Dall'ascesa di Mussolini alla disfatta del regime fascista: il Ventennio letto con gli occhi e la sensibilità di una donna autentica e forte, moglie del Duce e testimone di una delle pagine più importanti della storia italiana. Donna Rachele era una contadina di un piccolo paese delle colline romagnole che si trovò proiettata ai vertici del potere, accanto all'uomo più amato e odiato di quel periodo. Una donna come tante, semplice e legata alle sue umili origini anche nei momenti di massimo splendore, una donna carismatica che seppe affrontare con coraggio le circostanze più avverse. In gioventù sopportò la miseria e la fame, poi arrivarono quasi inaspettate la fama e la gloria, dalle quali tuttavia non si fece mai sedurre. La sua vita incredibile non le risparmiò nulla, né grandi gioie né tremendi dolori, eppure lei rimase sempre la stessa. La tragedia e la caduta vertiginosa, la diffamazione e la vergogna non la colsero impreparata, e unico fu il suo grande rimpianto: non essere potuta morire accanto all'uomo che aveva disperatamente amato.
Lei è una donna di quarantacinque anni, portati niente male. Vita normale, marito, due figli, un lavoro nella pubblica amministrazione. Lui è un "bastardo" carcinoma infiltrante. Al colon. Lei lo scopre un giorno d'estate che sembra uguale a tanti altri e che invece è l'inizio di un viaggio che nessuno vorrebbe mai fare ma se ti capita allora è meglio affrontarlo come la protagonista di questa storia: con ironia, con uno sguardo dissacrante, con una incrollabile voglia di vivere. Questo è il diario di un'estate insolita e di una malattia raccontata con una capacità decisamente fuori dal comune di coglierne gli aspetti tragici e comici: le crude descrizioni delle terapie e le parole inadatte degli altri, gli imbarazzi dei colleghi e il legame con i medici, le amicizie perse e quelle trovate, la banalità del quotidiano - come i vestiti che non ti vanno più - e le paure. Dolce e amara, commovente e divertente è la storia vera di una donna che ha sconfitto il cancro senza rinunciare a essere sempre, in ogni momento, se stessa.
Partendo dalla propria esperienza personale e raccontando la partecipazione della divisione alpina Julia alla Seconda guerra mondiale – dalla campagna d’Albania alla ritirata di Russia – l’autore costruisce un’opera narrativa di straordinario valore, che esalta il senso della dignità dell’uomo nonostante la tragedia della guerra. Protagonisti della vicenda non sono singoli individui ma l’azione corale dell’intera divisione, tanto che l’autore stesso preferisce mimetizzarsi dietro il nome inventato di Italo Serri piuttosto che narrare in prima persona. Pubblicato nel 1963, Centomila gavette di ghiaccio ebbe subito uno straordinario successo, ottenendo, l’anno successivo, il prestigioso Premio Bancarella.