Joaquin Navarro-Valls è stato per oltre vent'anni il direttore della sala stampa vaticana al tempo di Giovanni Paolo II. Per quasi un quarto di secolo, come suo portavoce, ha avuto accesso diretto al pontefice. Lo ha accompagnato negli innumerevoli viaggi apostolici così come nelle vacanze estive in montagna, e ha potuto vivere da vicino eventi che hanno segnato la nostra storia recente, dalla prima delegazione vaticana nella Mosca sovietica all'incontro con Gorbac?ev in Santa Sede, ai preparativi per la visita del papa nella Cuba di Fidel Castro. Nel quarantacinquesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II, questo libro raccoglie gli appunti personali che Navarro-Valls prese durante quegli anni. Pagine che, scritte sotto forma di diario e pubblicate per volere dell'autore dopo la sua scomparsa, offrono non solo un interessante spaccato del dietro le quinte del lavoro della Santa Sede, ma svelano alcuni dei grandi problemi dell'umanità che tanto preoccupavano il Santo Padre e, soprattutto, forniscono dettagli preziosi della sua vita quotidiana. I ricordi di Navarro-Valls mostrano il lato più umano e illuminano ancora una volta la straordinaria capacità comunicativa grazie alla quale Giovanni Paolo II esercitava il proprio ministero. E al tempo stesso restituiscono il rapporto professionale e fraterno che li ha uniti, una speciale relazione, fatta di fiducia, ironia e affetto sincero. Attraverso lo sguardo di Navarro-Valls e un ricco inserto fotografico, con immagini rese pubbliche per la prima volta, ripercorriamo i momenti salienti del papato di Giovanni Paolo II. Un viaggio al fianco di un protagonista indimenticabile della scena vaticana, che consegna un ritratto inedito di Wojtyla e aggiunge sfumature e complessità al suo pontificato.
Nel pomeriggio del 28 febbraio 2013 Benedetto XVI, il «papa emerito», arrivò a Castel Gandolfo per trascorrervi «la fase conclusiva del suo pellegrinaggio su questa terra». Dal giorno in cui aveva annunciato di rinunciare all'incarico a causa dell'età avanzata erano passate poco più di due settimane, durante le quali il Conclave aveva eletto papa il carismatico cardinale Bergoglio. Una rivoluzione si era compiuta in seno alla Chiesa, e subito il mondo si chiese che cosa avesse spinto il più tradizionalista dei papi a un gesto tanto sconcertante. Perché l'intellettuale ultraconservatore aveva di fatto consegnato la cattedra di Pietro al radicale porporato argentino? Per quale motivo il severo custode dell'ortodossia esponeva la Santa Sede al rischio di una contestazione permanente da parte dei circoli più reazionari del mondo ecclesiastico e cattolico? Dove cercare le ragioni profonde di una decisione così inimmaginabile? Forse nello scandalo degli abusi sessuali sui bambini che stava squassando la Chiesa da oltre un decennio. O nei numeri impressionanti di coloro che ogni anno si allontanano dal cattolicesimo. O nella sete di giustizia di milioni di esseri umani esclusi dal banchetto a cui solo le società più ricche da sempre si autoinvitano. Con "L'anno dei due papi" Anthony McCarten cerca di rispondere a queste domande ripercorrendo non solo i giorni frenetici che dalla rinuncia di Benedetto XVI portarono all'elezione di Francesco, ma anche le «vite parallele» di due uomini molto diversi tra loro e tuttavia accomunati dal destino di sedere sul soglio petrino in una delle fasi più tormentate della storia della Chiesa.
La grande, controversa, gloriosa storia del papato, la più antica istituzione della civiltà occidentale, è protagonista di questo saggio acclamato; una vicenda millenaria che, da San Pietro a Francesco, si snoda lungo tutti gli imperi e i regni che si sono susseguiti in duemila anni di storia. La grande storia dei papi attraversa le vite di oltre duecento papi e di decine di antipapi, ricostruisce i sinodi e i conclavi, analizza la diplomazia e la politica vaticane, ne ricostruisce la straordinaria opera di promozione artistica e culturale, sottolineando l'importanza decisiva del papato nella storia d'Italia e dell'intero Occidente. Un volume ricco di informazioni, scritto in modo accurato quanto brillante e coinvolgente, corredato da una originale e suggestiva documentazione fotografica, considerato già un classico della storiografia.
