Dicono i Padri della Chiesa che è teologo solo chi prega. Fare teologia non significa ragionare in modo astratto su Dio, avere idee brillanti per spiegare che cos'è la Santissima Trinità e che cosa c'entra con il mondo e con la vita.
Il teologo, per i Padri, è colui che nella preghiera ha fatto esperienza di Dio e ne è stato trasformato, e che vive cercando di realizzare nella sua limitatezza umana l'immensità dell'amore che gli è stato donato. Per questo motivo il libro di Ernesto Olivero è un libro di teologia: perché parla d'amore.
L'autore è un «teologo» che ha reso vita vissuta e concreta ciò che porta nel cuore, e che ha deciso di raccontarlo, nel modo semplice, scarno ed emozionante, che solo la verità conosce.
Scelte difficili, scommesse che nessun altro avrebbe raccolto, persone dure, storie sconvolgenti: non c'è niente che faccia paura a quest'uomo che prega, forte di una forza non sua.
Dio non guarda l'orologio è il racconto avvincente di un uomo la cui vita è stata cambiata dall'incontro con Dio; è il racconto di cosa succede quando qualcuno risponde all'appello e vive nella pratica quotidiana, mettendosi perennemente in gioco, l'essenza del cristianesimo.
Nota dell'autore: L'autore desidera avvertire che tutti i diritti della vendita del libro saranno messi a disposizione dei poveri che varcano ogni giorno la soglia dell'arsenale della pace. L'autore ha scoperto da tempo che non c'è affare più redditizio
“Sì, Ernesto è un vero e convinto credente nella Provvidenza di Dio, come lo erano Francesco d'Assisi – del quale racconta il cardinal Comastri –, il Cottolengo a suo tempo, don Bosco e tanti altri santi e beati, uomini e donne «laici del quotidiano», come li possiamo chiamare, di cui è ricca la storia della Chiesa di Torino. Quanto sta facendo Ernesto, infatti, non è solo la classica forma di azione sociale basata sul volontariato cattolico e laico che pure caratterizza gran parte delle opere del Sermig, ma è qualcosa di puù, perché contribuisce ad elevare la cultura e la fede insieme all'azione corresponsabile dei giovani ai problemi degli altri e di tutta la comunità cristiana e civile"
Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino