Dopo aver aiutato tanti giovani a uscire dal tunnel delle loro crisi, una mamma tocca con mano la propria tragica impotenza quando la figlia, Camilla, a ventuno anni, muore tragicamente. Una storia nella quale si può riconoscere non solo chi ha vissuto l'esperienza drammatica della perdita di un figlio, ma chiunque vive l'esperienza del dolore, del fallimento, della perdita di significato della propria esistenza. A. Bassanetti propone un percorso di fede in cui niente è dato per scontato o proposto come fuga dalla realtà, ma come cammino di maturazione e di liberazione.
Mentre sta facendo le valigie per le vacanze, l'autrice riceve una telefonata da un'amica, che le annuncia di essere incinta e di avere dubbi e incertezze sul futuro. Decidono allora di fare una sorta di gioco: ogni giorno l'amica invierà all'autrice un sms con una domanda su un aspetto della maternità che la preoccupa - Sarò capace? Starà bene? Saprò capirlo? Saprò accoglierlo? - e lei le risponderà con una foto e con un messaggio vocale. Attraverso i messaggi vocali, Laura Cappellazzo parla della propria esperienza - inevitabilmente «ondivaga», con alti e bassi come le maree - di madre di quattro figli e racconta anche le storie vere di madri di altre parti del mondo, spesso immerse in realtà difficili.
La chiamano SAN - Sindrome da Astinenza Neonatale - e riguarda il 60-80% dei nati da madri che hanno fatto uso di droghe e, in particolare, di oppioidi durante la gravidanza. Un complesso disturbo che è aumentato in tutti i Paesi del mondo per l'incremento del consumo delle sostanze. Anche in Italia. Angela Iantosca compie un viaggio nel mondo della maternità "contaminata" dalle sostanze stupefacenti, raccoglie dati, interviste, testimonianze dirette, sente esperti e prova a far luce su un sommerso che spesso si ha paura di vedere. Ma chi sono queste mamme se non donne che hanno cominciato giovanissime a fare uso di sostanze? Quali sono i loro vuoti, le vere dipendenze interiori che provano a mettere a tacere con la droga? Angela Iantosca racconta anche loro, dando voce a chi lavora con i giovanissimi, a chi è entrato in comunità minorenne, a psichiatri e psicoterapeuti, a chi da anni lavora in ospedale dove sempre più si registra il disagio dei più piccoli. L'autrice realizza per giovani e adulti progetti di prevenzione alle mafie e alle tossicodipendenze anche nelle scuole.
Si tratta di una sorta di vademecum per chi convive con persone anziane la cui salute pone problemi pratici urgenti. Il rapporto quotidiano con un familiare può risultare irrimediabilmente modificato dopo che l'anziano ha subìto un trauma cranico, un ictus cerebrale, un intervento chirurgico all'encefalo, o in seguito alle manifestazioni di una forma di demenza. Lungi dall'avere pretese di sistematicità (esistono articoli e manuali di psicogeriatria per chi cercasse un diverso livello di approccio al problema), "questo scritto", scrive l'Autrice, "si propone di "rispecchiare" e comprendere i vissuti di familiari in difficoltà, e fornire loro alcuni spunti di riflessione e d'intervento", in modo che essi possano prestare assistenza senza il logorante alternarsi di aspettative illusorie e delusione, ma anche evitando decisioni precipitose. Sono perciò evitate classificazioni dettagliate di sintomi, definizioni puntigliose, espressioni del gergo medico (il Glossario finale potrà fugare eventuali dubbi o soddisfare alcune curiosità scientifiche). Facendo propri i sentimenti di incertezza, di incapacità, e le oscillazioni emotive molte volte vissute dai familiari, l'autrice fornisce loro informazioni e suggerimenti concreti: da come reagire a comportamenti che appaiono "insensati" a come cercare un aiuto valido che permetta di non lasciarsi travolgere dall'emergenza e di mantenere vivi i propri interessi.
Il libro mette in luce gli aspetti più belli e incoraggianti della vecchiaia, ripercorrendo storie di vita spesso curiose e in ogni caso straordinarie. È articolato in due parti di diverso tenore: la prima - a firma Elena Miglioli presenta una serie di ritratti di "grandi vecchi" con un vissuto ricco e interessante da raccontare, anziani con esperienze che meritano di essere conosciute e ancora sorprendentemente attivi; la seconda - a firma Renato Bottura - affronta con l'occhio del geriatra alcuni aspetti che si possono ritenere alla base del traguardo di una buona, spesso ottima, vecchiaia: genetica, stili di vita, passioni, spiritualità, valori. Tra gli ultranovantenni, centenari e ultracentenari di cui si racconta, alcuni sono personaggi noti: Arturo Paoli, missionario dei Piccoli Fratelli del Vangelo; Angelo Loforese, tenore; Lanfranco Frigeri, pittore e scultore surrealista; Vito Ortelli, campione di ciclismo.