La sera del 2 marzo 1939, mentre l'Europa si avviava verso la guerra, sul balcone del Palazzo apostolico apparve, acclamato dalla folla riunita in piazza San Pietro, il nuovo pontefice. Pallido e con passo esitante Pio XII si affacciò alla balaustra, benedisse per tre volte i fedeli e, senza dire una parola, si ritirò nelle sue stanze. Di lì a poco scese nelle Grotte vaticane, deciso a risolvere uno dei più grandi enigmi della Chiesa, un enigma che prefigurava, in piccolo, l'epica impresa segreta del suo pontificato. Negli anni successivi, infatti, nelle catacombe di San Pietro i collaboratori di Pio XII si sarebbero riuniti per architettare, con la sua benedizione, il piano più audace della seconda guerra mondiale: l'eliminazione del "tiranno", Adolf Hitler. Mark Riebling, saggista avvezzo a esplorare i sentieri poco battuti della storia dei servizi segreti, in "Le spie del Vaticano" ricostruisce, sulla base di una monumentale raccolta di documenti da poco desecretati, un intrigo spionistico al centro del quale si colloca la figura di Pio XII, un pontefice definito talvolta "ieratico e visionario", lontano dai fedeli e dai drammi della guerra, e spesso accusato per i suoi "silenzi" nei confronti del regime nazista se non addirittura per la complicità nell'Olocausto. Fu proprio Pacelli, invece, a organizzare una rete di cospiratori impegnati a combattere in segreto il Male Assoluto.
La sera del 13 marzo 2013, davanti a una folla di duecentomila persone raccolte in piazza San Pietro sotto la pioggia battente, si levò l'attesa fumata bianca. Ma quando il cardinale Jean-Louis Tauran annunciò il nome del nuovo pontefice, quasi nessuno, nemmeno i vaticanisti più esperti, si aspettava di udire il nome di Jorge Bergoglio. Bastarono però poche parole e il papa che era "stato trovato alla fine del mondo" quella sera ne conquistò il cuore. A partire dal nome. Vocabor Franciscus, "Mi chiamerò Francesco", aveva detto ai porporati alla conclusione del conclave: lo stesso nome del poverello di Assisi che aveva gettato alle ortiche le vesti di seta per indossare i panni degli ultimi. A quelle parole, nei giorni e nei mesi successivi ne seguirono altre, e alle parole si accompagnarono gesti che avrebbero radicalmente trasformato l'immagine del successore di Pietro: il papa che paga il conto dell'albergo, che rinuncia alla limousine, che sale la scaletta dell'aereo portando da sé una semplice borsa. Un papa che per la sua prima visita fuori Roma sceglie l'isola di Lampedusa per porre all'attenzione di tutti la tragedia senza fine dei migranti. Immagini semplici e al tempo stesso potenti di una Chiesa non più autoreferenziale, che vuole cambiare e uscire da se stessa per raggiungere le periferie geografiche ed esistenziali del mondo. Una Chiesa che vuole conservare il "mysterium lunae", cioè la capacità di riflettere soltanto la luce che proviene da Dio.
I discorsi, i pensieri e le meditazioni che compongono questa raccolta di scritti di papa Francesco ci accompagnano lungo l'arco di un anno, in una sorta di breviario quotidiano, e invitano ciascuno di noi a prendere coscienza di ciò che realmente conta nel messaggio cristiano, per chi davvero lo vuole vivere e annunciare "con evangelica purezza e francescana letizia". In queste pagine ogni giorno la sua parola è scandita sui motivi della misericordia, del perdono e dell'amore, ma è altrettanto ferma nel denunciare le ingiustizie e le contraddizioni del nostro modo di vivere. Francesco non risparmia critiche verso ogni visione politica ed economica che con sé trascina divisioni e conflitti, intolleranze ed emarginazioni sociali; verso ogni atteggiamento ecclesiale di rassegnazione, pessimismo o inconcludente protesta; verso ogni chiusura, resistenza o mancanza di coraggio nell'"uscire" da un privato comodo ed esclusivo, per esplorare la bellezza e la gioia di una strada da percorrere insieme agli altri, per un bene comune da conquistare e condividere. Questo è l'orizzonte verso il quale papa Francesco vuole che la Chiesa cammini. Raccogliendo tutte le sue migliori energie e rinnovando l'entusiasmo missionario di chi sa che, per restare fedeli a Gesù e rimanere nel suo amore, è necessario essere sempre in cammino.
