Sono passati oltre quarant'anni dalla pubblicazione della grammatica ebraica "Introduction to Biblical Hebrew" di T.O. Lambdin. L'edizione italiana risponde al bisogno di un vasto pubblico - composto soprattutto da studenti e appassionati di lingua ebraica - desideroso di avere un accesso più agevole a un'opera diventata ormai un classico per lo studio dell'ebraico biblico. Il fatto stesso che l'Introduction abbia conosciuto numerose ristampe e traduzioni, e continui ancora oggi a essere adottata come libro di testo in diverse e qualificate istituzioni, ne testimonia i grande valore. In quanto strumento di base, non si propone di abbracciare ogni possibile questione, ma di offrire un solido fondamento per eventuali passi successivi. I contenuti coprono all’incirca le lezioni di un corso di studio annuale e mirano ad abilitare gli utenti alla lettura e alla comprensione personale dei testi narrativi della Bibbia Ebraica. Le discipline linguistiche insegnano che la condivisione di uno stesso codice è il primo, necessario elemento per un’autentica comunicazione; ebbene, conoscere il codice linguistico dell’ebraico biblico può costituire il primo fondamentale passo per un incontro autentico, e favorire quello scambio comunicativo grazie al quale non solo noi leggiamo la Scrittura, ma in qualche modo anche la Scrittura legge noi, postulando una risposta interpretativa e operativa insieme.
A una lettura continua il Libro di Samuele si mostra come una storia compatta e ben costruita. E tuttavia, già a una seconda lettura appena più scaltra, si percepisce che il racconto non scorre in modo del tutto piano. Se ancora il lettore può accettare che Saul attenti per due volte alla vita di Davide con la sua lancia o che Davide per due volte rifiuti di uccidere Saul, certamente deve interrogarsi quando legge che Davide entra alla corte di Saul come musico e poi come comandante nei ranghi militari, così come deve chiedersi perché Saul, pur rigettato da Dio, continui a regnare su Israele prima di venire rigettato ancora, restando però sul trono fino alla morte. Il fenomeno del racconto "doppiamente raccontato" (M. Sternberg) non è estraneo alla narrativa biblica, tanto che lo si può considerare un espediente letterario consolidato. Nel Libro di Samuele i racconti doppiamente raccontati si fanno notare per il loro numero e per la varietà dei modi in cui la duplicazione viene realizzata. Dal complesso dell'indagine emerge che l'espediente del racconto doppio struttura il Libro di Samuele su due piani distinti, quello della narrazione degli eventi e quello della riflessione sugli eventi stessi. I racconti doppi, concentrati nei nodi più problematici, fanno appello all'attenzione, alla capacità interpretativa e al bagaglio di competenze del lettore, chiamato in causa come parte attiva del processo comunicativo.
Diritto e fede si incontrano nella storia che è, all'un tempo, luogo concreto di verifica del modo in cui la ricerca della regola si confronta con l'aspirazione al conseguimento di un risultato di giustizia, nonché strumento essenziale del disegno redentivo. Poiché Legge e giustizia sono termini relazionali che chiamano in causa la teodicea e gli esseri umani, la svolta decisiva si verifica quando l'evento più illegale, che è la crocifissione di Cristo, diventa il centro della giustificazione e della giustizia divina. Da questo paradossale centro focale, Paolo ripensa la storia della salvezza - dalla creazione all'eschaton - estendendo gli orizzonti della giustizia divina alla predestinazione, l'elezione, la libertà e il destino dell'essere umano. Accennate in altre lettere, le tensioni tra giustizia e Legge sono affrontate soprattutto nella Lettera ai Romani: l'evangelo di Dio in cui Paolo raccoglie le sfide sulla Legge e la giustizia per dipanarle con qualsiasi destinatario.
Questo volume offre una versione riveduta e ampliata degli Atti del Convegno internazionale che si è tenuto presso il Pontificio Istituto Biblico, in onore del grande maestro, il padre Luis Alonso Schökel ricordando i sessanta anni dall'insegnamento (1957) e il ventennio della sua morte (Salamanca, 10 luglio 1998) e della pubblicazione del suo ultimo libro intitolato Simbolos Matrimaniales en la Biblia.
Este libro pretende ser un recurso práctico para los estudiantes que desean avanzar en su conocimiento del griego del Nuevo Testamento, más allá del nivel introductorio. En la discusión de cada tema gramatical, se ofrece una breve explicación seguida por varias citas textuales que ilustran el uso lingüístico examinado. La selección de materiales y la forma de presentación son el fruto de la experiencia del autor en su enseñanza del griego ático y koiné en diversos entornos académicos. Esperamos que cualquier beneficio que puedan obtener aquellos que usen este manual proporcione una confirmación adicional del valor del análisis gramatical preciso y bien informado en la compleja tarea de la exégesis bíblica.
L'indagine cerca di sintetizzare i canoni iconografici delle visioni contenute in Dn 2-6, verificando se essi possano confluire in uno schema immaginifico regolare. In particolare, l'analisi si sofferma su cinque immagini tratte da Dn 2-6: la roccia staccata «senza mani d'uomo» (2,34.45), il quarto uomo apparso nella fornace (3,25), il ceppo incatenato del sogno di Nabucodonosor (4,12.20), la lampada con la scritta nella visione di Baldassàr (5, 24-25) e l'angelo che serra le fauci dei leoni (6,23). Letteratura onirocritica, miti e leggende vicinorientali, testimonianze di pratiche licnomantiche greche e culti pirolatrici persiani, rilievi numismatici, questi e molti altri dati si trovano raccolti in questa ricerca, il cui obiettivo è la ricostruzione di un immaginario finora considerato frammentario, ma che presenterebbe nella sua iconogenesi e nell'evoluzione figurativa evidenti tratti di coesione.
