I due saggi raccolti in questo volume, "Il senso della Chiesa" e "La Chiesa del Signore", costituiscono un anello che racchiude la meditazione religiosa e l'impegno concreto di predicazione e d'apostolato di Romano Guardini. Il primo scritto (1922) ha rappresentato un evento storico, poiché vi si avvertiva il sorgere di un senso della comunità religiosa che rompeva le angustie dell'individualismo spirituale. Guardini vede la Chiesa non come potenza dominatrice, ma come realtà che vive nel credente, aperta sul mondo, anche sui non credenti, in fiducia verso lo Spirito. Tali lineamenti sono approfonditi nel secondo saggio (1965), che presuppone la discussione del Concilio Vaticano II e accoglie con gioia gli aspetti emersi nei documenti conciliari, esprimendo però solo un desiderio: «che il cammino dell'epoca presente non sia per portare ad un appiattimento o superficialità, o ad un indebolimento della Chiesa, ma che resti sempre chiaro alla coscienza che la Chiesa è "mistero", ed è "roccia"... Essa vive per la propria missione e la deve adempiere, fosse pure a prezzo dello scandalo».
La natura e l'umano. Quale rapporto? a cura di Ennio De Bellis Presentazione di Francesco Totaro, La natura e l'umano: quale rapporto? Introduzione di Ennio De Bellis Parte prima Carlo Cirotto, L'editing genetico e l'idea di natura umana in biologia Adriano Fabris, L'orizzonte umano nell'epoca della rivoluzione digitale Paolo Gamberini, Natura oltre l'antropocentrismo Barbara Henry, Postumanesimo, transumanesimo, umanesimo digitale. Le ragioni di una necessaria chiarificazione concettuale Mario Micheletti, Natura e naturalismo nella visione dell'umano: un approccio critico . Il "ritorno del soggetto" Parte seconda Sezione A Natura, cultura, persona umana, norma, ecologia integrale, teologia Giovanni Bombelli, Natura e persona. Decentramento antropologico tra istanze "neoumaniste" e proiezioni etico-politico-normative Ennio De Bellis, L'idea di natura per l'uomo. Causalità e ontologia nella riflessione fra XV e XVI secolo Giovanni Salmeri, La teologia ha bisogno di un'idea di natura? Leopoldo Sandonà, Ecologia umana e integrale. Possibili intrecci con alcune figure della contemporaneità filosofica Marcella Serafini, L'umano come natura e trascendenza. Il rapporto uomo-natura alla luce di una ecologia integrale in prospettiva francescana Stefania Zanardi, Natura e uomo nella riflessione di Ralph Waldo Emerson Sezione B Umano, neuroscienze, intelligenza artificiale, filosofia della vita, critica del riduzionismo Michele Indellicato, Ripensare l'umano e le neuroscienze. Linee di una prospettiva olistica Markus Krienke, Individuum est ineffabile. Perché la "singolarità" resterà un'utopia Andrea Lavazza, Le neuroscienze e la "vera" natura dell'umano Flavia Silli, L'attualità dell'anti-riduzionismo bergsoniano nella tematizzazione del rapporto uomo-natura Daniela Verducci, La natura umana nella fenomenologia della vita di A.-T. Tymieniecka. Oltre la filosofia dell'essere Sezione C Tecnica, agire umano, polisemia e dinamismo della natura, etica Francesco Botturi, Tecnica, natura e desiderio Calogero Caltagirone, L'azione come "tra-termine" della relazione natura e persona Angelo Marchesi, L'umano di fronte alla "natura" Donatella Pagliacci, L'essere naturalmente artificiale. Il contributo dell'antropologia filosofica Mario Pangallo, La natura dell'uomo tra permanenza ontologica e contingenza storico-esistenziale Sezione D Relazione, intenzionalità metafisica, umanesimo del limite, paideia Giuseppe Bonvegna, La