Per la prima volta un libro racconta la vita di papa Francesco con una ricca raccolta di immagini, accompagnate da un testo coinvolgente e pieno di curiosità. Fotografie private, poco note, che ci mostrano Bergoglio bambino con i compagni di scuola, ragazzo in famiglia o in seminario, giovane sacerdote per le strade di Buenos Aires e poi, già vescovo, in metropolitana come un comune cittadino. Pagina dopo pagina vediamo anche i luoghi più importanti della sua formazione: dove abitava, dove studiava, dove ha ricevuto la vocazione... Ma il racconto di Tiziana Lupi, giornalista di "Il mio Papa", la prima rivista al mondo dedicata esclusivamente al pontefice, parte ancora da più lontano. Con il supporto di foto d'epoca, ricostruisce le origini italiane di Bergoglio: il paesino del Piemonte da dove è partita la sua famiglia, il viaggio attraverso l'oceano, la vita da immigrati dei genitori, compreso quell'incredibile bivio del destino che avrebbe potuto cambiare drammaticamente tutta la storia. Con chiarezza e precisione, il libro affronta tutte le vicende di questa vita straordinaria, dagli anni difficili della dittatura in Argentina all'emozione dell'elezione a pontefice, e ripercorre tutti i passaggi più significativi del pontificato, fino ai viaggi e alle dichiarazioni più recenti. "Il nostro papa" diventa così una galleria di storie, di fotografie, di frasi illuminanti che ci restituiscono l'immagine di un uomo che è entrato nella Storia e nel cuore della gente.
I primi passi del pontificato di papa Francesco hanno lasciato tracce profonde in tutti, credenti e non credenti, per il linguaggio familiare, la semplicità e la potenza dei suoi umili "segni", la sensibilità verso le emergenze sociali, dalla piaga della povertà al dilagare delle guerre, in ogni angolo del mondo. Ma sta emergendo con forza anche la profondità della sua sapienza dottrinale e l'originalità del suo approccio alle Sacre Scritture. Nelle riflessioni di Jorge Mario Bergoglio raccolte in questo testo - e declinate nell'orizzonte teologico della speranza - ritroviamo sia lo stile comunicativo denso di colore e vivida concretezza che ci è ormai familiare sia le questioni centrali del suo messaggio di pastore della Chiesa: l'ambizione che indurisce il cuore dell'uomo, la forza che gli deriva dalla preghiera e dalla ricerca del perdono, la necessità di una nuova dimensione della politica per superare la crisi della postmodernità e sconfiggere individualismo e totalitarismo, forme speculari della perdita di libertà della persona. Senza indugiare nell'astrazione dogmatica, Bergoglio mostra come la sua più pressante preoccupazione sia l'orientamento esistenziale del cristiano, che deve tornare a caricare su di sé le sofferenze del prossimo: "avvicinarsi a ogni carne dolente" senza timore, con la consapevolezza dei propri limiti e senza mai perdere di vista la corporeità della resurrezione di Cristo.
Questa raccolta di discorsi e di omelie costituisce una nuova testimonianza della visione ecclesiale e pastorale di papa Francesco, oltreché uno specchio della sua capacità di comunicare, con semplicità e intensità, l'essenziale delle cose che contano per la vita cristiana. I temi toccati sono numerosi, ma uno sembra dominare su tutti: la speranza. Alle radici di quella che più volte viene chiamata la "gioia della fede" non ci sono infatti i desideri e le attese che ogni uomo coltiva guardando al futuro, ma c'è prima di tutto la grande speranza che nasce dall'incontro e dall'esperienza di Cristo. Con lui la speranza non è un miraggio che abbaglia e si allontana, è una luce certa che illumina l'esistenza per sempre. Da qui dunque occorre partire per cogliere il senso profondo del messaggio che via via Francesco - con l'afflato umano e missionario che gli è caratteristico - vuole consegnare al suo popolo, in quella prospettiva spirituale, pastorale e educativa che compenetra tutta la sua predicazione. Perché là è la speranza che apre il cuore, cambia la vita, proietta verso il futuro. Dalla speranza il discorso si estende e interagisce con tutte le problematiche dell'esistenza, con le sfide poste oggi al cristianesimo, con il modo nuovo di "essere Chiesa" e di andare incontro al mondo. Un obiettivo di rinnovamento e riforma possibile, per quanto impegnativo e di lunga prospettiva...
