Romano Guardini nel corso della sua vita ha sempre nutrito un vivo interesse per la liturgia, come testimoniano i due scritti qui per la prima volta tradotti in italiano e accomunati dal tema del tempo liturgico, fondamentale nel rito cristiano. Il primo scritto difende la domenica dagli attacchi della modernità, non tanto in nome del cristianesimo, quanto dell'uomo che necessita del riposo settimanale per integrare nella sua esistenza la dimensione religiosa che lo completa. Il secondo scritto rispecchia il progetto di far incontrare la liturgia con la preghiera personale e la cosiddetta pietà popolare. L'intenzione è mostrare come la figura di Gesù Cristo - la sua vita, la sua morte e la resurrezione - possa diventare il contenuto della preghiera. Nonostante il mezzo secolo di riforma liturgica intercorso, resta attuale l'invito a una preghiera personale schietta e fiduciosa, ispirata dalla Rivelazione contenuta nelle Scritture e custodita dalla liturgia.
Il volume, un classico del pensiero architettonico del '900, nasce dall'idea che, antidoto al progresso forzato e ai rischi di una meccanizzazione tecnocratica, la tecnica possa essere ricondotta alla spiritualità, come mezzo per un fine fondamentale: la comunità. L'architettura esiste in funzione del corpo sociale che la accoglie, è la vita che si fa monumento. Quest'opera presenta sette modelli di progettazione della chiesa come spazio sacro e liturgico dove, simbolicamente, i fedeli incontrano Dio. Per costruire la chiesa, Rudolf Schwarz invita a partire dalla realtà, da un'immagine dell'uomo, dal suo corpo che interagisce con le forme del mondo prima di tutto attraverso l'occhio e la mano. I tipi progettuali proposti, che si sono susseguiti e intersecati nelle epoche della storia ecclesiastica, rappresentano in ogni tempo i diversi modi in cui i membri del popolo di Dio possono atteggiarsi nel loro rapporto col Signore, i fratelli, la vita e il mondo. Prefazione di Ludwig Mies van der Rohe. Presentazione di Guardini Romano.
In questo straordinario «resoconto» di un viaggio a Lourdes, compiuto per osservare con imparzialità scientifica i fenomeni considerati miracolosi presso il famoso santuario, Carrel narra come venga coinvolto nella vicenda di una ragazza ammalata, gravissima e incurabile, che viene condotta dalla Madonna in una estrema speranza di guarigione prodigiosa. Contrariamente a ogni sua previsione di medico saldamente legato a una visione «positiva» dei fatti biologici, egli assiste al miracolo, che descrive con partecipazione ansiosa, incredula e poi stupefatta. L'autore non depone il suo atteggiamento da scienziato, tuttavia entra «in una indicibile confusione di pensiero», poiché nelle domande che gli si affollano dentro non si tratta «di una semplice adesione ad un teorema di geometria, ma di cose che possono cambiare l'orientamento della vita». Ed ecco la conversione, della mente e del cuore, e lo sbocciare in lui della preghiera. L'autore, pur non diventando un «bigotto» e mantenendo la sua vigile disposizione critica, diventa e rimane un cristiano, come attestano le originali Meditazioni e i Frammenti di diario qui aggiunti.
Lo spirito della liturgia è una classica interpretazione della spiritualità liturgica, germinata da una straordinaria potenza d'intuizione e da una perspicacia anticipatrice dei movimenti storici, quale il Guardini ha sempre testimoniate. Il volume, che uscì nel 1919 nella collezione "Ecclesia orans" promossa dall'abate Ildefons Herwegen di Maria Laach, nulla ha perduto a tutt'oggi della sua forza di penetrazione, del suo vigore di sintesi. Nei santi segni l'autore avvia ad una calda comprensione della liturgia e del suo simbolismo. Gli si apre dinanzi così, intatta, la ricchezza di allusione e di appello religioso insita nel segno della croce, nell'inginocchiarsi, nel vario atteggiarsi della mano di chi prega, nell'incedere processionale, nel battersi il petto, nel cero, nell'acqua benedetta, nella fiamma sacra, nella cenere penitenziale, nell'incenso, nella luce, emblema della verità di Dio, nel pane e nel vino, nell'altare coi suoi lini, nel calice e nella patena, nella benedizione, nelle campane. Lo spazio nelle sue direzioni, il tempo con l'avvicendarsi dei ritmi quotidiani, rivelano, essi pure, un'arcana consacrazione liturgica. Profondità cristiana e sensibilità lirica si fondono armonicamente in queste pagine.
«Un titolo pregnante e promettente, quello che Romano Guardini ha assegnato a una ricca raccolta di saggi, di trattati, di conversazioni culturalmente ambiziose sulla scia di quanti in Germania e altrove hanno sviluppato il concetto goethiano di Bildung, di formazione. Per l'autore, nel 1923, assumeva un'importanza cruciale l'applicazione delle sue idee pedagogiche generali, messe alla prova nel cantiere educativo del Castello di Rothenfels e nella creazione dell'associazione giovanile Quickborn, all'ambito della liturgia cattolica. Da tale necessità nacque Formazione liturgica che si proponeva - scavando più a fondo rispetto a Spirito della liturgia (1918), con un processo fenomenologico e inserito in una prospettiva di antropologia metafi sica - di mostrare come la liturgia abbia fondamenti incrollabili nella natura dell'homo religiosus, per giungere poi a una piena espansione nell'area della grazia "soprannaturale", una sfera di gratuità "positiva", quella della fede rivelata, al cui centro è l'incarnazione del Verbo di Dio, di Cristo.» (dalla premessa di Giulio Colombi)