Questa Storia del mondo islamico fornisce un'analisi inedita della formazione del mondo islamico e dei principali sviluppi che hanno caratterizzato la storia dell'Asia occidentale dalla tarda antichità fino all'inizio dell'era moderna. Suddivisa in due parti cronologiche e quattordici capitoli, l'ampia panoramica offerta esamina la salita al potere di varie dinastie nell'ambito della storia islamica, attraverso molteplici pratiche nonché discorsi di potere e autorità in un'epoca teocratica. L'opera di Steenbergen, che trascende numerosi stereotipi comuni sulla storia dell'Islam, adotta un approccio che coniuga storia degli eventi e storia delle idee al fine di comprendere, interpretare e insegnare la storia premoderna dell'Asia occidentale islamica. In particolare, l'autore evidenzia la connessione asiatica dei paesaggi socioculturali compresi tra il Nilo a sud-ovest e il Bosforo a nord-ovest, e tra l'Oxus (Amu Darya) e il Jaxartes (Syr Darya) a nord-est e l'Indo a sud-est. Il volume, riccamente illustrato e corredato da mappe e tabelle dinastiche, consente di acquisire una conoscenza approfondita di questa vasta regione del mondo.
Il termine "filosofia" nella tradizione araba è peculiare e interseca i campi della teologia, della mistica e della politica. Inoltre, sebbene la tradizione filosofica araba sia essenzialmente musulmana, non pochi filosofi "arabi" per nascita e lingua furono cristiani o ebrei. L'intendimento degli autori è di fornire un lessico di riferimento per chi si affaccia allo studio della filosofia araba e contemporaneamente di compilare una piccola "enciclopedia" del pensiero arabo-islamico che consenta al lettore non solo di reperire la terminologia, ma soprattutto di comprenderla nel suo significato storico e teoretico.
Nato in un clima di evangelizzazione, il testo Sulle testimonianze rese dal Corano a Maria Vergine (1845) tardivamente attribuito a Rosmini e pubblicato in raccolta solo nel 1884, qui per la prima volta presentato a sé, mostra un volto inedito del pensatore considerato una delle voci più autorevoli del pensiero cattolico liberale dell'Ottocento. Persino ardita sembra la sua scelta di riportare e commentare passi della Sura dove è attestato il culto di Maria, anche solo perché, accostandovisi da studioso, è precursore di un'attenzione positiva verso l'Islam e il Corano all'epoca solo accennata. Di più, quasi per eterogenesi dei fini, queste pagine, pur avendo un chiaro intento missionario e di conversione che trova espressione anche in stilemi anti-islamici della cultura del tempo, inaspettatamente dimostrano la possibilità di una apertura al dialogo cristiano-islamico, proprio a appartare dalla ricerca storico-filologica di quelle verità della fede cattolica nascoste fra le pieghe di un credo - non un'eresia - diverso e come tale riconosciuto.
Al-Husayn b. Mansur al-Hallaj, nato in Persia nell’858 della nostra era, morto crocifisso nel 922 a Baghdad, allora capitale del califfato abbaside, è una delle figure centrali del sufismo, la mistica islamica. Le sue parole sono state tramandate oralmente dai suoi discepoli e messe per iscritto nei secoli successivi. Il testo qui presentato è ricomposto da Louis Massignon che ha consacrato tutta la vita alla persona e all’opera di al-Hallaj, da cui ha tratto ispirazione per un profondo rinnovamento nella concezione e nella prassi del dialogo islamo-cristiano: coinvolgere tutti coloro che osano, come Abramo, accogliere «gli altri» come «ospiti di Dio», a loro volta messaggeri del solo «Straniero» che ogni credente attende di accogliere.
Si offre al lettore un classico di mistica sufi: come in una sorta di “Vangelo”, sono raccolte le sentenze, i gesti e le preghiere di al-Hallaj che i contemporanei videro attuarsi nei vari momenti della sua esistenza e soprattutto nel corso della sua Passione.
COMMENTO: È un classico di spiritualità islamica: la raccolta completa dei detti e dei fatti del grande mistico sufi al-Hallaj per la prima volta tradotti con brani poetici di grande intensità. Una brillante traduzione di quella che si potrebbe definire una silloge dei suoi insegnamenti spirituali.
LOUIS MASSIGNON (1883-1962) è stato un grande orientalista francese. Tra le sue opere, monumentale e più volte ristampata è La Passion de Husayn ibn Mansur Hallaj, 4 voll. (Gallimard, 1975). Tradotte in italiano: Parola data (Adelphi, 1995); L’ospitalità di Abramo. All’origine di ebraismo, cristianesimo e islam (Medusa, 2002); Il soffio dell’islam. La mistica araba e la letteratura occidentale (Medusa, 2008).
LUISA ORELLI, arabista formatasi a Parigi (Paris III) e Roma (PISAI), ha vissuto a lungo al Cairo ed è traduttrice di letteratura araba.
DESCRIZIONE: Un nuovo commento alla Sura di Maria è presentato da un rappresentante contemporaneo di una scuola sapienziale di musulmani europei nella prospettiva di accostarsi senza pregiudizi alla seconda religione d’Europa, ma anche di saper riconoscere nella rivelazione islamica quell’Oriente che ha dato la luce anche a Ebraismo e Cristianesimo. La Sura di Maria ci introduce così in questo Oriente metafisico, senza tuttavia farci perdere il contatto con le tematiche più vitali per i nostri tempi: convenzioni sociali, ricchezza e povertà, nascita e morte, ritrasmissione del patrimonio tradizionale alle nuove generazioni sono infatti solo alcuni dei temi di questo capitolo del Corano, che ci parla innanzitutto della maternità miracolosa di Maria e della figura di Gesù e di altri Profeti ricordati dalla dottrina islamica.
