È una fredda, grigia, nebbiosa giornata di novembre degli anni Trenta a Londra e Miss Pettigrew, il cappotto di un indefinibile, orrendo marrone, l'aria di una spigolosa signora di mezza età e un'espressione timida e frustrata negli occhi, è alla porta di un appartamento al 5 di Onslow Mansions, in uno dei quartieri più eleganti della capitale inglese. Stamani si è presentata come sempre al collocamento e l'impiegata le ha dato l'indirizzo di Onslow Mansions e un nome: Miss LaFosse. L'edificio in cui si trova l'appartamento è tanto esclusivo e ricercato da metterle soggezione. Miss Pettigrew coi suoi abiti logori, il suo mesto decoro e il coraggio perduto nelle settimane trascorse con lo spauracchio dell'ospizio dei poveri, suona ripetutamente prima che la porta si spalanchi e appaia sulla soglia una giovane donna. È una creatura così incantevole da richiamare subito alla mente le bellezze del cinematografo. Miss Pettigrew sa tutto delle dive del cinematografo: ogni settimana per oltre due ore vive nel mondo fatato del cinema, dove non ci sono genitori prepotenti e orridi pargoli a vessarla. Miss LaFosse la fa entrare e poi scompare nella camera da letto, per ricomparire poco dopo seguita da un uomo in veste da camera, di una seta dalle tinte così abbaglianti che Miss Pettigrew deve socchiudere gli occhi. In preda all'ansia, stringendo la borsetta fra le dita tremanti, Miss Pettigrew si sente sconfitta e abbandonata prima ancora che la battaglia per l'assunzione cominci, ma anche elettrizzata.
C'era ancora la guerra il giorno in cui Mary prese la nave per l'Inghilterra. Sulla nave si sistemò in un cantuccio, i due fratelli uno di fronte all'altro, lei con la testa poggiata sulla spalla del padre, la guancia sul cappotto che sapeva di terra e fumo di torba dell'Irlanda. A Liverpool, il padre e i fratelli la misero sul treno per Londra e se ne andarono. Mary arrivò a Hampstead, nella casa dove doveva prendere servizio. Raggiunse la sua stanza all'ultimo piano, ordinò i vestiti in un baule sotto il letto e cominciò la sua nuova vita. Puliva i camini, scrostava pentole e tegami, scarpe e gradini, lavava, stendeva e stirava il bucato, accendeva il fuoco in tutte le stanze. Era giovane e bella, e la governante la spediva spesso nella stanza del padrone di casa. Qualche mese dopo, Mary cominciò a indossare vestiti più larghi, a mangiare poco e a smettere di andare al cinematografo. E un giorno, dopo aver lasciato sul letto un biglietto che non diceva niente e un mese di stipendio, prese l'autobus per l'ospedale, dove partorì un bambino che, appena nato, le fu portato via. È passato molto tempo da allora e Mary non si è più mossa dall'Irlanda, ha avuto quattro figli, li ha visti crescere e diventare adulti, li ha visti prendere moglie e marito e mettere su casa, ma non ha mai smesso un solo istante di sperare che il figlio perduto attraversasse un giorno il mare per venire da lei. Quello che Mary non sa è che quel giorno è finalmente arrivato...
MacIver ha ottanta anni, vedovo, vive a Cape Cod, l'estremo promontorio occidentale dove amava rifugiarsi Thoreau. Ora anziano, è stato in passato ufficiale nel secondo conflitto mondiale, professore di storia contemporanea, autore di saggi, nonché giocatore di rugby nella nazionale scozzese. Per vivere con dignità e signorilità i giorni che gli restano ha formulato i dieci Comandamenti per Gentiluomini in Attesa, il settimo dei quali recita: "lavora ogni mattina". E lui, ogni mattina, pazientemente, scrive un racconto.