Si tratta della storia vera di una donna che per dodici anni ha subito la violenza fisica e psicologica del marito, uomo dispotico e manipolatore, che l'ha perseguitata in ogni modo e con ogni mezzo, cercando di annullarne la personalità. I fatti, i ricordi, le sensazioni e i sentimenti sono descritti in prima persona da Mariana in forma di mémoire, una sorta di diario, cui si alterna la voce narrante dell'autrice. Mariana chiama il marito "il Nazista" o anche "il Non-amabile". In effetti, lui la sottopone a ogni sorta di violenza e umiliazione. Alcolizzato, la prende a calci e pugni, la insulta, la tradisce, si copre di debiti di gioco. Quando lei tenta di ribellarsi, lui la minaccia con frasi come: "Appena ti addormenti ti soffoco col cuscino" oppure: "Ti prendo e ti sbatto giù dalla finestra". Lei cambia più volte casa, ma lui riesce sempre a trovarla, mettendo in atto una vera e propria persecuzione con pedinamenti, telefonate, lettere. Mariana si sente costantemente controllata e vive nel terrore. Alla fine, grazie anche all'appoggio delle forze dell'ordine, riesce a lasciarlo e a ottenere la separazione, ma la sua vita è segnata da questa esperienza traumatica, che desidera solo affidare ad Altre Mani. Alle spalle di entrambi, un'adolescenza difficile e un rapporto conflittuale con le rispettive famiglie d'origine.
Questo libro contiene, nella forma letteraria del racconto, gli avvenimenti milanesi sui rom degli ultimi quindici anni. I protagonisti sono i bambini rom di Milano e le loro famiglie. Molti nomi sono inventati, ma le storie sono tutte vere: la leggenda di Sara Kalì, la Madonna nera dei gitani; la storia di Stojka, donna rom sopravvissuta allo sterminio nazista; Sara, paraplegica che vive in una baracca; due giovani violinisti che suonano nell'ambone del Duomo; la piccola Sciakira che regala i suoi biscotti; il cardinale Dionigi Tettamanzi tra i bambini del campo rom di Triboniano; l'autodidatta Marius che impara a scrivere e trova lavoro; Eduard che oggi frequenta il Conservatorio e ha suonato davanti al presidente della Repubblica; la giovane Rebecca che studia al liceo artistico Boccioni di Milano e vende i suoi quadri lungo il Naviglio.
Gianni è affetto fin dalla nascita da tetraparesi spastica. Nonostante la sua disabilità, che lo costringe a muoversi su una sedia a rotelle, ama la vita e l'amicizia, ed è proprio dall'incontro con l'amico Luigi Falco che è nata l'idea di mettere per iscritto la sua storia personale. Attraverso una narrazione mai pesante, anzi condotta sempre sul filo della levità, il testo costituisce un'occasione per riflettere sulla dimensione troppo spesso ignorata ed emarginata della diversabilità. Il problema dell'handicap oggi non è solo di carattere terminologico, ma è soprattutto una questione culturale. Nel testo, argomenti come l'infanzia di Gianni, la sua fede, il valore dell'amicizia, l'integrazione scolastica, l'inclusione sociale fanno da cornice a una condizione umana sospesa tra un passato faticoso da superare e un futuro difficile da intravedere.
Una testimonianza da una periferia del nostro mondo dove regna dolore e disperazione ma insieme amore e gratuità di chi si fa vicino e sostegno discreto.
In questo libro vengono riportate storie vere (alcune già pubblicate sul La Vita del Popolo di Torino) di persone che si trovano in situazioni di oggettiva difficoltà e fatica, determinate a volte da un handicap, o da una malattia, dal disagio sociale o da sofferenze di altro genere.
Il «filo conduttore» che caratterizza queste testimonianze è quello della «speranza». Sono queste persone stesse che manifestano la «gioia di vivere» nonostante i gravi fardelli da portare. Sono gente normale, ma con qualcosa di speciale.
