Il contesto nel quale i due contributi raccolti in questo libro sono nati è quello di una serata trascorsa nella parrocchia di Pratofontana (RE) il 18 ottobre 2007. Un momento di cordiale fraternità e di amicizia nella condivisione dell'eucaristia, della parola e della mensa in una realtà dove concretamente si vive ogni giorno la diaconia. Un contesto molto prezioso per cogliere nella verità ciò che si è detto sulla liturgia e in particolare sull'eucaristia come è stata riproposta alla chiesa dal Vaticano II.
Lo Spirito unisce il discepolo al Cristo, facendo di lui, per l'adesione della fede alla parola di Gesù e per il battesimo, un essere nuovo "nato dall'alto", adoratore del Padre "in spirito e verità". Il cristiano, mediante il dono dello Spirito del Cristo Gesù, è figlio di Dio. In lui lo Spirito del figlio prega il Padre con la preghiera propria del figlio unico: «Abbà». Attesta così che il cristiano è figlio di Dio ed è amato con lo stesso amore con cui il Padre ama il suo proprio figlio.
Questi diari di Felice Carabini, che oggi vengono pubblicati, sono riemersi alcuni anni fa dal silenzio che li aveva avvolti, quando Giuseppe Pecci, discendente di una delle famiglie più importanti di Verucchio e lodevole custode della meravigliosa biblioteca ricevuta in eredità dai suoi avi, li ritrovò durante il trasloco della biblioteca stessa a causa di lavori di restauro della propria abitazione.
Questo libro offre al lettore la possibilità di realizzare indagini sociologiche sulla realtà della parrocchia e dei gruppi che in essa vi operano a partire da un analisi delle caratteristiche della società moderna e delle conseguenze che la modernità ha prodotto sugli individui e sulle istituzioni.
La dialettica digitale riformula il rapporto con se stessi, gli altri e la natura. Centro e periferia, interno ed esterno, passato e futuro diventano categorie di uno spazio e di un tempo non solo geografico e storico: come raccontare e dove ricomporre i frammenti delle esperienze individuali e collettive? L'homo digitalis richiede un'interiorità capace di sostenere la molteplicità e la diversità, vivendola dentro una dinamica dialogica tridimensionale. La sfida è quella di imparare il viaggio di Abramo e non il nostos-ritorno di Ulisse, distinguere, come Perseo, la realtà dall'immagine della realtà e scrivere la vita come una enciclopedia aperta.
Personaggi, situazioni, burrasche, nebbie, intemperie e venti del nord che tagliano la faccia. Queste le prerogative principali di una raccolta di racconti che si snoda lungo un unico tema: le ore centellinate nel cuore della natura, nella marca del silenzio frantumato dal suono discreto delle campanelle dell'Angelus e dell'Ave Maria i cui rintocchi si rincorrono da un borgo all'altro della valle spintonati dai venti nella semioscurità delle albe e dei tramonti. È proprio in quei momenti, in cui si avverte il cuore battere più forte in attesa di un attimo di emozione che sta per avvolgerci quando l'orecchio si fa più attento, la vista più acuta, l'atmosfera più tesa e anomala, mentre leggeri aliti del maestrale sembrano respiri di angeli che si confondono col fruscio delle canne palustri. Sono i temi delle storie che si scoprono leggendo questi racconti.
Nella Saison en enfer Rimbaud crea una volta ancora la propria leggenda, ben diversa da quella che formerà a sua insaputa e che altri diffonderanno... Gli ultimi tempi della Saison sono a lui più prossimi nella misura in cui si colloca nell'urgenza sull'orlo della sua futura vita. Riflettono anche l'ora in cui la parola, rivelata un istante sotto la forma di una confessione a più voci, rischia di dissolversi. Come se, già percettibile, s'annunciasse il definitivo silenzio.
Come è possibile desiderare il futuro, piuttosto che temerlo? Può questo desiderio divenire speranza, una speranza così grande da accomunare l'umanità intera? E che rapporto ha, con questo orizzonte di desiderio e di attesa, la specifica speranza insita nella fede cristiana? C'è un desiderio onesto di futuro che sogni e prepari un bene comune e definitivo? In queste pagine vorrei provare a rispondere a tali questioni. Propongo la mia riflessione qui per un'esigenza di verità e anche per un sentimento di protesta contro un presente ingiusto e ingannevole.
In occasione della diciasettesima edizione del "Savignano Immagini Festival" (2008), è stato pubblicato un catalogo con le immagini protagoniste di questo evento, incentrato sul tema "Apparire appartenere". Tra i più prestigiosi fotografi compaiono Sarah Moon, Mario Dondero, Gian Paolo Barbieri e Malekeh Nayiny, Michael Nyman, Antonia Mulas, Gustavo Frittegotto, Jacob Holdt, Nick Waplington, Fernanda Pivano, William Willinghton, Marco Pesaresi, Filippo Romano, Luca Fersini, Jessica Dimmock, Giacomo Brunelli: uno squarcio sulle più interessanti prospettive internazionali degli ultimi anni, tra innovazione e tradizione.
Il volume accompagna il catalogo del SIFEST 08 con un contributo innovativo alla paesaggistica; prendendo spunto dal territorio savignanese, propone su scala locale un'idea nuova, una "ipotesi di paesaggio" che traendo spunto dalle nuove prospettive internazionali dell'ecologia e dell'urbanistica espone con una angolazione inedita un progetto allo stesso tempo artistico e riqualificativo: "Di fronte ai mutamenti di una città che cambia velocemente, che cresce costantemente e si modifica, la memoria è importante, perché una comunità senza memoria è una comunità senza identità di sé. L'importanza di questo progetto all'ora sta proprio nell'aver tracciato una tappa della memoria collettiva della città di Savignano, partendo da un'indagine del paesaggio, che si è rilevata in realtà una ricerca antropologica, sociale, culturale della nostra comunità".
Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra Da Fontana a Yvaral, organizzata e curata da Luca Cesari alla Pinacoteca di Verucchio (27 luglio 28 settembre 2008). E' stata un'occasione per ricordare gli anni dell'arte gestaltica e in particolare i prestigiosi appuntamenti dei "Convegni degli artisti dei critici e degli studiosi d'arte" che si sono svolti a Verucchio negli anni Sessanta. Il volume parte con una retrospettiva che illustra il vivace dibattito sull'arte che accendeva gli animi in quegli anni, riportando documenti fotografici di libri, lettere, fotografie di repertorio, articoli di giornali; segue un'intervista a Gerardo Filiberto Dasi.