L’uomo abita il mondo. Abitare è anzitutto abitare se stessi. L’abitare con gli altri, l’etica, è inscindibilmente connessa alla capacità dell’uomo di abitare con sé. Interiorità ed esteriorità sono facce di un’unica medaglia: il limite che le separa va costantemente attraversato.
Conoscere Gesù, uomo della prossimità, implica affrontare la questione del corpo e del toccare come ci viene presentata nei racconti evangelici. Gesù ha guarito, incontrato gli altri toccando il loro corpo; le folle, e le donne in particolare, a loro volta hanno osato toccare Gesù: gesti tutti che rivelano l'estrema libertà di chi tocca e si lascia toccare. Con un'attenzione particolare al testo originale dei vangeli, il volume offre uno studio inedito sul gesto del toccare, presentato attraverso diversi approcci, narrativo, semantico e linguistico. L'incontro con un Gesù incarnato pone ciascuno di noi di fronte alla scelta di vivere la nostra umanità facendo cadere ogni confine grazie al tocco di una mano tesa.
Nessuna identità può esistere a prescindere dalla relazione con l’altro, l’umano è un volto spirituale tessuto dello sguardo di mille altri. L’identità non è un dato assoluto da conservare al sicuro, ma una ricerca, una strada, un esodo e una decisione. In relazione a chi e a cosa possiamo scoprire il mistero della nostra identità vera? I grandi testi della nostra cultura e la rivelazione biblica ci guidano in un viaggio affascinante per passare da un io chiuso in sé al “tutto a tutti” descritto da san Paolo.
Rosanna Virgili (1958), biblista, è laureata in filosofia all’Università di Urbino, in teologia alla Pontificia università lateranense e licenziata in scienze bibliche al Pontificio istituto biblico di Roma. Attualmente è docente di esegesi presso l’Istituto teologico marchigiano (Pontificia università lateranense).
Può il vangelo ispirare la chiesa e la società nel ripensare la donna e la sua originalità? Lo sguardo di Gesù dà visibilità alle donne che incontra, così poco visibili e così fraintese quando le lenti con cui si guarda al mondo sono esclusivamente quelle del punto di vista maschile. Con lucida ed equilibrata analisi, grazie a una profonda conoscenza della Scrittura, nei testi qui raccolti l'autrice illumina la ricchezza di una vocazione cristiana vissuta al femminile, con tutto il suo spessore di esperienza, di conoscenza di Dio e della carne degli esseri umani.
La nostra umanità, la nostra carne, non è mai un ostacolo alla vita spirituale, anzi è al suo servizio. L'umano, che sembra limitarci, non è in opposizione alla nostra ricerca di Dio: è la nostra unica via di santità. Abbracciare e accogliere noi stessi - in questa nostra carne - è la cosa più difficile e più impegnativa. Ma se Dio stesso si è incarnato in un corpo umano, anche noi siamo chiamati a questa incarnazione nel nostro proprio corpo. La carne, che è il nostro essere in pienezza, è il luogo benedetto della nostra vita, già fin d'ora. È chiamata all'eternità e destinata alla gloria.
Quale rapporto c’è tra l’appartenenza cristiana e quel cammino che ci rende maggiormente capaci di umanità? Nel vangelo non vi è un codice religioso, bensì una fede, il cui orientamento di fondo è una prassi umanizzata. L’umanesimo evangelico − che trova la sua più alta espressione nell’amore del prossimo, fino all’amore per il nemico − oltrepassa la semplice prospettiva morale e si basa sul modello di Gesù che nella propria vita ha manifestato l’umanità di Dio: ciò che Gesù ha di eccezionale non è di ordine religioso, ma umano. La salvezza, infatti, è nel cammino di umanizzazione dell’uomo e Gesù ne ha dato l’impulso, insegnandoci a guardare a Dio come al Padre di tutti.
Joseph Moingt (Salbris 1915), gesuita, è considerato uno dei più grandi teologi francesi. Ha insegnato alla Facoltà dei gesuiti di Lyon-Fourvière, all’Institut catholique e al Centre Sèvres di Parigi. Dal 1968 al 1997 ha diretto la rivista Recherches de Science Religieuse. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Gesù è risorto! Storia e annuncio (2010).
La fede nell’uomo sa che cosa c’è nell’uomo di deviante, di temibile. Ma crede che l’essere umano può trovare cammini di sapienza, di amore, di verità. L’essere umano appare di una ricchezza inaudita. Ma in questo mondo così frammentato e “postmoderno” quale fede può ancora sussistere e ricomparire? Non sarà forse la fede nell’uomo? Si tratta infatti degli uomini e delle donne posti di fronte al rischio che la loro umanità si disgreghi. La fede nell’uomo sa abitare ogni avventura umana, sa trasformare ciò che sarebbe bassezza e distruzione in cammino, in movimento verso il capolavoro di scienza e di vita.
Maurice Bellet (1923), presbitero, ha conseguito il dottorato in teologia sotto la direzione di Claude Geffré e si è laureato in filosofia con Paul Ricoeur. È collaboratore della rivista Christus e la sua ricerca si colloca al crocevia di filosofia, teologia e psicanalisi.
In questa stimolante e appassionata sintesi l'autore provoca la nostra civiltà contemporanea invitandola a leggere le radici della sua crisi etica. Contro una morale conformista di sottomissione legale alle norme, che nega la verità personale dell'uomo quale essere di comunione e di amore, l'ethos cristiano scaturisce da un modo di esistenza comunionale a immagine della vita trinitariae annuncia il vangelo della speranza: ciò che Dio vuole dall'uomo non sono né i successi morali individuali né i meriti, ma un grido di fiducia e di amore dalle profondità del nostro abisso.
L’immagine di Dio nell’uomo
non è un dato di fatto legato alla creazione,
ma la vocazione costitutiva dell’alleanza,
è la chiamata a essere a imitazione di Dio:
come lui amanti in piena gratuità,
fedeltà e compassione.
Queste pagine scaturiscono da un’idea originale: la teologia biblica deve essere il grembo entro cui cresce la riflessione teologica, poiché quest’ultima non è nient’altro che interpretazione del linguaggio simbolico della Bibbia. Il linguaggio figurato ha un peso determinante nel parlare biblico su Dio: di Dio si dice che ha occhi e mani, che ha passione e tenerezza. E questo ci conduce a un’immagine di Dio del tutto differente da quella del Dio dei filosofi: un Dio soggetto, invece che un Dio oggetto, un Dio persona, invece che un Dio forza, un Dio per l’uomo, invece che un Dio in sé.