"Ho sempre cercato di ottenere emozioni attraverso atmosfere particolari che riflettano angoscia, paura, fobie psicanalitiche", così dice l'autore. Non è la prima volta che Guido Crepax si misura con i grandi capolavori della letteratura, per rielaborare con il suo racconto per immagini ciò che nel testo era affidato alle parole. Ma nella personalissima versione de "Il processo" quest'operazione interpretativa gli riesce con particolare efficacia. Nei disegni di Crepax, la storia kafkiana emerge con un'inquietante forza visiva e con un impatto emotivo che riflette appieno le intenzioni dell'autore.
Gaio Publio Varro, veterano delle legioni africane, al termine di una lunga carriera militare toma nella sua terra natale: la Britannia. È l'anno del Signore 369 quando lascia l'esercito romano e decide di riprendere l'attività che fu dei suoi avi: il fabbro. Anni prima, suo nonno, con il ferro estratto da una pietra "caduta dal cielo", aveva creato armi che si conservano affilate e lucenti come nessun altra. Combattente, politico, uomo di grande fascino, Publio Varro affronta mille vicissitudini, giungendo a prosciugare un intero lago per ritrovare quelle pietre misteriose e forgiare una spada leggendaria: Excalibur. Lui ancora non sa che quella spada segnerà il destino di un suo diretto discendente, il futuro re di tutta la Britannia, Artù.