Cosa possono condividere un ebreo e un cristiano? Sapranno entrare in dialogo per compiere la volontà di Dio? Gli autori affermano che questo dialogo è una vera e propria necessità teologica: è possibile, tra credenti, dialogare non malgrado la fede, ma grazie ad essa. In queste pagine Dan Arbib e Jean Duchesne si confrontano pubblicamente non per una diatriba in cui ci sono vincitori e vinti, ma per un esercizio di mutua ammirazione e di riconoscimento reciproco.
La prima traduzione italiana di un classico della spiritualità. Una riflessione sulla vita cristiana e sul senso profondo della santità. L'autore guarda a tutti cristiani nel mondo e rivela come la vocazione del monaco non è altro che la vocazione del battezzato, ma vissuta nella dimensione della massima "urgenza".
Un padre che ha deciso di mettere il vangelo al primo posto, di frequentare la Scrittura per trarne parole che diano direzione alla sua vita. Un pastore da poco in pensione che traccia una sorta di bilancio su ciò che può dire della sua fede, su ciò che attiene all'essenziale, e lo indirizza ai suoi figli ormai lontani dalla chiesa. Commosso nel vederli diventare adulti, Antoine Nouis non vuole prendere la difesa dell'istituzione, ma racconta della scommessa della fedeltà e delle piccole e grandi lotte che essa ha comportato. Questa lettera, pastorale e personale al tempo stesso, traccia un percorso di speranza sulla mappa della vita, punteggiato da intense e vere narrazioni della libertà, dell'amore, della grazia... e della morte.
Al cuore della nostra fede
c’è il dono di un corpo:
“Questo à il mio corpo, offerto per voi”.
“Io penso che il modo migliore per intravedere qualcosa della profondità e della bellezza della sessualità sia meditare sull’ultima cena. Essa ci insegna che cosa significa donare il proprio corpo ad altri. Nel cristianesimo si parla molto di amore, ma a volte sembra che questo amore sia un po’ astratto, avulso dalla realtà. Eppure è necessario amare con quello che siamo, con la nostra sessualità, i desideri, le forti emozioni”.
Noi dobbiamo amare le persone
in modo che esse siano libere
di amare gli altri più di noi.
Timothy Radcliffe (Londra 1945) è entrato fra i domenicani a vent’anni ed è stato maestro generale dell’Ordine dal 1992 al 2001. Ha insegnato a lungo Nuovo Testamento a Oxford, dove ora risiede. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Testimoni del vangelo.
Un classico
per vivere la quaresima
Possiamo riscoprire la quaresima, farne di nuovo una forza spirituale nella realtà della nostra esistenza? È ciò che si propone questo commento alla quaresima ortodossa, divenuto ormai un classico della spiritualità. L’autore si rivolge a qualsiasi cristiano che aspiri a una più profonda comprensione della tradizione liturgica della chiesa e a una partecipazione più cosciente alla sua vita. Ogni anno, la quaresima si offre a noi quale scuola di pentimento e conversione, quale occasione per approfondire la propria fede e riconsiderare la propria vita, fino a cambiarla, nonché come vero e proprio pellegrinaggio alle sorgenti stesse della fede. Ed è “proprio „attraverso le forme e lo spirito della sua liturgia quaresimale che la chiesa ci trasmette il senso di questa stagione unica”.
Alexander Schmemann (1921-1983), presbitero ortodosso, docente di Storia della chiesa all’Institut Saint-„Serge di Parigi e poi di Liturgia al seminario teologico Saint Vladimir di New York, ha contribuito al rinnovamento e alla diffusione del pensiero teologico ortodosso in Europa occidentale e negli Stati Uniti. Presso le nostre edizioni abbiamo già pubblicato L’eucaristia. Sacramento del Regno (2005), e Dov’è, o morte, la tua vittoria? (2007).
La Comunità monastica di Bose, in collaborazione con le chiese ortodosse, ha organizzato il XXVIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa. Questo volume ne presenta gli Atti in tutta la loro ricchezza di contenuti, mettendo in luce i molteplici aspetti dell'insegnamento spirituale di Isacco di Ninive, padre della chiesa siriaca, che continua a toccare il cuore di tanti credenti e a essere ancor oggi una fonte inesauribile di ispirazione per la vita cristiana.