Il presente studio intraprende una lettura narrativa dei racconti del primo libro dei Re riguardanti il regno di Acab (1Re 16,29-22,40). In particolare, viene trattata la peculiare caratterizzazione di questo personaggio. La narrazione biblica, infatti, si sofferma ampiamente su questo sovrano, rivelandone tutta la complessità e drammaticità. Egli è ritratto dalla Bibbia come un re peggiore degli altri sovrani che lo hanno preceduto sul traballante trono d'Israele. La poliedrica figura di Acab è indagata nelle sue molteplici sfaccettature, considerando la particolare attenzione del narratore all'interiorità e alle dinamiche affettive del figlio di Omri. La disamina delle vicende che coinvolgono il re d'Israele apre una finestra sulla problematica legata alla rappresentazione narrativa dei personaggi cattivi in azione, parole e sentimenti. Il testo passa a considerare la tipologia del cattivo nella Bibbia, arricchendo l'indagine su Acab del confronto con gli altri opponenti presenti nel macroracconto, nelle narrazioni delle origini e nella saga dei re d'Israele e di Giuda. Nella narrazione biblica può essere rappresentata ogni cosa, anche i personaggi cattivi, perché Dio si mostra capace di attraversare tutto, incluso il male commesso dagli uomini.
La trilogia - teologia biblica, ermeneutica, esegesi profetica - è la sostanza delle pagine che troverete in questa raccolta ove si presentano itinerari di ricerca nell'orizzonte della letteratura profetica, con particolare attenzione ai risvolti teologici ed ermeneutici. Oltre alla teologia e all'ermeneutica biblica, il capitolo più significativo della sua vita accademica e della sua indagine, resta quello dell'esegesi profetica. Non per nulla i saggi a lui dedicati che compongono questa miscellanea sono all'insegna di un titolo illuminante: "La profezia tra l'uno e l'altro Testamento". Le diverse voci dei suoi alunni, a loro volta divenuti docenti apprezzati, danno sostanza in modo incisivo a questo genere storico-critico e teologico che intreccia Antico e Nuovo Testamento. Rimane viva nelle pagine di Bovati la stessa tensione che reggeva il suo maestro Alonso Schökel: quella di considerare la Parola di Dio non come fredda pietra preziosa ma come seme fecondo, pronto a incarnarsi e quindi a confrontarsi con terreni più diversi. P. Bovati è uno degli hyperétai tou lógou, un intelligente e vigoroso rematore nel mare della Parola di Dio.
Pietro, Paolo e Gesù: vite parallele? Da decenni gli interpreti di Luca-Atti individuano parallelismi tra Pietro e Paolo e tra i due apostoli e il Gesù del terzo vangelo. Tale fenomeno attesta la familiarità di Luca con la synkrisis, tecnica di modellizzazione letteraria finalizzata alla comparazione dei personaggi e consacrata da Plutarco nelle Vite Parallele. Il presente saggio considera le sezioni terminali delle narrazioni relative ai due maggiori personaggi degli Atti - cioè il racconto della liberazione di Pietro dal carcere (12,1-23) e la narrazione del viaggio di Paolo prigioniero verso Roma (27,1-28,16) - ed evidenzia le corrispondenze con l'epilogo delle vicende cristologiche riportate nel terzo vangelo (Lc 22-24). In ragione della propria collocazione, tali testi costituiscono il vertice della suddetta synkrisis, definendone l'estensione e il funzionamento. In un'epoca in cui cominciavano a "piovere" critiche nei confronti del movimento cristiano, Luca ha difeso l'affidabilità dell'Evangelo (cf. Lc 1,4), mostrando non solo che Gesù fu fedele alla religione dei padri e alle Sante Scritture, portandole a compimento, ma che anche i suoi discepoli furono fedeli, con l'insegnamento e con la vita, al loro Maestro (cf. Lc 6,40): sia i testimoni oculari della prima generazione, come Pietro, sia quelli della seconda, come Paolo, figura esemplare per il lettore di ogni tempo.
Il nesso fra la liturgia e l'ultimo libro della Bibbia è un dato ormai diffusamente accolto nell'ambiente degli studi neotestamentari. La presente ricerca muove dall'assunto che l'Apocalisse, chiedendo di essere letta ad alta voce in pubblico (cfr Ap 1,3), trovi la sua fruizione originaria in un'assemblea liturgica cristiana. Un'introduzione raccoglie i diversi e consistenti segni che, considerati alla luce dell'ambiente storico, rivelano questo dato di partenza. L'esegesi di quattro passi, commentati nei loro contesti, mostra la fecondità anche euristica che emerge dall'attenzione alla vocazione originaria dell'opera. Lo studio dell'Apocalisse nel suo ascolto in liturgia cristiana, quando quest'ultima venga compresa con le coordinate che essa pare avere alla sua nascita e comunque in buona parte dell'era patristica, permette di cogliere nel testo una logica interna e un potere trasformante di immeditezza e concretezza particolari. Il libro che chiude la Bibbia, così denso di riferimenti sia agli altri libri della Scrittura sia all'esistenza della comunità che lo ascolti, mira a incarnare nella vita, fin dal suo semplice ascolto, la rivelazione di Gesù Cristo che consegna. Apre così un modo con il quale accostare ed ascoltare anche tutti i libri che nel Canone lo precedono. Non appare allora casuale che tanta iconografia degli edifici ecclesiastici dei primi secoli abbia attinto al suo ricco immaginario.