Londra 1795: Charles e Mary Lamb, fratello e sorella, conducono una vita tranquilla e insignificante, insieme ai genitori, la madre ossessivamente severa e il padre con l'alzheimer. L'unico momento felice della giornata è la lettura di poesie, drammi e testi che i due fratelli fanno insieme la sera. Charles sogna un futuro da poeta, Mary sogna la libertà negata e trova rifugio nell'amore per le opere di Shakespeare. E sarà proprio la passione per il grande bardo ad attrarre i due verso William Ireland, lestofante che rivela di aver scoperto manoscritti inediti di Shakespeare e che conduce la giovane in pellegrinaggio nei luoghi shakespeariani. Per Mary e Charles il sogno di una vita romantica si trasformerà nel più terribile degli incubi.
Paul Michel è unanimemente riconosciuto come l'enfant terrible della letteratura francese: cinque romanzi, un Goncourt, molotov contro i poliziotti nel '68, arresto come presunto terrorista nel 1970. Il fascino di Paul, bello, omosessuale, ha superato le frontiere e un giovane inglese, ricercatore di letteratura francese a Londra, nutre una vera e propria passione per la sua opera, tanto da recarsi in Francia per andare a trovare il suo eroe, ricoverato in una clinica psichiatrica. Tra lo scrittore e lo studente l'attrazione è così fatale e così forte da sconfinare nella follia di un triangolo amoroso. Questo è il romanzo d'esordio di Patricia Duncker, di cui Neri Pozza ha già pubblicato "Lo spazio mortale che ci divide".
C'è stato un tempo in cui la tribuna della Royal Enclosure ad Ascot era davvero un luogo sacro, in cui principi e duchesse, famose bellezze e milionari passeggiavano sui prati curati in haute couture. Oggi, però, tra i visitatori della Enclosure fanno bella mostra di sé soprattutto uomini d'affari di mezza età accompagnati da consorti in chiassose mise di chiffon. I membri della più ristretta e antica aristocrazia inglese non hanno, tuttavia, cessato per questo di trarre un piacere quasi commovente dal vestirsi e comportarsi ad Ascot come se fossero ad un evento fatto apposta per loro. E dalle gradinate della tribuna, Edith Lavery, la giovane e attraente figlia di un noto revisore di conti londinese, li sta, in questo momento, guardando...
Che cosa spinge un essere umano a scrivere il suo diario intimo? Il bisogno impellente, a un certo punto della propria vita, di essere sinceri con se stessi? Di dirsi tutta la verità senza pudore, e gettare così finalmente luce su quegli aspetti della propria esistenza che non osiamo confessare neanche a noi stessi? Niente di tutto questo vale per il protagonista di queste pagine: Logan Gonzago Mountstuart, scrittore nato in Uruguay nel 1906 da madre uruguayana e padre inglese, e vissuto più o meno ovunque nel corso della sua esistenza. Logan Mountstuart scrive il suo journal intime per quello che lui ritiene lo scopo di ogni vero diario: venire a capo delle infinite personalità che compongono quello strano animale che è l'essere umano.
Nella Londra del dopoguerra, capita spesso a Louise, una giovane donna che si è appena separata dal marito, di essere abbordata nei pub. Louise però si è sempre sottratta agli incontri occasionali, fino a quel maledetto o, forse, benedetto giorno in cui ha incontrato Gordon, lo psichiatra dallo sguardo irresistibile e dal comportamento carismatico, che nel giro di un'ora le ha talmente fatto perdere la testa che Louise gli si è concessa subito, su una panchina del parco. Perché Gordon le infligge piccole, strane umiliazioni fisiche? E, soprattutto, perché lei averte uno strano piacere nel sentirsi sottomessa? Perché sogna di essere completamente schiava dei suoi desideri?
Quando Frank Cassidy aveva cinque anni, trent'anni fa precisamente, i suoi genitori morirono in un incendio, in una remota cittadina del Michigan. Ora anche suo zio è morto, ucciso da un uomo misterioso, ricoverato in coma nell'ospedale della stessa piccola città del Michigan. Con la speranza di beccarsi la sua fetta d'eredità, Frank parte con moglie, il figlio teenager di lei e il bambino avuto con lei, alla volta del Michigan. Giunto in città dopo un viaggio avventuroso, Frank si ritrova a dover fare i conti col suo passato. Il tentativo di capire le circostanze della morte dello zio si intrecciano con il mistero dell'uomo ricoverato nell'ospedale della contea e, per vie inaspettate, con le cause dell'incendio che costò la vita ai suoi genitori.