Si è sempre ripetuto che nell'antichità la donna era senza parola. Si denuncia l'oppressione a cui era sottoposta, e lo scarso peso che sempre ha avuto e che ancora la caratterizza nella chiesa oggi. Immergendosi però in un ascolto più attento, in una ricerca più approfondita, si possono scoprire tracce femminili nella chiesa nel corso della storia. Ecco l'intento di questa raccolta, nella quale abbiamo lasciato parlare proprio le donne: monache vissute tra il IV e il VI secolo in diverse regioni di occidente e di oriente. Si tratta a volte di brevi frasi, racconti di semplici gesti, letti collocandoli all'interno del loro contesto e liberandoli dai pregiudizi di cui sono stati caricati: essi sono preziosi frammenti di una sapienza femminile da riscoprire.
La morte del coniuge è una prova dolorosa, esperienza che consegna alla solitudine e alla mancanza di senso. Come attraversare il lutto? In che modo ritrovare ragioni ed entusiasmo per affrontare la vita quotidiana? La fede cristiana ci ricorda che l'amore che ha legato la coppia è espressione dell'alleanza eterna di Dio con gli uomini: la morte non avrà l'ultima parola. Coltivare i valori maturati all'interno del matrimonio e aprirsi a nuovi incontri e relazioni può trasformare la solitudine in occasione di accoglienza, di ascolto e di inedite forme d'amore. "Noi dimoriamo nell'amore" è l'affermazione centrale dell'opera, e solo grazie a un amore che si rinnova instancabilmente la nostra sofferenza potrà divenire sorgente di vita e di gioia.
L’esperienza umana avviene all’interno e grazie alla dimensione della fiducia. Essa ha a che fare con la vita; investe l’ambito dell’esistenza quotidiana; serve a rassicurare, ma non è esente da rischi. La pratica di umanità di Gesù di Nazaret, che possiamo apprendere alla scuola del vangelo, è fonte di insegnamento e di ispirazione per una vita che, volendo umanizzarsi, non può che apprendere e mettere in pratica l’arte della fiducia.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni ha pubblicato tra gli altri Il corpo (2005), Guida alla conoscenza della Bibbia (2009), La fatica della carità (2010).
I padri della chiesa, profondamente radicati nella Scrittura, ci hanno lasciato in eredità un ricco tesoro non solo di testi ma anche di modi, forme, gesti di preghiera . Oggi, soprattutto il cristianesimo occidentale, ha bisogno di riscoprire l'intima unione che deve esistere - nella preghiera come in ogni aspetto della vita cristiana - tra teoria e prassi, tra contemplazione e esercizio pratico. A pregare si impara pregando, e tutto il nostro essere è chiamato a partecipare a quest'opera: la mente, il cuore, ma anche il corpo, lo sguardo, i sensi. L'autore - eremita di grande discernimento spirituale, profondo conoscitore di Evagrio e dei padri del deserto, ma soprattutto uomo di intensa preghiera - ripercorre con sapiente coerenza questa compenetrazione tra ciò che si crede e ciò che si esprime nella pratica della preghiera: una riscoperta affascinante del tesoro prezioso contenuto nei vasi di argilla dei nostri corpi.
In certi momenti sentiamo, nella fede, che esiste in noi un luogo segreto, nel quale la preghiera non si interrompe mai. Dio in esso ci interpella continuamente, e noi in quel luogo sperimentiamo di essere legati a lui. André Louf, abate per oltre trent'anni del Monastero trappista di Mont-des-Cats, è uno dei più autorevoli maestri spirituali del nostro tempo.
Isacco il Siro (VII secolo), uno dei massimi autori spirituali di tutti i tempi, è stato amato e letto ben oltre i confini della sua chiesa di appartenenza, autentico caso di santo ecumenico. Monaco originario del Qatar, quindi vescovo di Ninive presso l'attuale Mosul, e poi ancora monaco, è autore di alcune collezioni di Discorsi, tre delle quali sono giunte sino a noi. La Prima collezione, qui tradotta, ha conosciuto una fama eccezionale fin dall'antichità, come attestano le antiche versioni in tutte le lingue parlate da cristiani, d'Oriente e d'Occidente. Il suo insegnamento semplice e profondo ha affascinato i lettori di ogni tempo e di ogni condizione, semplici monaci e laici o intellettuali della levatura di Dostoevskij.