natura umana nell'era della seconda globalizzazione. L'autobiografia di Robert Spaemann Giuseppe Goisis, Padroni e possessori della natura? Mino Ianne, "Calcolare" e "ricercare". Nuances multifocali della personalità umana in Archita da Taranto Umberto Regina, Per un umanesimo esistenziale. Leopardi Damiano Simoncelli, Natura è relazione. Sul concetto di natura umana in Tommaso d'Aquino Sezione E Politica, eguaglianza, autonomia, critica del dominio Matteo Negro, Natura, eguaglianza e diseguaglianze Silvia Pierosara, L'idea di natura umana attraverso la lente dell'autonomia Cristina Rossitto, Il carattere dinamico della natura umana nella Politica di Aristotele Giovanni Turco, Prassi, natura e società. L'impostazione di Richard Rorty Simona Langella, Fra parate e colpi di fuetto. Vitoria e la teoria aristotelica della schiavità naturale
Utilizzando le tre Etiche di Aristotele, l'autrice offre un'ulteriore prova dell'attualità di un pensiero nel quale, costitutivamente, ogni realtà «si dice in molti modi». Gli schemi che l'intelligenza umana elabora devono essere molteplici e vanno tenuti, per quanto possibile, "aperti". Questo determina la presenza di "figure" concettuali intrinsecamente polimorfe; figure che il Filosofo attraversa lasciando che i loro profili, pur nella loro diversità e, talvolta, persino nella loro incompatibilità, convivano. La verifica di questa metodologia passa attraverso l'approfondimento di alcune nozioni-chiave, dando vita a un percorso innovativo che si snoda lungo tre linee fondamentali: vizio e virtù, passione e, infine, vita buona.
Il dialogo è sempre una vera forma di comunicazione? In molti casi non succede, piuttosto, che sia un monologo a due voci nel quale si aspetta che l'altro finisca di parlare, per imporre il proprio punto di vista? In questo testo, per la prima volta tradotto in italiano, Kaplan tocca diversi temi della filosofia del dialogo - il rapporto tra mutualità e reciprocità, tra collettività e comunità, il ruolo dell'individualità - in costante confronto con pensatori come Buber e Chomsky, ed elabora la categoria di duologo per descrivere quelle situazioni in cui non si parla davvero con qualcuno, ma a qualcuno. Così l'io resta rinchiuso in se stesso, invece di essere proteso verso l'altro: la chiave per recuperare una comunicazione autentica, infatti, sta nel riconoscere la propria incompiutezza, che viene completata nell'incontro con l'altro, e nell'apertura all'ascolto, che permette di essere pienamente umani.
La pedagogia e la filosofia sono sepolte dalla cenere di molte morali astratte e di troppe istruzioni per la felicità. Il valore simbolico del fondamento dell'educare, della procreazione e della generatività ci consente invece di restituire dignità al sentimento dell'esperienza e alla sensibilità. La Paideia occidentale, fondata dai greci sulla forza di un modello competitivo di vita e sulla tensione tra i corpi e le idee, nella cultura moderna si è dematerializzata in un'ambizione di conoscenza che ha assolutizzato il soggetto pensante ma ha reso anonimo e manipolabile il soggetto senziente. Le nuove scienze mostrano l'artificialità della scissione tra pensiero e vita, tra corpo e mente, e la storia delle idee rivela che la bellezza e la morale hanno una radice comune nella percezione di esistere che l'uomo pone alla base di ogni giudizio e di ogni scelta. L'est-etica dell'educare è assenso al creato e alla vita e resiste a tutte le pretese di fissare una forma perfetta di umanità e un unico modello di educazione.
