La fama di Saladino in Occidente affonda le sue radici nel 1187, quando «il re vincitore» riconquistò Gerusalemme sconfiggendo i cristiani, che la detenevano da quasi novant'anni. Nonostante li avesse sconfitti, il sultano si guadagnò il rispetto e l'ammirazione dei «franchi» perché non si era lasciato andare al massacro efferato dei nemici, in stridente contrasto con le violenze brutali e ingiustificate perpetrate dagli eserciti della Prima crociata. Jonathan Phillips, esperto di storia delle crociate, parte da qui per riscoprire le origini lontane dell'eccezionale popolarità di cui godette Saladino, indagando una vasta quantità di fonti arabe ed europee. In due decenni, il fondatore della dinastia degli Ayyubidi unificò Egitto e Siria, dando vita a un impero compatto e leale che abbracciava tutto il Vicino Oriente. Affrontò la rabbia prorompente dei soldati della Terza crociata, tra le cui file spiccava Riccardo Cuor di Leone, e fu ricordato, nelle cronache coeve e nei resoconti successivi, come un uomo generoso, onesto, devoto e colto. Il suo animo quasi cavalleresco lo rese un condottiero stimato al punto da meritarsi un posto tra gli spiriti di grande valore della "Divina Commedia", impossibilitati a salvarsi soltanto perché non cristiani. Tolleranza, sobrietà e generosità furono le virtù che rinvigorirono il suo prestigio nel XIX secolo, quando la fascinazione europea verso il medioevo fu condivisa da storia, letteratura e teatro. La sapienza militare e politica, che non risparmiò di contrastare gli eretici e gli infedeli con un obiettivo unificatore, fu invece alla base della celebrità del sultano, assurto a simbolo della resistenza e della vittoria sull'Occidente invasore, nella cultura di massa del mondo islamico. Saladino ebbe un ascendente ancora maggiore quando il nazionalismo arabo cominciò la sua ascesa e Nasser, Saddam Hussein, bin Laden cercarono di sfruttarne l'eredità richiamandosi a lui nei modi più disparati. A seconda dei casi, dunque, Saladino fu ricordato come un sovrano mite ed erudito, oppure spregiudicato e senza scrupoli. "Il sultano Saladino" ci consegna un resoconto, spogliato di qualsiasi pregiudizio, di un uomo che dopo otto secoli può ancora contare su un'eredità vibrante che mescola storia e leggenda, e ci aiuta a capire quanto possa essere ambiguo, nella contemporaneità, il travisamento della realtà storica.
Il mondo islamico, che spesso tende a essere presentato come un universo monolitico, nasconde in realtà una cultura estremamente variegata ed eterogenea. L'esempio lampante è rappresentato dalla storica divisione interna tra sunniti e sciiti, le cui origini risalgono a ben 14 secoli fa, ai tempi della successione al profeta Muhammad. Un filo rosso che ha percorso secoli, fino ad assumere nuovo, esplosivo significato nel 1979, con la rivolta islamica sciita di Khomeini in Iran. Tuttavia, più che come scontro teologico-dottrinale, fin dall'inizio tale «scisma» si è configurato soprattutto come una lotta per l'egemonia politica ed economica... Una questione delicata e complessa che riguarda il mondo musulmano e rappresenta uno dei nodi cruciali dell'attuale scenario internazionale.
Venerdì 13 novembre i terroristi sono tornati a colpire Parigi e con gli attentati allo Stade de France, al Bataclan, al bistrot, hanno mirato il cuore della civiltà europea. Dopo l'attacco a "Charlie Hebdo", siamo scesi nelle strade a difendere le nostre libertà e gridare la nostra indignazione, dopo la strage al Bataclan siamo scesi in guerra. Messe così, le cose sarebbero sì tragiche, ma almeno logiche. Il fatto è che la verità appare diversa, più complessa. Le forze di polizia e gli organi di sicurezza europei non sembrano riusciti ad arginare la sfida lanciata dal terrorismo islamista. DIISH, ISIS, IS: le sigle cambiano, ma le bandiere nere del califfato continuano a svettare su un'ampia porzione del Vicino Oriente, spuntano anche in Africa e sono ormai giunte a seminare morte e terrore in Europa. La Francia e poi la Russia hanno avviato alcuni bombardamenti, e del resto ce n'erano già stati dall'estate del 2014. Ma siamo sicuri che questa guerra si vinca con i bombardamenti a tappeto? E cosa ne è stato delle guerre precedenti? L'Afghanistan, l'Iraq, la Libia: abbiamo finora fatto soltanto errori, o abbiamo commesso anche qualcosa di peggio (crimini a parte)? Molti dubbi ci colgono. Non sarà che, come diceva Bertolt Brecht, mentre marciamo contro il nemico è il nemico che marcia alla nostra testa? Il califfo vuole seminare il panico e spingerci ad attaccare indiscriminatamente per dimostrare ai musulmani sunniti che noi siamo davvero nemici non suoi, ma loro. Perché facciamo il suo gioco?
