Perché esiste l'universo? Chi siamo? Da dove veniamo? Perché ci siamo? Tali sono le domande alle quali l'uomo tenta di rispondere da sempre. Gianpaolo Benincasa ripropone queste problematiche spaziando in tutti i campi della scienza, dalla fisica alla biologia, dalla chimica alla cosmologia, esplorando tutto il mondo della Natura, dall'elemento più semplice (un sasso) a quello idealmente più complesso (la mente e il cervello di Einstein). Questi temi vengono affrontati in modo razionale e in opposizione al cosiddetto pensiero comune facendo tabula rasa delle molteplici credenze irrazionali che ostacolano la comprensione del nostro universo. Convinto che la vera conoscenza dell'universo necessiti dell'elaborazione di una fisica del tutto nuova, l'autore presenta originali e ardite ipotesi scientifiche sul tempo e sullo spazio, la cui natura viene profondamente mutata o addirittura annullata, anche se si riallacciano a teorie fisiche già esistenti e attualmente dibattute.
La genetica è da sempre argomento tabù per i non esperti: chi, ad esempio, saprebbe spiegare che cos'è il DNA? O che cosa sono le cellule staminali? A queste e altre domande risponde questa singolare favola scientifica che, attraverso gli esilaranti dialoghi di tre personaggi immaginari, affronta con un linguaggio chiaro i temi più controversi del dibattito scientifico attuale. Un libro che parla della vita con l'amore dello scienziato, e che costringe a riflettere su cosa sono l'eredità biologica e quella culturale, la malattia e la salute, su quello che l'uomo può o non può fare, in un mondo in cui il progresso non smette di offrire sempre nuove, allettanti e controverse possibilità.
Jaspers affronta in quest'opera i "pensieri fondamentali" di Nietzsche (superuomo, eterno ritorno, volontà di potenza); i nodi problematici del rapporto negazione-affermazione, immanenza-trascendenza, ateismo-ricerca di Dio; e, in via preliminare, alcuni aspetti metodologico-interpretativi, a cominciare dal rapporto aforisma-sistema. Al centro dell'interpretazione jaspersiana - in antitesi a quella heideggeriana - vi è l'idea dell'indissolubile legame di pensiero e vita: bisogna partecipare intimamente al continuo "movimento" del pensiero nietzschiano nel suo concreto farsi, alla sua filosofia sperimentale, che è ad un tempo "pensata e vissuta". Solo così si può pervenire a una vera e propria "assimilazione" di Nietzsche, cioè a un'autentica comprensione del suo filosofare, che implica al tempo stesso una sua appropriazione e rielaborazione personale. In tal senso Jaspers getta luce non solo sulla filosofia di Nietzsche, ma anche sulle idee centrali della propria filosofia: quelle di "situazioni-limite", di "origine", di "trascendenza".
Un uomo solo. Non al comando di una tappa alpina, come annunciava la frase entrata nell'epica del ciclismo. Solo nella vita. Solo perché una scelta d'amore, compiuta con entusiasmo quasi adolescenziale, lo aveva proiettato oltre i limiti, assai angusti, dei suoi tempi. Il libro di Moroni ripercorre gli ultimi anni di vita di Fausto Coppi, gli anni del declino atletico, dell'amore terribile, della sofferenza privata e della pubblica gogna, culminata in un processo clamoroso. Lo fa allineando voci, raccogliendo le testimonianze di quanti amarono Coppi e di quanti si accorsero di amarlo soltanto dopo averlo perduto. Amici veri e ruffiani, giudici, carabinieri, preti, corridori, giornalisti, astute servette entrano in questa triste saga popolare, troncata soltanto dalla morte del campione. Una morte assurda e ancora oggi inaccettabile, per una malaria non riconosciuta. La figura di Fausto Coppi esce di scena con la sua dimessa umanità, il suo umile coraggio. Un uomo solo. Ma vero.
Marinella Raimondi era una donna brillante e realizzata, nella famiglia e nel lavoro, finché sulla soglia dei quarant'anni un ciclone chiamato SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha sconvolto la sua vita, ha devastato il suo corpo e le ha strappato ogni movimento negandole persino il respiro, che può ricevere solo da una macchina: il respiratore, suo metallico padrone. Se il suo corpo da anni è immobile, la sua mente al contrario corre, e Marinella racconta. Racconta il presente di una malattia atroce e il passato della nostra terra e della sua famiglia: luoghi che non ci sono più, lo scorrere delle stagioni, i profumi. Spesso ride di sé o delle sciocchezze di coloro che credono di correre, osservate dalla sua immobile saggezza. Questa è la strana avventura di Marinella Raimondi, che viaggia su e giù per il tempo e per il mondo in perenne stato di empatia con chi la circonda, mentre il suo corpo resta inerte. Nel suo racconto, eredità preziosa dedicata ai piccoli nipoti, spiega anche come è riuscita a scrivere: una complicata apparecchiatura informatica e un colpo dato al mouse contraendo le gambe per ogni singola lettera, l'unico movimento che la malattia le concede. Lei, testarda, scrive e narra per noi, invocando contro ogni sfortuna il proprio amore per la vita, quasi a proibirci di essere fragili e depressi.
All'età di tre anni la diagnosi: poliomielite. Nell'Italia degli anni Cinquanta equivale alla condanna a una vita di emarginazione. Ma il piccolo Vincenzo viene affidato dalla famiglia a uno degli istituti fondati da Don Carlo Gnocchi, un prete che ha dedicato l'intera vita a dare ai disabili il diritto a una vita degna. Questa è la storia di un ragazzo che non si è mai arreso e che ha trovato nella dignità l'unico approdo che non rende per forza felici, ma rinfranca la fatica del vivere e permette di riscattarsi dalla solitudine e dall'ingrata condizione del diverso. Vincenzo resiste con determinazione alla deriva della sua famiglia, ma anche alla pietà di chi lo vorrebbe rassegnato e alla rabbia verso un destino che lo ha preso di mira. "Peggio per il destino" è il grido di battaglia, ironico e appassionato, di un uomo che della diversità ha fatto la sua forza.
Non solo Inghilterra, ma anche Italia, Germania, Francia e Stati Uniti: questa volta l'arguto prete-detective, accompagnato dal fedelissimo Hercule Flambeau, ladro redento, si muove in ambito internazionale. Dodici casi ricchi di improvvisi colpi di scena, inaspettati rovesciamenti di situazioni, sorprendenti personaggi che non sono mai quello che sembrano e dove tutto appare relativo. Dodici racconti in cui, a dispetto delle apparenze e delle pubbliche certezze, solo il piccolo prete dalla tonaca sgualcita arriva alla verità, vede dentro gli uomini e ne svela il crimine, perché solo lui antepone alla ragione il rispetto per ogni individuo, qualunque sia la sua storia; solo lui sa riconoscere l'anima che si cela dietro la maschera. Il secondo libro della saga presenta un padre Brown in forma smagliante, pronto a ricorrere anche a trucchi e suggestioni, ma senza mai abbandonare la consueta capacità di analisi psicologica e di affrontare l'indagine con buon senso e finissimo umorismo.