Con il termine Riduzioni ci si riferisce a quelle missioni che, tra l'inizio del XVII secolo e la seconda metà del successivo, i gesuiti avviarono in America latina, in un territorio impervio, incerto e lontano, oggi diviso tra Paraguay, Argentina e Brasile: un esperimento sostenuto dall'Impero spagnolo, il «cristianesimo felice» descritto dallo storico Ludovico A. Muratori, che si protrasse fino all'espulsione della Compagnia di Gesù nel 1767. Lo "Stato gesuita dei Guaraní", nato presso la popolazione indigena del Paraguay, ebbe valenza culturale, religiosa e politica: oltre alla civilizzazione e all'evangelizzazione del "buon selvaggio", le Riduzioni sorsero nella zona di maggior frizione tra Impero spagnolo e portoghese, con l'obiettivo di arginare l'espansione del secondo e ispanizzare un territorio tanto esteso. Seppur le più studiate siano quelle paraguaiane, altre sorsero in Bolivia e Perù, determinando la creazione dei confini degli Stati moderni e la diffusione delle lingue come la conosciamo oggi. In questo volume, l'autore prima ricostruisce la storia delle Riduzioni dalla loro fondazione fino alla disfatta, poi raccoglie e presenta al lettore le testimonianze di coloro che vissero tale esperienza, a partire dal tormentato viaggio per mare, dal continente europeo all'America, fino all'incontro/scontro con civiltà tanto lontane, geograficamente e culturalmente: protagonisti di questa storia i figli di Ignazio di Loyola, l'élite intellettuale del tempo, senza i quali le Riduzioni non sarebbero mai nate, e quegli indios "semi-primitivi", senza i quali non sarebbero mai divenute ciò che sono state
Periferia «è una frontiera da osare, rischiando fallimenti, delusioni: è quella frontiera che abbiamo cercato quando non ci siamo più accontentati di ridurre il nostro annuncio alla scuola, ma l'abbiamo misurato sulla realtà del quartiere, perché sempre più parte di noi e della nostra città» scrivevano nel 1973 i fondatori di quella che avrebbe preso, da allora, il nome di Comunità di Sant'Egidio. La nuova edizione di questo Vangelo in periferia, rivisitando alcuni testi espressivi di un modo di comunicare il Vangelo a persone considerate "lontane", è un contributo non occasionale su un tema-chiave come il rapporto tra Chiesa e mondo operaio prima, e poi Chiesa e nuove periferie della società. È la parabola di una Chiesa "in missione", al centro del pontificato di Francesco, su cui fa luce l'ampio saggio introduttivo di Mario Marazziti attraverso una riflessione storico-ecclesiologica. Catechesi molto dirette, fedeli ai testi biblici, riguardanti la vita quotidiana di donne, ragazzi, uomini che sopportano lavoro precario e fatica, bisognosi di punti di riferimento: la Chiesa e la Bibbia possono essere centro della vita e antidoto allo spaesamento. È questa l'intuizione che sta alla base della Comunità di Sant'Egidio: la rivoluzione biblica, il Vangelo e la Bibbia per tutti, nessuno escluso. Una proposta di cristianesimo popolare e comunitario, che ha lo stile di un'autentica "antropologia dialogica" capace di creare ponti tra le periferie urbane e umane, le "periferie esistenziali" del nostro tempo.
I gatti sono imprescindibili per comprendere la visione teologica di Paolo De Benedetti - avverte la sorella Maria in apertura a questa galleria di poesie e disegni, dove ogni gatto svela un tratto unico della sua storia e, insieme, comune all'intera umanità. I gatti descritti da Paolo De Benedetti - ironici, buffi, stralunati - e illustrati da Maria Lojacono, per questa nuova edizione ampliata con testi inediti, riflettono un poco di grazia celeste e lo spirito stesso della creazione, l'Eden perduto e il Paradiso che ci attende, rivolgendosi ai bambini, a chi crede, a chi non crede ma non può non sperare. I gatti raffigurati, con l'espressione dei loro occhi, delle code, dei baffi, ci consolano e insieme ricordano che la loro anima, come quella di ogni creatura sulla terra, non va perduta. Prefazione di Giusi Quarenghi. Nota introduttiva di Maria De Benedetti. Introduzione di Ilario Bertoletti.
Ci sono vite degne di essere vissute ed altre meno? Si possono attribuire agli esseri umani diritti naturali e universali? A queste domande risponde la filosofa morale Jenny Teichman - per la prima volta tradotta in lingua italiana - svincolandosi da visioni prettamente religiose o secolari. Partendo da una critica nei confronti delle teorie egoistiche, utilitaristiche e relativistiche affronta tematiche morali e sociali controverse come eutanasia, aborto, etica delle professioni, femminismo e libertà di espressione, ma anche il rapporto tra esseri umani, animali e intelligenza artificiale; senza dimenticare la relazione tra etica, politica e ambiente. Ne deriva un'introduzione alle basi dell'etica sociale, che orienta il lettore al giudizio e all'interpretazione, e inserisce l'etica stessa, in rapporto alla società, nella sua dimensione più reale e concreta. Conclude il testo un prezioso Glossario che riassume i principali concetti della materia.