Un testo attuale per promuovere gli scambi intellettuali fra le civiltà, togliere terreno a ogni fondamentalismo e favorire il superamento della profonda crisi che investe la società contemporanea.
COMMENTO: Introduzione, traduzione e commento della Sura (parte del Corano) dedicata a Maria, da parte di uno dei maggiori rappresentanti dell'Islam in Italia.
YAHYA PALLAVICINI è Imam della Moschea al-Wahid di Milano e Vice-presidente della Comunità Religiosa Islamica (CO.RE.IS.) Italiana. Dal 2006 è consigliere per l’Islam del Ministro dell’Interno italiano. È consulente delle Nazioni Unite per Alliance of Civilisations e del Consiglio dei Leader Religiosi d’Europa. Ha pubblicato L’Islam in Europa. Riflessioni di un imam italiano (Il Saggiatore, 2004), Dentro la Moschea (Rizzoli, 2007), Il Misericordioso. Allah e i Suoi Profeti (Messaggero di Sant’Antonio Editrice, 2009).
I lavori di Asin Palacios, di Corbin, di Izutsu hanno fatto conoscere al pubblico occidentale la singolare figura d’Ibn ‘Arabî. Nato in Andalusia nel 1165, morto a Damasco nel 1240, colui che è stato soprannominato Al-Shayk al-Akbar – il Maestro spirituale per eccellenza – esercita da otto secoli una grande influenza sulla mistica islamica, suscitando al contempo presso gli avversari del sufismo, ancora oggi, attacchi di una violenza estrema.
Se i tratti principali della metafisica d’Ibn ‘Arabî cominciano a essere conosciuti, la sua «agiologia» non è stata fino ad oggi che solo parzialmente esplorata e costituisce la prima formulazione globale e coerente, nel pensiero islamico, di una dottrina della santità che ne definisce nell’insieme la natura e la funzione e precisa i criteri di una tipologia dei santi fondata sulla nozione di eredità profetica. Essa inoltre chiarisce il problema controverso dell’origine del «culto dei santi».
L’opera di Michel Chodkiewicz, basata su un’analisi minuziosa dei testi, presenta i dati essenziali di quest’aspetto dell’insegnamento di Ibn ‘Arabî, un insegnamento in cui l’esposizione teorica non è mai separabile dall’esperienza visionaria che la ispira. Esso si conclude con una descrizione dettagliata in due fasi – ascesa verso Dio, discesa verso le creature – del viaggio iniziatico il cui compimento fa del santo il necessario mediatore tra il Cielo e la Terra: così la fine dei santi non è che un altro nome della fine del mondo.
L’Islam nel Novecento ha conosciuto un’intensa attività interpretativa sul Corano, non inferiore a quella “medievale”. Ciò per la ragione che, nell’età contemporanea, i musulmani si sono dovuti scontrare e confrontare con la civiltà e la cultura europee, apportatrici della modernità. Come reazione ad essa e per spianare la strada alla riforma e al rinnovamento, il Corano deve essere inteso come un testo della prassi. La parte più originale dell’esegesi musulmana contemporanea, a parte quella più tradizionalista e conservatrice o quella più strettamente filosofica, cerca di scoprire la dimensione pratica del Corano, la sua capacità di modificare la struttura della realtà e di rivoluzionare i rapporti umani. Il Corano è la base per un rovesciamento della stessa epistemologia religiosa onde porre al centro dell’esperienza del sacro un Dio teleologico, un Dio che è il fine dell’agire umano.
La svolta verso la prassi dell’esegesi coranica nel Ventesimo secolo, che è l’approccio alternativo all’esegesi classica e “orientalistica”, è stata resa possibile dalla scoperta della “testualità” del Corano, dalla scoperta che esso possiede tutte le caratteristiche testuali, semiotiche o di significato proprie di un’opera letteraria o di un saggio scientifico, per cui può essere sottoposto a una indagine letteraria, sociologica, storica, filosofica, che ne faccia emergere non solo la purezza compositiva, la valenza di documento storico, la pregnanza del messaggio rivelato, ma anche con la portata teoretica del contenuto, il suo essere strumento di trasformazione storica.
Nuovi orizzonti, nuovi strumenti di indagine e di ricerca si vanno aprendo e precisando. Questo libro vuole essere soprattutto una finestra spalancata sul futuro.
DESCRIZIONE: Probabilmente non fu realmente crocifisso Husayn ibn Mansur al-Hallaj, nato a Tur, in Iran, intorno all’857, e morto a Baghdad nel 922, per sentenza pronunciata dal califfo. Ma il legno a cui fu appeso ha in ogni modo, per noi, valore di icona di un martirio, di una morte subìta e accolta da un uomo che non ha voluto accettare di mettere distanza fra sé e il Dio nel quale riversava il suo amore.
Un amore che ritroviamo nelle sue parole – «Io sono il Vero ...», «Io sono Colui che amo e Colui che amo è me ...», «Religione di croce sarà la mia morte ...» –, espressione di una delle più alte voci della mistica islamica.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)
ALBERTO VENTURA è docente di Islamistica presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha curato l’edizione di Al-Hallaj, Diwan (Marietti, Genova 1987) e Il Cristo dell’Islam. Scritti mistici (Mondadori, Milano 2007).