"Mi chiamo Jorge Bergoglio e quest'anno sarò il vostro professore di letteratura spagnola e di psicologia." Nel 1964 il Papa è impegnato nel suo periodo di noviziato. Ha ventisette anni ma ne dimostra meno. E i suoi studenti, allievi del Collegio dell'Immacolata di Santa Fe, il più antico del paese, non tardano a chiamarlo "carucha", "faccia di bimbo". Lui, in realtà, è uomo metodico, perseverante, che ha la ferma intenzione di tirar fuori il meglio da quei ragazzini. Di fronte allo spirito di ribellione adolescenziale, il giovane Bergoglio accetta la sfida educativa come una battaglia personale, con la quale spera di rivelare il lato migliore dei suoi allievi. Ma per lui questa è solo una parte della missione: pretende molto di più, vuole renderli testimoni di Fede. Spiegando in maniera dettagliata e convincente quello che Cristo ha fatto per gli uomini, è riuscito infatti a raggiungere il cuore degli studenti. E i ragazzi, racconta Jorge Milia, giornalista argentino e suo allievo, lo stimavano nel profondo perché era capace di orientare i loro comportamenti, dimostrandosi sempre molto chiaro con chi era alla ricerca di una risposta. Il bello di Bergoglio, ricorda l'autore, "è che non esistevano mai porte chiuse. Ricercare, curiosare, queste erano le parole d'ordine". Grazie a lui i ragazzi hanno conosciuto anche i film di Ingmar Bergman, le idee non proprio ortodosse di Teilhard de Chardin, i libri di Albert Camus, e hanno incontrato Jorge Luis Borges.
A cinquant'anni dalla morte di papa Giovanni XXIII, il suo volto, le sue parole, i suoi gesti sono ancora impressi nel cuore di molti. Non soltanto come ricordo di un protagonista che ha segnato la storia della Chiesa del Novecento, ma anche come eredità spirituale che continua a portare frutto. In realtà, a leggere oggi questa sorta di nuovo "giornale dell'anima" costituito dalla scelta di alcuni tra i suoi discorsi più significativi, si resta sorpresi nel constatare come nulla sia andato perduto della freschezza, della semplicità e del sapore originario. La gente ha manifestato la stima e l'affetto per Giovanni XXIII esemplificandoli nell'icona del "Papa buono". Per come si manifestava in lui, la "bontà" non era però soltanto una virtù, bensì un compendio di virtù, che si fondevano fino a tessere un ordito spirituale profondo e armonico del suo essere uomo e sacerdote. Eppure, non ci si può fermare a questa sola immagine, pur vera e sentita, né per riassumere il segreto del suo influsso, né tanto meno per cogliere la novità e la portata del suo pontificato. Occorre andare oltre gli schemi precostituiti, che rischiano a volte di apparire dei quadretti oleografici, e scendere fino a dove si nasconde l'altra faccia della verità e della grandezza di Giovanni XXIII: capire perché la sua vita e i suoi insegnamenti sono stati un dono per tutti.
Giovanni Maria Mastai Ferretti, salito al soglio di Pietro nel 1846 con il nome di Pio IX, ha regnato sulla cristianità per oltre trent’anni, fino al 1878. Durante il suo pontificato ha assistito e vissuto da protagonista eventi epocali: i moti del ’48 e l’instaurazione della Repubblica romana, l’Unità d’Italia, la breccia di Porta Pia. Papa discusso e celebrato, è centrale per comprendere la storia dell’Italia unita e in questa accurata biografia un noto vaticanista aiuta il pubblico a comprenderne appieno la figura e il significato storico.