II volume, che configura una vera e propria biografia "sacra" di Maometto, propone gli elementi essenziali per conoscere e comprendere la figura del Profeta secondo la prospettiva islamica. Due i generi letterari tradizionali in cui tali elementi sono stati espressi: il primo è il genere biografico, rappresentato dalle Vite antiche di Maometto, delle quali nel volume è presentata una scelta dei primi testi sulle imprese del Profeta che non ha equivalenti nell'editoria occidentale. Il secondo genere, quello sapienziale dei Detti (Hadith), raccoglie le sentenze più significative attribuite a Maometto. Tratti dalle raccolte canoniche più autorevoli, i Detti rappresentano per i musulmani una scrittura sacra a tutti gli effetti, nonché un complemento alla parola di Dio che è contenuta nel Corano. Si tratta dunque di opere fondamentali, che ci permettono di vedere "dal di dentro" l'immenso valore attribuito al Profeta dai fedeli dell'Islam, un valore che si perpetua da secoli ed è oggi condiviso da più di un miliardo di credenti.
Il Corano (in arabo "lettura") si è riproposto all'attenzione del mondo di oggi in tutta la sua straordinaria e spesso drammatica attualità. Letto e meditato in ogni continente del pianeta, questo libro rappresenta per più di un miliardo di fedeli dell'Islam la parola di Dio, il riferimento ideale dell'agire quotidiano, l'unico canone di comportamento etico e sociale. La sua conoscenza si impone a chiunque voglia cercare di capire i valori fondanti e gli odierni, evidenti disagi della seconda religione del mondo. Ma il Corano non è solo un codice di leggi, un'arida summa di obblighi e divieti, come vuole un'immagine tanto distorta quanto sin troppo diffusa. Il lettore potrà scoprire con sorpresa che il suo contenuto strettamente giuridico è modesto se confrontato con gli argomenti predominanti, che sono di natura teologico-religiosa. Il Corano è soprattutto un testo ispirato, un libro di rivelazioni nel quale prevalgono nettamente gli ammonimenti spirituali, le visioni apocalittiche, le storie dei profeti del passato, le prospettive dell'aldilà. Questa nuova traduzione, che ha l'obiettivo di presentare il Corano al grande pubblico con la maggior chiarezza possibile, rende la lingua araba originale in un italiano semplice e moderno, mentre il poderoso commento - fra i più ampi mai realizzati in una lingua occidentale e opera di un gruppo internazionale di specialisti - fornisce tutte le chiavi per penetrare nel ricco e complesso mondo dell'Islam.
Abu Hamid Al-Ghazali agli occhi dei musulmani ha la stessa rilevanza che per un cristiano possono avere S. Agostino o S. Tommaso d'Aquino. Oltre alle ponderose opere teologiche, scrisse una serie di libri dedicati a un pubblico più vasto, per diffondere la sua dottrina. Le due brevi opere qui presentate fanno parte di questo genere di scritti: il primo, "Il libro che preserva dall'errore", è una sorta di autobiografia spirituale. La seconda opera, "La nicchia delle luci", è un commento a un versetto del Corano, nel quale Dio paragona se stesso a una luce. La profonda interpretazione di al-Ghazàll, visionaria ma al tempo stesso lucidissima, rappresenta uno dei vertici del pensiero metafisico dell'Islam
Un dizionario con oltre 400 brevi saggi per conoscere il Libro Santo dei musulmani; le voci sono curate dai più importanti islamologi di Francia, Italia, Belgio, Tunisia, Algeria, Israele e Iran. L'islam e la civiltà islamica sono presentati in una prospettiva storica e geografica e nel rapporto con le altre religioni. Un'opera scientifica destinata al grande pubblico pensata con l'ambizione di essere anche e soprattutto "civica".
