Oltre le sponde orientali del mar Caspio, se si prosegue verso est, si apre una steppa desertica, arida, apparentemente sconfinata. Si può pensare che quello sia l'infinito. Ma continuando a spingersi verso est quella pista nel deserto, sempre dritta e monotona, a un certo punto, quando meno te lo aspetti, inizia improvvisamente a salire. E quando decide di farlo, lo fa sul serio. E un cambiamento netto, brusco, che non lascia agli occhi il tempo di abituarsi. La pianura polverosa dissolve in fretta in un lontano ricordo. La strada s'inerpica in valli sempre più anguste, attraversa fiumi e scollina passi. Continua a salire. L'aria diventa sempre più blu e leggera. La sabbia arroventata dal sole svanisce, al suo posto appaiono lingue di ghiaccio che scendono da montagne vertiginose. I volti delle persone si fanno scuri, solcati da profonde rughe nere e incorniciati da lunghe barbe bianche. Gli occhi però sono a mandorla perché, anche se non sembra, si è già quasi alle porte dell'Oriente. Dal Tagikistan al Kirghizistan, sulle orme di Marco Polo. Uno zaino in spalla, un visto sul passaporto e nessun piano anticipato. Un viaggio di tappe senza fine su mezzi di fortuna, lungo il confine afgano e poi attraverso i monti del Pamir, inseguendo panorami selvaggi su altipiani a 4000 metri d'altitudine, tra bufere di neve e tazze di tè nelle case di fango o nelle tende nomadi. La strada del Pamir, lunga e sottile, desolata e struggente, accompagnata dal sorriso e dal calore della gente degli "stan".
Percorsi con una chiave di lettura originale e sconosciuta ci guideranno all.interno di un panorama sconfinato. Passeggiate nella storia che ci consegneranno le chiavi interpretative per svelarci l'anima della città eterna. Conoscere e riconoscere, scoprire e ricordare, sognare e percorrere: questi i pilastri portanti dell'esplorazione, questo il senso del viaggio che intraprenderemo. Itinerari tematici che, come in una sceneggiatura teatrale, ad ogni apertura di sipario ci illustreranno un racconto della città ricco di suggestioni permettendo al turista, al ricercatore o al semplice curioso di scoprire, giorno dopo giorno, passeggiata dopo passeggiata, una Roma sconosciuta, insolita e misteriosa. Prefazione di Walter Veltroni.
Antichi monasteri cristiani, misteriosi siti archeologici e ancestrali villaggi sparsi tra montagne maestose e antiche vie che collegano Europa e Asia attraverso vallate fiorite, canyon rocciosi e foreste: questa è l'Armenia leggendaria che ancora oggi si offre al viaggiatore. La ricchezza del patrimonio culturale, storico ed artistico di questo piccolo paese del Caucaso, situato in un territorio naturale spettacolare, ripaga chi è alla ricerca di luoghi intatti, non ancora contaminati dal turismo di massa. Gentilezza, allegria e ospitalità trasformano questo viaggio in un'esperienza unica, che fa lasciare il paese con il sorriso negli occhi e la voglia di tornare. Popolazione originaria della terra dell'Ararat, biblico approdo dell'Arca di Noè, gli armeni hanno forgiato la loro identità nazionale fin dall'antichità con l'emergere di potenti regni e l'adozione del Cristianesimo nel 301 d.C. Crocevia di scambi commerciali sulla Via della Seta e terra di invasione di potenti imperi, l'Armenia ha saputo conservare nei secoli la sua unicità, che preserva nell'attuale processo di sviluppo, iniziato con l'indipendenza dall'ex Unione Sovietica nel 1991. La capitale Yerevan è il simbolo della nuova Repubblica Armena, luogo degli affari e della politica, ma anche di divertimento e svago, attrazioni culturali ed artistiche.
Le "Vie della Sete" sono i sentieri tortuosi percorsi da Ardito Desio durante le scorribande scientifiche che fece, a partire dal 1926, fino al 1940 quando lo scoppio della seconda guerra mondiale gli impedì di continuare le ricerche. Attraversò più volte le aride distese del Sahara a piedi, a dorso di cammello, in camion o in aereo, per cercare, nelle viscere del deserto, le ricchezze naturali nascoste. Questo libro si legge come un romanzo, con la differenza che le avventure che vi sono descritte sono vicende vere, riprese dai suoi diari, che invitano il lettore curioso ed amante delle sensazioni forti a ripercorrerne gli itinerari. Chi viaggia oggi nel deserto libico ritrova i luoghi descritti da Desio, taluni irriconoscibili come le città e i villaggi, altri rimasti immutati nel tempo. Il nome di Ardito Desio viene generalmente legato alla spedizione italiana che ha guidato nel 1954 alla conquista del K2, la vetta più alta del mondo dopo l'Everest. Ma la conquista del K2 è solo una delle numerose imprese importanti della sua vita; un'altra, - più importante soprattutto per gli sviluppi che ha avuto a partire dall'immediato dopoguerra - è la scoperta, nel 1938, del petrolio nel Sahara libico, descritta appunto in questo libro.
Un lungo viaggio di circa 1800 chilometri sulla costa mediterranea alla scoperta degli splendidi siti archeologici di epoca greca e romana nonché delle città, dei villaggi, dei granai disseminati nel nord del paese. Gli itinerari descritti hanno come fulcro Tripoli - la capitale -, Benghazi e Ghadamés. Si snodano quindi tra le strette vie delle medine arabe, nei viali, tra i palazzi e le ex chiese cristiane, tra le case dei villaggi berberi, tra le moschee e i castelli turchi. Un ricco patrimonio storico-culturale che rende la Libia una meta affascinante. La guida è ricca anche di immagini in bianco e nero e a colori, frutto degli scatti di importanti fotografi internazionali.
Dedicata alla Libia del Sud, questa guida illustra itinerari e percorsi che si spingono fino alle pendici del Tibesti. Le oasi di Ghadamès, Ghat, Germa, Sebha, Cufra fanno da campo base per escursioni tra le dune dell'erg di Murzuq e d'Ubari, tra le rocce dell'Acacus e del Mathendusc, tra i laghi della Ramla dei Dauada fino a spingersi nelle sabbie nere del vulcano Waw an Namus. Particolare attenzione è dedicata al passato del Sahara libico con una descrizione dei siti preistorici con le splendide incisioni e pitture rupestri ancora perfettamente conservate. La guida raccoglie numerosi itinerari, molti dei quali corredati di precise cartine e punti GPS; nel testo si intervallano box di approfondimento e curiosità.
Circa 10.000 anni fa, quando il Sahara era una verde savana con laghi e foreste, un popolo di cacciatori-raccoglitori, e più tardi di pastori nomadi, scolpì sulle rocce del Messak e del Tadrart Acacus, alcune misteriose figure antropomorfe, splendide scene di caccia, di pastorizia e di vita quotidiana. Attraverso la loro lettura, l'autrice oggi ci conduce in un appassionante viaggio nella preistoria alla scoperta delle prime civiltà neolitiche del Sahara centrale, mescolando al racconto personale, le osservazioni scientifiche della più avanzata ricerca sul campo. Il libro è ricco di figure, disegni, fotografie a colori e in bianco e nero.