a trecentosessanta gradi di una civiltà che ha posto le basi dell'evoluzione di tutti i popoli del bacino mediterraneo. I testi sono a cura di due archeologi, che hanno selezionato l'iconografia, in modo da affiancare ai grandi capolavori dell'arte e dell'architettura anche pezzi meno noti ma altrettanto importanti.
L'eruzione del 79 a.C. seppellì la città di Pompei sotto un manto di cenere. La celebre lettera di Plinio il Giovane a Tacito sulla morte del nonno, il famoso naturalista Plinio il Vecchio, avvenuta in quella occasione, tramanda l'eco della tragedia che colpì gli abitanti in quel giorno funesto e il loro disperato tentativo di fuga. Di quegli abitanti oggi rimangono ancora i calchi dei corpi a ricordarne le forme, le case vuote, spesso decorate con affreschi bellissimi, i gioielli, l'argenteria, gli oggetti di uso quotidiano, i monumenti che abbellivano la città e che costituivano il fulcro della vita cittadina. Dall'analisi di questi elementi emergono molti dati relativi alla vita di una città di provincia nel I secolo a.C.: il numero degli abitanti, ancora molto discusso, l'età media della popolazione, l'organizzazione economica e sociale al momento dell'eruzione, la qualità della vita, i manufatti prodotti e così via. Il particolare contesto di ritrovamento permette di studiare anche le connessioni tra gli oggetti e i luoghi nei quali sono stati trovati, cioè, dove probabilmente venivano utilizzati.
La tradizione classica non consiste nella fedeltà a un testo fondativo, nella consegna di un patrimonio dato per immutabile: è invece traduzione, trasmissione, traslazione, trascrizione, travisamento. La sopravvivenza delle forme, dei testi, delle idee e dei miti antichi, è affidata al tenace desiderio di una misura "classica" e alla plasticità di un codice culturale che si perpetua attraverso meccanismi di manipolazione, di riuso. E l'originale è, da sempre, assente: una statua romana di Antinoo usata come testimonial per la pubblicità di un profumo "classico"; un'Ultima Cena di Socrate-Cristo in un mosaico tardo-antico; la figura di Eracle come allegoria della salvezza cristiana; Meleagro figura del corpo di Cristo.
Il volume propone una rilettura dello studio dedicato alla Colonna Traiana, fondamentale per la questione dell'originalità dell'arte romana, in cui si delinea la personalità di un suo protagonista assoluto: il "Maestro delle imprese di Traiano". Una campagna fotografica dei rilievi illustra con efficacia i passi di questa storia per immagini, scelti da Bianchi Bandinelli.