La Baghdad dei califfi, celebre per le scintillanti storie delle Mille e una notte, nell'anno 922 fu teatro di una sanguinosa tragedia: il processo e la messa a morte di al-Husayn ibn Mansùr Al-Hallàj. Personaggio straordinario e complesso, Al-Hallàj può essere considerato non solo uno dei massimi mistici dell'Islam, ma anche uno dei suoi pensatori più sublimi. Ammirato per la sua eloquenza, per l'infaticabile ascesi, per i miracoli sbalorditivi, fu odiato da tutti coloro che vedevano nella sua predicazione una minaccia all'ordine costituito. Fu per questo che funzionari di corte e dottori della legge, si adoperarono affinché il califfo ne sentenziasse la morte. Al-Hallàj fu crocifisso al termine di un supplizio particolarmente crudele. Anche nella morte, quindi, continuò a incarnare il modello di Gesù, che aveva segnato tutta la sua esperienza spirituale. Il Cristo di cui seguì le tracce è quello del Corano e della tradizione islamica, per molti aspetti diverso da quello che i cristiani hanno imparato a conoscere, ma per i musulmani la somiglianza tra le due figure è tanto intensa da portarli a considerare al-Hallàj un vero e proprio "Cristo dell'Islam". Questo volume riunisce tutti gli scritti sicuramente attribuibili ad al-Hallàj: un Canzoniere, che raccoglie le sue poesie mistiche; il Libro dei Tawàsin, opera sfavillante di intuizioni sul mistero dell'identità fra l'uomo e Dio, e infine i Detti ispirati, sentenze in cui Dio parla agli uomini per indicare loro la via dello spirito.
Le "Vite antiche di Maometto" sono formate da un intarsio di molte tradizioni dei primi secoli islamici. Nella storia del mondo non esiste, probabilmente, figura più complessa di quella di Maometto. In primo luogo, Maometto è la creatura che Dio forgia agli inizi dell'universo: composta di terra pura, immersa nelle acque del Paradiso e trasformata in perla radiosissima, che illumina gli angeli, Adamo e i profeti della Bibbia. Dopo molto tempo, nasce il Maometto "reale". Egli riceve la rivelazione divina da parte dell'angelo Gabriele, un episodio solenne che possiamo avvicinare soltanto alle grandi rivelazioni bibliche. Maometto teme di essere posseduto dai demoni: la moglie lo convince che è posseduto dalla parola di Dio. Appena Maometto, in questa nuova veste, entra nell'esistenza quotidiana, trova compagni, elabora leggi, comincia la conquista dei paesi arabi. Eppure proprio ora, mentre diventa il Profeta di un popolo, la sua figura perde l'elemento sacro che l'aveva avvolta. Ci sembra un uomo incerto, dubbioso, che cerca compromessi, sbaglia, desidera donne, governa un harem, combatte, commette razzie. Come dice meravigliosamente, "io sono soltanto un uomo con occhi che piangono e un cuore che soffre".
Pietro Citati compie una lunga investigazione nel cuore di due grandi religioni monoteiste, attraversando ventisette secoli di storia e di letteratura: dal racconto del libro della "Genesi" alla vocazione di Maometto, fino al Novecento e all'antisemitismo cristiano e musulmano. Appaiono paesaggi d'Oriente e d'Occidente: mari, oceani, città, deserti, re, imperatori, santi, mistici, assassini. Alla fine del viaggio la comune eredità spirituale di Israele e dell'Islam e il fascino della diversità emergono con la medesima forza.
L'Islam è un universo complesso e articolato. Spesso si cerca di ridurlo a un'unità che non corrisponde alla sua realtà plurale. Il mondo degli sciiti ne costituisce una parte consistente e importante, spesso poco nota. Entrare in dialogo vuol dire iniziare un itinerario di conoscenza profonda dell'altro. Questo libro offre una bussola per muoversi in un terreno poco noto.
E' il contributo di un confronto inedito tra il pensiero e la tradizione della fede cattolica e quelli del mondo sciita. Non è solo argomento da specialisti, ma è tema di stringente attualità. In una stagione segnata dal dramma dei conflitti in Siria e in Iraq, della violenza esercitata dall'Isis, dai conflitti interni al mondo mussulmano, c'è bisogno di conoscere e comprendere senza superficialità e semplificazioni.
Personalità religiose sciite di primo piano provenienti dall'Iraq, Iran, Libano, Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, si confrontano con figure autorevoli del modo cattolico, su temi di grande rilievo e attualità, come il rapporto tra Stato e religione, il ruolo dei credenti nella società contemporanea, le prospettive della pace.
E' un volume che indica una via di dialogo praticabile, in grado di aprire orizzonti nuovi per il futuro.
Nel clima di slancio e di entusiasmo per la vittoria della Lega Santa a Vienna (1683), che arrestava l'espansione dell'impero ottomano, Tirso Gonzàlez de Santalla, cattedratico a Salamanca e futuro generale della Compagnia di Gesù, diede alle stampe un "Manuale per convertire i maomettani" in cui forniva ai missionari dettagliate istruzioni e consigli sulla predicazione agli islamici, in Europa e in terra di missione. Il "Manuale", ricco di esempi tratti dall'esperienza diretta del gesuita, ebbe numerose edizioni e traduzioni. Emanuele Colombo fornisce ampi intarsi di questo fortunato libro e dei carteggi di Gonzàlez: uomo colto e illuminato, il gesuita riferisce incontri e dialoghi che approdano alla conversione, ma anche, talvolta, alla conferma di diffidenze e incomprensioni.