Il loro messaggio è soprattutto un invito a «guardare oltre» per sapere scorgere le piccole bellissime cose di cui la vita è costellata e delle quali non sempre ci rendiamo conto.
siamo circondati da persone speciali, che non si servono delle proprie qualità umane straordinarie per svettare su chi, come noi, fatica a districarsi tra i mille problemi del quotidiano: sono persone che ci trasmettono, con la semplicità del loro sorriso e del loro raccontarsi, una gioia sincera, profonda e contagiosa.
(L’autrice)
Punti forti
Storie vere e testimonianze di persone che vivono situazioni di difficoltà, disabilità e malattia, caratterizzate dal senso della speranza che va oltre la sofferenza.
Vengono spesso citate e descritte molto opportunamente le attività significative di associazioni e/o comunità come: Comunità di Sant’Egidio, R.a.Vi (Ricominciare a vivere), Scout, La Piccola Casa della Pivina Provvidenza del Cottolengo ecc.
Destinatari
Educatori/Studenti/Parrocchie
Sacerdoti/insegnanti/associazioni/gruppi
Per chi fa volontariato (Anno delVolontariato)
Autrice
Chiara Bertoglio è nata nel 1983, inizia lo studio della musica a tre anni si diploma in pianoforte all’età di 16 anni e ottiene inoltre diplomi in Svizzera, in Inghilterra e nell’ambito dei Corsi triennali di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Attualmente studia per un PhD (dottorato di ricerca) presso l’Università di Birmingham (UK). È concertista, insegnante di pianoforte e ha partecipato a concerti e a programmi radiofonici e televisivi in Italia e in tutta Europa. Collabora con testate prestigiose come Panorama, e La Vita del Popolo di Torino. Tra le sue pubblicazioni: Voi suonate amici cari (ed. Marco Valerio Editore 2005); Per sorella musica (Effatà 2009); Logos e musica: Ascoltare Cristo nel bello dei suoni (Effatà 2009).
Myriam è una ragazza come tante. Le sue giornate sono riempite di impegni: università, famiglia, amici, parrocchia... e dall’entusiasmo dei suoi ventidue anni. Ma Myriam è soprattutto una ragazza che ha una straordinaria capacità di avvicinare il mondo della disabilità e di muoversi in esso. Con naturalezza, rispetto, passione, dedizione e un’incredibile creatività.
Questo libro è il diario della sua avventura con i disabili.
Giorni presi a caso, che abbracciano un arco di tempo di quattro anni circa, nei quali Myriam traccia la storia del suo «costruirsi interiormente» e del suo «formarsi culturalmente» per conoscere sempre più la realtà delle persone disabili, naturali «pezzi della sua vita».
Giorni nei quali i successi sono spesso accompagnati da amarezze, per lei e per i suoi amici, ma la sua tenacia, il suo coraggio – alimentato da un’incessante inventiva –, le fanno scoprire grandi «lezioni di vita».
Punti forti
Il messaggio che la persona vale al di là delle sue qualità o menomazioni fisiche.
Destinatari
Operatori sociali educatori animatori genitori giovani.
Autrice
Myriam Altamore, è nata a Milano nel 1988. Studentessa presso la facoltà di scienze dell’educazione e della formazione all’Università Cattolica, è attiva nel campo del volontariato e attenta ai problemi dei giovani disabili.
È la storia autobiografica di una donna che viene improvvisamente a con- tatto con la difficile realtà della malattia di Alzheimer.
Denis, la suocera dell’autrice, è affetta da questa malattia ed è incapace di badare a se stessa. Monica, allora, decide di prendersi cura di lei: sono ore di angoscia, notti in bianco, delusioni, sacrifici, per cercare di arginare la progressiva perdita di autonomia della suocera, per far fronte alle sue allucinazioni, ai suoi più diversi problemi, anche molto concreti.
In queste pagine l’autrice racconta la propria esperienza di «persona qualunque» a contatto giorno dopo giorno con la persona malata, facendo emergere il ruolo di sostegno che ha avuto la fede nel permetterle di fronteggiare una situazione per molti aspetti drammatica.
In particolare, famiglie con anziani e chi, a vario titolo, abbia a che fare con malati di Alzheimer: operatori sociali e sanitari.
Autrice
Monica follador vive a Venegazzù di Volpago del Montello (Treviso). È sposata e ha un figlio di dodici anni. Molto attiva come catechista e animatrice del Grest, nel tempo libero opera nel settore dell’ecologia. Da quindici anni ac- cudisce con dedizione e sofferenza – ma anche con tanta fantasia – la suocera affetta dal mor- bo di Alzheimer