I cavalieri Templari professarono davvero una dottrina segreta in contrasto con quella della Chiesa cattolica romana? La estesero a tutto l'ordine? Quali furono i suoi dogmi, le sue fonti, i suoi legami con le grandi eresie del XIII secolo? Rappresentava davvero un pericolo così grave per la società da giustificare le terribili misure adottate dalla Chiesa e dalla Corona francese per distruggere l'ordine del Tempio? Nel XVII secolo l'abate René-Aubert Vertot considerava i Templari «l'enigma più impenetrabile che la storia abbia lasciato da decifrare alla posterità», mentre Napoleone non credeva che si sarebbe mai riusciti a risolverlo. «Come si potrebbe decretare che i Templari erano innocenti o colpevoli a distanza di cinquecento anni» diceva «quando anche i contemporanei sono discordi?». In effetti si decideva di essere prò o contro l'ordine del Tempio in modo sistematico e prima di qualsiasi analisi, a seconda che si fosse atei o credenti. Discolpare i Templari significava processare la monarchia che aveva approfittato delle loro spoglie e il papato che li aveva abbandonati e condannati; colpevolizzarli significava difendere sia la Corona sia la religione. Nato da un lungo e attento lavoro di ricerca da parte di Jules Loiseleur, questo saggio, assurto a pietra miliare degli studi sui Templari, cerca di far chiarezza sull'organizzazione interna e i rapporti col mondo esoterico dei membri dell'Ordine. Contiene inoltre gli atti dell'inchiesta sui Templari in Toscana e la cronologia dei documenti relativi alla soppressione dell'Ordine.
All'appello che nel 1095 Urbano II rivolse da Piacenza agli italiani e da Clermont ai francesi, risposero entusiasti principi, vassalli, scudieri e ribaldi. Salvare la cristianità dalla più barbara e fanatica ondata musulmana, riportare i cristiani d'Oriente alla fratellanza con i cristiani d'Occidente, ricreare un unico ovile sotto un unico pastore: questo era il programma bandito da Gregorio VII e in seguito dal suo successore Urbano II. La società europea si stava organizzando attorno a Roma papale, erede e continuatrice di Roma imperiale. Un nome, Gerusalemme, rappresentava per tutti il simbolo del grande programma. La liberazione del Santo Sepolcro significava la sintesi di tutta una fede, di una vita di dedizione e abnegazione. Nel corso dei decenni, con le loro passioni, gli egoismi e le cupidigie, papi e principi corruppero questi ideali di rinnovamento creando al contempo la storia dell'Europa medievale e moderna. Ma le Crociate non furono soltanto un episodio di fanatismo sterile e di avidità grossolana: esse rappresentarono anche la realizzazione di alti pensieri e nobili sentimenti vissuti, oltre che dalle aristocrazie feudali o sacerdotali, da popoli interi. Letteratura, arte ed economia in Europa portarono e portano tuttora l'impronta dei sacrifici fatti in nome di Gerusalemme, del Sepolcro di Cristo.
Sorta nella prima metà del XVI secolo per iniziativa di Ignazio di Loyola, la Compagnia di Gesù ha esercitato sul cammino della storia e sullo sviluppo della cultura una notevolissima influenza, e ancora oggi costituisce uno dei più importanti e potenti ordini religiosi della Chiesa cattolica. Ispirati agli ideali della Controriforma, i gesuiti giocarono un ruolo rilevante nelle secolari controversie teologiche; si impegnarono attivamente, spesso segretamente, nella vita politica; crearono un vasto e influente complesso di istituzioni educative e parteciparono al dibattito artistico, letterario e scientifico. Attingendo a numerosissime fonti, che vanno dai libelli pieni d'astio e calunnie alle apologie e ai racconti "magnifici", Fulöp-Miller entra tanto nei salotti della buona società di Parigi quanto negli osservatori di grandi astronomi, viaggiando dalle foreste vergini del Sud America fino alle fastose corti cinesi, per restituirci una vasta e documentata ricostruzione delle vicende di un ordine che fu indiscusso protagonista della storia non solo religiosa, e che suscitò con la sua opera grandiosi amori e feroci ostilità di cui ancora oggi non si è spenta l'eco.
Agli inizi del XIV secolo, nel 1308, l'anarchia in Italia portò la capitale del mondo cristiano a essere spostata da Roma per la prima e unica volta nella storia. Avignone, città prescelta per sostituirla, divenne così la nuova sede di un papato che in tal modo, anche da un punto di vista geografico, dipendeva sempre più dal regno di Francia. La cosiddetta cattività avignonese, deplorata da molti cristiani del tempo (fra i quali santa Caterina da Siena), rappresentò un momento critico e discusso, che si tradusse nel papato di sette successivi pontefici rimasti in esilio per settant'anni. Fino a quando, nel 1377, Gregorio XI fece ritorno a Roma, provocando in tal modo il Grande Scisma d'Occidente. Avignone fu pertanto testimone dei più turbolenti eventi nella storia cristiana: la soppressione dei Templari e dell'eresia dei catari, la prima ondata della Morte Nera, la fine del sogno delle crociate, i primi decenni della guerra dei Cent'anni tra Inghilterra e Francia. Il ritratto narrativo di un'epoca affascinante e del suo contesto, che passa anche attraverso le posizioni politico-letterarie di Dante e Petrarca, ostili ai papi avignonesi. In un epilogo drammatico, la città divenne sede di numerosi antipapi, rivali e usurpatori del papato romano ristabilito. Il quadro suggestivo di un intero secolo, con al centro una città relativamente insignificante sul Rodano divenuta, nell'arco di pochi decenni, una delle grandi capitali del mondo.
In questo libro fondamentale, tradotto per la prima volta in italiano, Boyer spiega come gli esseri umani abbiano formato i loro concetti religiosi e i motivi della loro diffusione culturale. Con un approccio che unisce antropologia culturale, scienze cognitive, psicologia e biologia evoluzionista, l'autore giunge a una spiegazione naturalista della religione senza tralasciare nessun aspetto: il sovrannaturale, gli spiriti e gli dèi, il rapporto tra religione, morale e sentimenti negativi, il culto dei morti, l'importanza dei rituali, la formulazione di dottrine e l'esclusione dei non aderenti dal tessuto sociale. Attraverso esempi provenienti dalle civiltà di tutto il mondo, Boyer cerca di dimostrare la sua ipotesi secondo cui le credenze religiose esisterebbero a prescindere dall'utilità che esse conservano storicamente nei fenomeni di coesione sociale e in quelli della trasmissione culturale. Le forme di credenza, molto più semplicemente, appartengono a un insieme di sistemi concettuali alla base degli stessi processi cognitivi grazie ai quali il nostro cervello si è evoluto nel corso dei millenni. Da questo punto di vista, la religione smette gli abiti dell'oggetto di devozione per essere finalmente indagato nelle sue ragioni evolutive e nelle sue potenzialità pervasive di influenza sulle comunità umane.