Se prima la realtà sembrava dissolversi in un gioco di interpretazioni, ora si è sviluppato un realismo altrettanto unilaterale, che rimuove il fatto che la realtà esiste per noi in quanto si costituisce in atti di esperienza. A partire da un'impostazione fenomenologica, l'Autore sviluppa una critica del realismo ingenuo, proponendo l'idea secondo cui l'esperienza è il terreno ultimo di ogni giustificazione razionale e di ogni distinzione tra realtà e irrealtà. Su questa base motiva le ragioni per cui l'esperienza non è costruita dai nostri schemi concettuali e dal nostro linguaggio, poiché ha proprie regole di strutturazione e di organizzazione. Lasciandosi alle spalle convenzionalismo e realismo obiettivistico, propone un realismo razionale, secondo cui le leggi scientifiche colgono relazioni tra fenomeni, non una realtà che stia dietro l'esperienza. Completa il testo un'analisi dello statuto della realtà sociale e culturale, che critica il costruttivismo e delinea l'idea della realtà sociale come organizzazione di significati che i soggetti agenti possono esplicitare ma non costruire, poiché la abitano.
In questo libro Bolgiani chiarisce che cosa si debba intendere con "Storia del Cristianesimo" e "Storia della Chiesa": due oggetti di studio storico - la storia degli uomini e delle istituzioni - del tutto distinti dall'insegnamento teologico. Di qui una serie di domande, cui si cerca di rispondere nei cinque capitoli: quali sono i contenuti di una "Storia del Cristianesimo"? Che cosa si intende storicamente per "religione cristiana"? Perché la Storia del Cristianesimo e della Chiesa non sono storie "filosofiche" né "ideologiche"? Qual è la differenza tra "Storia del Cristianesimo" e "Storia delle Religioni"? Interrogativi che ripercorrono plurisecolari tradizioni di studi mostrando l'attualità della lezione di metodo di Bolgiani: egli si è posto la necessità di assumere il metodo storico-critico nello studio del "fatto" della religione cristiana e delle religioni, attraverso lo scavo dei documenti e la continua attenzione alla complessità del reale. In Appendice, uno sguardo retrospettivo alla Storia della Chiesa e del Cristianesimo, che si può considerare l'autobiografia intellettuale dell'autore.
Arsenio Frugoni tra il 1943 e il 1946 scrisse un ciclo completo e molto impegnativo di storia dell'arte, trentuno conferenze divise in tre gruppi: pittura, scultura e architettura dai tempi paleocristiani ai suoi giorni. I testi e l'elenco delle didascalie delle immagini proiettate si tradussero in minuscoli libretti, uno per conferenza, ciascuna corredata da una quarantina di immagini correlate a diapositive, pubblicati dalla Scuola Editrice di Brescia. Quest'opera sembrava scomparsa perché non ne è rimasta traccia nell'archivio della Scuola (devastato da un terribile bombardamento), né in alcuna biblioteca italiana. L'unica copia rimasta della sola parte cartacea era in casa, un cimelio custodito e insieme dimenticato. Scritte di getto, le quindici conferenze dedicate alla pittura italiana offrono citazioni selezionate e illuminanti; i giudizi non sono né scontati né banali, ma scaturiscono da personali meditazioni e apprezzamenti. Mio padre scrive con una prosa semplice e affascinante; gli aggettivi sorprendenti si rivelano sempre necessari. Con una frase spiega la sostanza di un'intera epoca, comunica di un'immagine l'essenziale, fa vibrare un'emozione. Descrive le immagini dal punto di vista stilistico ma è molto attento anche alla personalità del pittore, alla sua vita, al suo carattere: quanto ad esempio poté incidere nell'espressione artistica la povertà, la sfortuna, un pessimismo o un ottimismo di fondo, l'indole più o meno morale del pittore. Questo libro non è un manuale di storia dell'arte e nemmeno una storia dell'arte raccontata come ha fatto Ernst Gombrich. È come se le immagini fossero parole. Lo definirei: il romanzo della storia dell'arte. (Chiara Frugoni)